Giacomo Valtolina, Corriere della Sera 16/07/2013, 16 luglio 2013
«IL PRESIDENTE KAZAKO E’ STATO A CASA MIA MA IL CAVALIERE NON C’ERA» —
«Macché “grande amico” di Berlusconi... Il Cavaliere al massimo mi concede un saluto». Ezio Maria Simonelli, 55 anni, precisa i rapporti con l’ex premier immediatamente, a inizio telefonata. Commercialista, revisore della Lega Calcio, presidente dei collegi sindacali di numerose aziende italiane (Mediolanum, Meridiana, Sea), collaboratore a chiamata con altre importanti imprese (tra cui Fininvest) e pure console onorario canadese a Milano. Adesso è finito nel vortice dell’affaire Shalabayeva — la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov espulsa dall’Italia lo scorso maggio con la figlia Alua — in un pasticcio che sta travolgendo i vertici del Viminale.
Simonelli: è vero o no che il presidente kazako Nursultan Nazarbaev è stato a casa sua, in Sardegna, dove sarebbe stato raggiunto da Berlusconi in elicottero?
«Non c’è stato alcun elicottero, le assicuro: non avrebbe avuto neppure lo spazio per atterrare. E tanto meno una visita del Cavaliere, con cui non ho tutta la confidenza che mi attribuiscono. Certo, sarei grato a Berlusconi della sua amicizia, ma non mi ha chiesto affatto di ospitare il presidente kazako a Punta Aldia (qualche chilometro sulla costa a sud di Olbia, ndr)».
E come ci è finito, dunque, Nazarbaev a casa sua?
«Tramite un’agenzia di San Teodoro (paese poco distante, ndr). Speravamo potesse tornare negli anni, invece se n’è andato via prima del tempo».
Intende dire che si è messo in contatto con lei come un turista qualsiasi?
«Sì, è stato merito dell’agenzia che cura l’affitto della casa. Di solito vengono i russi. Ma quello che conta è che sono state scritte cose non vere, mi sono sentito violentato. Ho due figlie, ho sempre lavorato sotto traccia, senza clamore. E invece ora basterà un attimo alla gente per immaginare un cinema».
Cosa intende?
«Dietrologie. Innanzitutto, è impossibile che Nazarbaev sia arrivato il 2 luglio così come è infondata la teoria di un incontro con Berlusconi il 6 luglio. E lo sa perché?»
No.
«Poiché fino al 7 di luglio, a casa mia, c’ero io. Con due coppie di amici. E Nazarbaev è arrivato il giorno dopo per rimanere fino al venerdì quando, vista la situazione, gli è stato consigliato di andarsene. Una bella perdita per me: doveva restare fino ad agosto...».
Suvvia, anche bel ritorno pubblicitario per la casa...
«Forse avrà acquisito un’allure prestigiosa, ma no, per ora al massimo verranno i curiosi come se fossimo a Garlasco».
Lei comunque ha un rapporto professionale con Berlusconi.
«Mica solo con lui. Sono un professionista che crede di fare le cose seriamente, e i risultati lo dimostrano: ho collaborato con tutti i più grandi gruppi italiani, da Telecom alla Rai (da 15 anni). Tra i miei clienti c’è anche Massimo Moratti, tanto per rimanere in ambito calcistico».
E la Fininvest?
«È un’azienda come altre. Guardi, conterà circa il 2% sul totale del mio fatturato».
Qualcuno ha pensato che la sua proprietà fosse del presidente di GE Transportation, Lorenzo Simonelli.
«Non ho nessun legame di parentela. La casa è mia, ci dev’essere stato un malinteso».
E così se n’è andato anche il panfilo della repubblica post-sovietica ormeggiato a 80 metri dalla costa?
«Sì, Nazarbaev voleva avere un pied-à-terre. In un luogo tranquillo da cui si gode una delle più belle viste della Sardegna. Qui è perfetto per famiglie e i bambini piccoli. E lui ne ha due».
Non l’avrà scelta solo per questo?
«No anche per la riservatezza, che non c’è stata. Ma se fosse stato tutto organizzato avremmo evitato di pagare la commissione all’agenzia, non crede?».
Giacomo Valtolina