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 2013  luglio 15 Lunedì calendario

DAI “BONGOBONGO” AGLI OMOSESSUALI LE MILLE FOLLIE DEL PAPÀ DEL PORCELLUM


L’anello di congiunzione tra il celodurismo e le istituzioni, di cui è vicepresidente al Senato, non è nuovo a boutade e rettifiche precipitose. Ma qualche volta Roberto Calderoli, l’ultimo erede di una dinastia di dentisti bergamaschi - «Se ol to dènt al g’ha el careul, te g’he de ’ndà dai Caldeurel», consigliano a chi ha la carie dalle sue parti - esagera sapendo di esagerare. Il 15 marzo 2006 va in televisione con una maglietta in cui irride Maometto. Gli islamici si arrabbiano e danno l’assalto all’ambasciata italiana di Bengasi. Lui si gioca la poltrona di ministro delle Riforme del governo Berlusconi ma non demorde. L’anno dopo irrora di urina di maiale - animale impuro per il Corano - un terreno nella bergamasca dove sarebbe dovuta sorgere una moschea e lancia la campagna del maiale-day contro i luoghi di culto islamici.

Nel gradimento di Roberto Calderoli, appena sotto i musulmani ci sono gli extracomunitari. Quando va bene li prende di mira chiamandoli «bongo bongo», anche se preferirebbe un fucile vero. Tanto da consigliare all’allora ministro dell’Interno Beppe Pisanu di «sparare sui barconi» per fermare gli sbarchi. Ma alla fine salva nessuno, nemmeno la giornalista televisiva di origine palestinese Rula Jebreal, apostrofata come «quella signora abbronzata...». Ecco, gli stranieri sono uno dei punti forti di questo ex «saggio», secondo la definizione di Silvio Berlusconi che volle chiamarlo per ridisegnare la Costituzione, ottenendo una legge elettorale che successivamente lo stesso autore definì «una porcata», da cui il blasonato nome di «porcellum». Tra gli stranieri, Roberto Calderoli se l’è presa pure con Papa Ratzinger, del quale non amava neanche il nome: «Avrei preferito che si chiamasse Crautus I». Figuriamoci se, non lasciando stare i santi, l’illustre esponente della Lega può fermarsi davanti ad altre categorie: «La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni». Amerebbe pure «castrare chimicamente» pedofili e stupratori, ma da chirurgo maxillo-facciale qual è, sotto sotto gli piacerebbe fare mostra delle sue capacità ambulatoriali: «Però preferirei usare le forbici...».

Autorevoli commentatori sono arrivati a definire il «calderolismo» una variante etilica del leghismo. Ma si capisce che esagerano. L’uomo è colto, sobrio, magari non di parola, con raffinati vezzi letterari. Il suo libro «Mutate mutanda», liberamente ispirato al detto latino «mutatis mutandis», non rimarrà nella storia della letteratura. Ma di sicuro il suo autore non ha fatto sua la traduzione - «cambia ciò che va cambiato» - almeno per quanto riguarda le boutade che colpiscono tutti o quasi. Non Umberto Bossi al quale ha dichiarato infinito amore: «Se mi chiedesse di espellermi dal movimento, mi espellerei». E poi Silvio Berlusconi, che ha sempre difeso a partire da quella volta che Patrizia D’Addario raccontò la vita hot del Cavaliere, arrivando ad alludere che si trattasse di accuse prezzolate: «Non ci si stupisca se una zoccola, mi si passi l’inglesismo, si comporta da zoccola». Perché alla fine «Pota-Pota» è uno fatto così. Un naïf della politica che non nasconde le sue passioni al punto da sposarsi con rito celtico con tanto di calice di sidro e Dio Tarania. E che ricorda ancora con affetto il primo comizio all’osteria Ceresole in Valle Imagna, quando giura che si fece addirittura violenza: «Quella volta dovetti superare anche “l’impeachment” della timidezza». Manco fosse Richard Nixon.