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 2013  luglio 16 Martedì calendario

“INELEGGIBILITA’, QUELLA NORMA NON PUO’ ESSERE IL VANGELO”

Caro direttore, l’ottimo Palombi ha riferito con correttezza la nostra conversazione sul ddl che ho presentato con Zanda, Fedeli e altri 22 senatori del Pd sulle incompatibilità d’affari. Mi ha cortesemente consentito la verifica dei virgolettati che riassumono una lunga e articolata conversazione. L’attacco del servizio e i sommari sono invece intera farina del suo e del vostro sacco. Sta nelle regole del gioco. Ma c’è stata un po’ di manipolazione. Rappresentare come irrilevante sul piano fattuale il ddl è un vostro giudizio. Non è un fatto. Tu sei troppo fine per non capire che il richiamo a non essere troppo utilitaristi in politica è un modo non retorico per dire che le battaglie si fanno anche se il successo non viene il giorno dopo. E così è un vostro giudizio, e ancora una volta non è un fatto, sostenere che il ddl serve solo a depotenziare la linea dell’ineleggibilità sulla base della legge del 1957. Quella linea non è un vangelo. Quella legge si presta a interpretazioni diverse. A mio parere non si espelle dal Parlamento un leader politico sulla base di interpretazioni opinabili. Meglio aggiornare e rafforzare la norma. I fatti separati dalle opinioni, le analisi dalle interviste nelle quali il gioco va fatto ad armi pari. Potrei fermarmi qui. Ma abbiamo radici professionali per certi versi comuni. Entrambi vogliamo un’Italia migliore. E allora consentimi, caro Antonio, di manifestare il timore che vi faccia velo la presunzione di possedere la verità, di essere gli unici difensori della democrazia minacciata dal Caimano e che le vostre ricette siano le sole possibili. Eugenio Scalfari ha avallato il ddl in questione. Anche lui sarebbe un salvatore di Berlusconi? Anche lui sarebbe, come dice Travaglio, un coglione come i senatori del Pd? Non credi che, di questo passo, diventate come i gruppuscoli marxisti-leninisti post ‘68 che vedevano il nemico nel partito e nel sindacato e poi nel gruppuscolo vicino nella supponente convinzione che il capitalismo fosse ormai condannato dalla storia di cui si sentivano gli unici interpreti?
Massimo Mucchetti
Caro Massimo, una volta il grande Ettore Petrolini disse a uno che lo fischiava a teatro: “Io nun ce l’ho co’ te, ma co’ quelli che te stanno vicino e non t’hanno buttato de sotto”. Ecco, molto banalmente (ma i comici possono essere fastidiosi ma non banali, come abbiamo appreso lo scorso 25 febbraio), da cosa ha origine ciò che tu chiami “presunzione di possedere la verità” e che per noi del “Fatto” è semplicemente descrizione di una triste realtà politica. Ce l’abbiamo certamente con Berlusconi (senza per questo sentirci “gli unici difensori della democrazia minacciata”), ma molto di più proviamo rabbia con chi “non l’ha buttato de sotto” e anzi da vent’anni sta facendo di tutto, ma proprio di tutto, per mantenerlo a galla. Parlo dei Ds, parlo del Pd, parlo di quella finta opposizione di cui, scusa la scivolata di stile, ne hanno piene le scatole gli stessi elettori e iscritti in fuga dal Partito democratico. È una storia che parte da lontano: ricorderai, a coniare l’indimenticabile Dalemoni, mostruoso incrocio tra il sire di Arcore e Massimo D’Alema, archetipo dell’opportunismo della finta sinistra, fu Giampaolo Pansa sull’“Espresso” del grande Claudio Rinaldi di cui tu fosti una colonna. Da quel momento in poi i salvataggi del Caimano sono diventati una costante nel partito in cui sei stato eletto senatore: un lungo elenco imbarazzante di favori che non starò qui a ripetere, così incalzante che lo stesso Travaglio fa una certa fatica ad aggiornare. Da qui la nostra sorpresa nell’apprendere del vostro ddl che, di fatto, rappresenta un alibi perfetto per disinnescare la bomba ineleggibilità di B. giacente presso la Giunta delle elezioni del Senato. Tu scrivi che le vostre intenzioni erano altre. L’intervista che hai dato a Palombi aveva lo scopo di chiarirle nel modo più esauriente e nella forma più corretta, e di questo ci dai atto. Quanto alle presunte “manipolazioni” nella titolazione, mi permetto solo un consiglio: evita di aggrapparti alle solite lamentazioni politicanti, non ne hai bisogno.
P.S. Il paragone con i gruppuscoli post 68 proprio non regge. Il “Fatto” è iscritto a un solo partito: quello dell’opinione pubblica di cui hai ampiamente parlato nel tuo libro “Il baco del Corriere”. E da cui ho trascritto queste parole: “Discutere il pro e il contro di un provvedimento, le varie soluzioni di un problema, decidersi a ragion veduta per la soluzione più conveniente era il vero bisogno del cittadino; non quello di sapere se la soluzione era conforme al credo dell’uno o dell’altro partito”. Luigi Einaudi.
(a.p.)