Emanuela Audisio, la Repubblica 16/7/2013, 16 luglio 2013
L’ISOLA DEL MISTERO
La fabbrica della velocità perde pezzi. La Giamaica è in crisi: dirty track. Corsie sporche, anzi avariate. Non produce più i cento metri ad alta densità più veloci del mondo. Stavolta non sono più buoni e puliti, ma fallati. Il Jamaican Gold è oro falso? I fratelli caraibici dello sprint ora sono più che sospetti. C’è una foto bellissima: Bolt che in staffetta passa il testimone a Powell e gli grida «Go, Go», quasi spingendolo verso il record. Ora dopo la positività di Powell in molti si chiedono: in quel passaggio c’è anche un’eredità, una contaminazione, uno scambio di doping?
Meglio dirlo subito: la Giamaica è piccola, nemmeno 3 milioni di persone, ma Bolt e Powell appartengono a due club diversi, si allenano in posti diversi e hanno coach diversi. Sono separati in casa. Un po’ come Coppi e Bartali. Asafa Powell, 31 anni, è con il gruppo di Stephen Francis alla Jamaica’s University of Technology (Utec), sulle colline sopra Kingston, ma spesso anche in Italia, prima a Roma, ora a Lignano Sabbiadoro nel periodo del tour europeo. Francis, laureato all’università del Michigan, nel ’99 ha fondato il team Maximizing Velocity and Power (MVP) e allena molti talenti e campioni: Powell, Carter, Shelly Ann-Fraser, prima giamaicana a vincere l’oro nei cento metri olimpici, Sherone Simpson, Shericka Williams. Ma c’è anche una corrente di transfughi: tra i più famosi, Michael Frater, argento mondiale 2005 nei 100 e Melanie Walker, oro olimpico a Pechino nei 400 metri ostacoli, si sono i sono trasferiti dal nemico, al Racers Track Club di Glen Mills e soprattutto del dio Bolt.
Tra i due club ci sono invidie e accuse, non si amano, né lo nascondono. La rivalità fa il resto. Il sole, i soldi, l’attenzione vanno dalla parte dove sfreccia Bolt, sulla pista dell’università di West Indies a Kingston, molto vicina all’aeroporto. Il Racers Track Club passa come il gruppo dell’eccellenza dello sprint, anche il principe Harry è andato lì a far finta di correre con Bolt per una fotografia che ha fatto il giro del mondo. Coach Mills è un tipo sornione, dalla circonferenza larga, allena Bolt dal 2004, ma anche il suo giovane rivale Yohan Blake. E’ bravo nel gestire la conflittualità: incita quando serve, ma calma anche. Scordatevi la fratellanza. Lo sprint in Giamaica è questione di stato. Gli allenamenti di Bolt sono segreti, vietato filmare o fotografare, senza permesso, se fate i furbi arrivano le guardie del corpo. Usain si allena all’alba, dopo fa troppo caldo. Blake ha un altro programma. I due lavorano insieme solo per gli appuntamenti mondiali, per provare i cambi in staffetta, visto che Mills è anche coach della nazionale. La concorrenza nel club non manca, tra gli squali anche Warren Weir e Bailey-Cole.
Poi c’è il gruppo degli espatriati, quelli che hanno scelto l’America, Florida e dintorni. La grande signora dello sprint giamaicana, Veronica Campbell Brown, appena fermata per un diuretico, è nel gruppo con il connazionale Nick Ashmeade, di cui faceva parte anche Steve Mullings, oro con Bolt ai mondiali di Berlino nella staffetta, e squalificato a vita per averci provato due volte (steroidi). E con chi si allena il gruppo? Con il coach americano Brauman che segue anche Tyson Gay, nei guai per doping. Più che un’internazionale dello sprint, una confraternita di sospettati. Non è la prima volta che la Giamaica cade nei controlli. Shelly-Ann Fraser nel 2010 a Shanghai risultò positiva a un antidolorifico. Si giustificò con il mal di denti, coach Francis le aveva passato il prodotto. Prese sei mesi di squalifica. Nel 2009 prima dei mondiali di Berlino 5 atleti giamaicani vennero sospesi. Ann Brooks, Blake, Anderson, Spence e Fothergill risultarono positivi ad uno stimolante. Due sprinter erano di Mills.
A un mese dai mondiali di Mosca ci si chiede: che cento metri saranno? Credibili o incredibili? La Giamaica doveva esibire i suoi gioielli, i pezzi forti che la rendono leader of the world. Ora copre le sue vergogne. A questo punto squalificato Gay (9”75), il più veloce quest’anno, assente Blake (infortunio), fuori Powell (9”88), che non si era nemmeno qualificato, in dubbio il giamaicano Nesta Carter (9”87), il tempo stagionale migliore di chi è? Non di Bolt, attualmente con il freno a mano (9”94). Ma di Justin Gatlin (9”89), americano, 31 anni, squalificato per 8 anni (poi ridotti a 4) per steroidi. Sì a volte ritornano, anzi le vene marce proprio non se ne vanno via.