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 2013  luglio 16 Martedì calendario

CASO FROOME. LE 10 DOMANDE CHE TUTTI SI FANNO

Il più forte in salita e quasi il più forte anche a cronometro. Il primo nella classifica generale e il primo anche nella classifica della montagna. A sei tappe dal podio di Parigi, Chris Froome sta dominando il Tour de France. Ma in un mondo – non solo quello del ciclismo, e non solo quello dello sport – che sconfina sempre più spesso con illegalità, illiceità e immoralità, qualche domanda viene spontanea.

1) C’è da fidarsi di Froome?
Sì, fino a prova contraria, come vale in democrazia e libertà. Ha la fedina sportiva pulita: mai coinvolto in casi doping.

2) Puliti anche i suoi team?
Non tutti, ma questo non dipende da lui. Nel 2008, proprio durante il Tour, un suo compagno nella Barloworld, lo spagnolo Moises Duenas, fu trovato positivo all’Epo e arrestato. Dal 2010 Froome fa parte della Sky, che ha fatto del ciclismo pulito la sua missione. A parole e, finora, anche a fatti.

3) Però Froome, nel 2011, ha fatto un bel salto di rendimento. E questo non è sospetto?
Il salto c’è stato. Fino al 2010 non aveva combinato molto. Poi nel 2011 ha vinto una tappa ed è arrivato 2° nella classifica finale della Vuelta. Nel 2012 ha vinto una tappa ed è arrivato 2° al Tour, poi 4° alla Vuelta. Ma lui ha spiegato di essere finalmente guarito da una malattia presa in Africa, la bilharziosi, parassitaria e a volte cronica. Tant’è che ogni settimana si sottopone a esami per controllare la propria salute.

4) L’anno scorso Wiggins, quest’anno Froome. Perché Sky, da due anni, è in testa al Tour?
Sky affronta il ciclismo in maniera più scientifica delle altre squadre. Nulla viene lasciato al caso, neanche il più piccolo dettaglio, quasi in modo maniacale e ossessivo. Per esempio: allenamento personalizzati su tempi e watt; dieta rigorosissima, con l’obiettivo di arrivare a percentuali di grasso minime; blocchi di preparazione in altitudine, per ottimizzare i lavori fisici fino a estremizzare le condizioni; anche lavarsi le mani con l’amuchina prima di ogni pasto; e perfino reidratarsi e reintegrarsi con succo di barbabietole biologiche.

5) Tutto qui?
Non è poco. Anzi, è tantissimo. Spesso i corridori si allenano ancora a ore o a sensazioni, prendono il cappuccino e non rinunciano al vino. E quando piove o fa troppo freddo, non escono in bici. Froome d’inverno si allena a latitudini che gli permettono di non perdere giorni di preparazione. Neppure a Natale si stacca dalla bicicletta.

6) Ma così i corridori non rischiano di andare fuori di testa?
Sì. Infatti c’è chi, alla Sky, resiste poco. Cavendish è passato dalla Sky alla Omega per poter avere una squadra a propria disposizione, e non essere lui a disposizione di qualcun altro. Ma anche perché alla Sky si sentiva un numero e s’intristiva. E oggi pesa 3 chili più di un anno fa. Wiggins, dopo essersi sottoposto ad allenamenti estenuanti e corse stressanti, ma soprattutto dopo essersi costretto a uno stile di vita monacale, non ha più retto. Qualcosa si è spezzato prima nella convinzione, poi nella dedizione. E si è visto.

7) E Froome?
Sembra avere una convinzione e una dedizione formidabili. E una condizione ideale. Fisica e mentale. La sua capacità di sopportazione del dolore fa la differenza. Ha confidato che, sul Ventoux, l’accelerazione con cui ha staccato prima Contador e poi Quintana gli ha richiesto un sacrificio enorme.

8) Già, quell’accelerazione. Non era pazzesca, stupefacente, disumana?
Era speciale, formidabile, unica. Finché una prova contraria non dimostrerà che era pazzesca, stupefacente, disumana.

9) A proposito: i controlli antidoping?
Quelli in corsa contano poco, sono più efficaci quelli fuori corsa, effettuati quando il corridore non se li aspetta. Froome è uno dei corridori più controllati. I risultati dei controlli al Tour saranno resi noti prima e dopo che il Tour finisca.

10) L’antidoping è serio?
Speriamo di sì.