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 2013  luglio 16 Martedì calendario

IL PREFETTO CHE SI GIOCA TUTTO

Ci sono ombre e luci intorno alla figura di Giuseppe Procaccini, il prefetto finito al centro delle cronache per aver ricevuto l’ambasciatore che voleva sollecitare l’arresto del dissidente kazako. È lui il “Dominus del Viminale” che ha il potere di mantenere la sedia di capo di gabinetto del ministro dell’interno dal 2008 ad oggi nonostante siano cambiati tre governi. Ma Procaccini è anche il prefetto che parla al telefono con alcuni indagati dalle procure italiane. Molteplici gli incarichi negli anni, spesso delicati. Era capo della segreteria di Claudio Scajola durante il caso Marco Biagi. Il ministero, allora diretto da Scajola, non riassegnò la scorta al professore universitario, poi assassinato dalle BR nel 2002, nonostante le sue richieste. Giuseppe Procaccini nel 1972 entra come avvocato al Ministero dell’Interno. Approda a Roma, dopo Belluno e Rieti, e dopo un periodo al Ministero del Tesoro diventa componente di numerose Commissioni, accompagnando addirittura a Bruxelles nel 1990 il Ministro del Tesoro di allora Guido Carli alla firma del Trattato di Maastricht. Nel 1995 viene nominato Prefetto e a luglio del 2000, capo della Segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Sono gli anni in cui lavora a stretto contatto con Gianni De Gennaro, allora capo della polizia e con il quale Procaccini stringe un ottimo rapporto. Nel giugno del 2008 viene nominato da Maroni, Capo di Gabinetto del ministro e resta tale anche dopo, sia con il ministro Cancellieri che con Alfano. Il suo nome è anche tra i papabili per il post-Manganelli, in quota ‘degennariani’.
Oltre il curriculum però il nome di Giuseppe Procaccini è finito anche nelle carte di alcune inchieste, nonostante non sia mai stato coinvolto direttamente. Il 28 maggio 2008 ad esempio parla al telefono con l’ex provveditore alle opere pubbliche di Roma, Angelo Balducci. Procaccini: “Tu non mi vuoi bene più (...), come stai?” Balducci: “Insomma” Poi viene intercettato una seconda volta, l’11 novembre 2009. Balducci: “Ho buone notizie. Oggi abbiamo la riunione a Palazzo Chigi(..) quindi, in quella logica. adesso c’è la decisione formale di mettere l’opera così come quelle altre due che ti avevo detto nell’ambito del "Programma 2011.”
Procaccini: “Posso pregarti di dire anche all’On. Gianni Letta(..) io sono in trepida attesa delle sue determinazioni?”
Il prefetto poi finisce anche nelle intercettazioni della Procura di Napoli, che indaga per turbativa d’asta Giovanna Iurato nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza, Cen. La Iurato è nota alle cronache anche per aver riso al telefono, ricordando come si era falsamente commossa all’Aquila. Quando viene a sapere di essere indagata, il 31 maggio 2010, informa proprio Procaccini, che le consiglia: “adesso vattene a casa e ci rifletti”. Ma c’è un’altra donna che stima il prefetto. É Lubiana Restaini, la ‘dama bionda della lega’, blandita dall’inchiesta che ha coinvolto Francesco Belsito, che in un’intervista al Fatto si disse estranea ai traffici dell’ex tesoriere del Carroccio: “Devo tutelarmi con le persone che stimo, una su tutte il prefetto Procaccini.” Sono i tratti di un personaggio che dopo le polemiche preferisce il silenzio. Contattato dal Fatto : “Sono stato sempre trasparente, ora voglio rimanere tranquillo”.