Marco Lillo e Davide Vecchi, il Fatto Quotidiano 16/7/2013, 16 luglio 2013
TUTTI I DUBBI SUL “NO” ALL’ASILO AI PM IL MEMORIALE DI ALMA
La Procura di Roma acquisirà il memoriale di Alma Shalabayeva pubblicato dal Financial Times e poi tradotto in Italia dal Fatto e da altri quotidiani. In quel documento di 18 pagine sono presenti accuse molto gravi nei confronti della Polizia e in particolare di alcuni funzionari addetti all’immigrazione che hanno avuto contatti con Alma Shalabayeva nelle ore in cui si decideva il suo destino. Per esempio la moglie del dissidente (che rimane ricercato in Italia e questa è un’altra stranezza di questa storia) accusa una funzionaria di nome Laura, che effettivamente lavora alla Polizia dell’immigrazione, di averle impedito di presentare richiesta di asilo politico. Non solo. Laura le avrebbe strappato la figlia dalle braccia per obbligarla a seguirla sull’aereo e le avrebbe precedentemente imposto l’affidamento della figlia all’autista ucraino.
LAURA HA GIÀ presentato una relazione scritta ai suoi superiori per smentire le accuse e il procuratore Giuseppe Pignatone dovrà a questo punto effettuare i suoi accertamenti per poi concludere o nel senso della violazione delle norme a presidio del diritto di asilo o nel senso della calunnia contro la funzionaria, tertium non datur.
Anche perché la questione dell’asilo politico è cruciale. Il Financial Times aveva pubblicato a novembre del 2012 un articolo - disponibile su internet - nel quale era scritto che Ablaymov “ha ottenuto asilo in Gran Bretagna”. Eppure nessun prefetto e nessun funzionario della Polizia che ha partecipato all’operazione di rimpatrio della moglie sostiene di avere avuto nozione di questa circostanza fondamentale. Una stranezza che si unisce - secondo la ricostruzione della Polizia - a quella di una signora che, mentre la deportano nelle braccia del nemico giurato della sua famiglia, non si avvale della richiesta di asilo. Di tutto questo si occuperà la relazione del Capo della Polizia Alessandro Pansa che sarà consegnata già oggi al ministro dell’interno Angelino Alfano. Le indiscrezioni della vigilia parlano di un documento senza richieste di provvedimenti verso i funzionari e i prefetti coinvolti: una semplice ricostruzione analitica delle versioni ufficiali. Oggi il comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti, il Copasir, audirà Arturo Esposito, direttore del servizio segreto interno, AISI. La questione centrale da chiarire in questa storia resta quella della mancanza di informazioni sullo status di rifugiato a Londra di Ablyazov e della moglie. Eppure le informazioni disponibili per via diplomatica già all’innesco di questa storia, unite alla lettura dell’articolo del Financial Times disponibile con una semplice ricerca tramite google, avrebbero permesso di capire che non si trattava di un’operazione ordinaria. Agli uomini della Questura sarebbe stato sufficiente leggere la “nota a verbale” inviata il 28 maggio dall’ambasciatore.
“Non è escluso che nella villa in via Casal Palocco 3 Mukhtar Ablyazov convive insieme a sua moglie signora Alma Shalabayeva nata il 15.8.1966”. Nella nota è chiaramente indicato nome, cognome e data di nascita della moglie del dissidente. Questa comunicazione è l’innesco della rendition all’italiana che porterà Alma e sua figlia Adua nelle braccia del presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev, grazie al quale il paese ex sovietico è classificato dall’organizzazione internazionale Freedom House come ‘not free’, non libero.
Dopo gli irrituali incontri dell’ambasciatore kazako con il prefetto Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del ministro dell’interno e poi con Alessandro Valeri, capo della segreteria del Dipartimento Pubblica Sicurezza e con Renato Cortese, capo della squadra mobile, scatta l’operazione che porterà nel pomeriggio gli agenti della Mobile e della Digos a fare un sopralluogo e nella notte il blitz.
NELL’ABITAZIONE gli agenti trovano la moglie di Ablyazov. Lei è spaventata e tenta di nascondere la propria identità: aveva timore fossero emissari del regime di Nazarbayev. E così mostra il passaporto, poi ritenuto falso dalle autorità italiane, con il nome da nubile: Alma Ayan. Ma la data di nascita riportata sul documento è corretta e coincide con la “nota a verbale” inviata dal Kazakistan.
L’ambasciatore era certo della presenza di Ablyazov a Casal Palocco perché informato dagli agenti della società Sira a cui la Gadot information service di Tel Aviv, guidata da Forlit, aveva dato mandato di trovare nel territorio di Roma il dissidente. Incarico affidato il 18 maggio.