Deborah Ameri, Il Messaggero 16/7/2013, 16 luglio 2013
IL GHIACCIO PERDUTO DEI POLI
Si sciolgono in fretta, troppo in fretta. Molto più velocemente di quanto fosse stato previsto e di quanto si pensasse. Secondo una nuova misurazione le due calotte polari perdono ogni anno 300 miliardi di tonnellate di ghiacci, che vanno a ingrandire oceani e mari alzandone il livello globale.
È l’ennesimo grido d’allarme degli scienziati del clima. Quando hanno ricevuto i risultati definitivi raccolti dai satelliti gemelli Gravity recovery and climate experiment (Grace), sono saltati sulla sedia. Dal 2002 questi satelliti misurano le fluttuazioni della gravità della terra e hanno evidenziato che negli ultimi anni l’accelerazione dello scioglimento dei ghiacci è diventata preoccupante. «Di sicuro la velocità sta aumentando, negli ultimi anni è raddoppiata e ogni anno perdiamo sempre più ghiaccio sia dalla Groenlandia che dall’Antartide», ha commentato sull’Independent Bert Wouters del centro di glaciologia dell’università di Bristol in Gran Bretagna.
Ma questa improvvisa accelerazione è dovuta al famigerato global warming, causato dall’uomo? Troppo presto per dirlo. Le cause del disfacimento dei ghiacci sono anche altre: le variazioni climatiche dovute al cambio delle correnti oceaniche e le oscillazioni del sistema climatico dell’oceano nord Atlantico, che di solito hanno fasi di dieci anni ciascuna.
LE MISURAZIONI
Il periodo di misurazione effettuato dai Grace è dunque insufficiente per predire quale impatto la perdita delle calotte ghiacciate avrà sul livello del mare. Anche perché nel lungo periodo la formazione di nuove masse ghiacciate potrebbe compensare in parte le diminuzioni.
«Per poter fornire una stima affidabile e stabilire con certezza un legame tra riscaldamento terrestre e scioglimento dei ghiacci ci vorrà ancora qualche anno nel caso dell’Antartide e almeno dieci anni per la Groenlandia», ha ammesso il professor Wouters, che tra l’altro è l’autore dello studio sui risultati raccolti dai Grace pubblicato su Nature Geoscience.
Insieme le due calotte polari corrispondono al 99,5% dei ghiacci della terra e se dovessero dissolversi completamente (un evento che si verificherebbe in diverse centinaia di anni) contribuirebbero a un innalzamento de livello dei mari di 63 centimetri. Metà della terra ferma si ritroverebbe sott’acqua. Ma questi sono scenari apocalittici buoni per Hollywood. Nella realtà è finora stato molto complicato calcolare l’impatto dei ghiacci sul livello degli oceani. È questa la grande sfida per i climatologi. Una stima pubblicata all’inizio dell’anno parla di un sollevamento dei mari tra i 3,5 e i 36,8 centimetri entro il 2100. Una forchetta molto abbondante.
L’ACCELERAZIONE
Alla fine del 2012 un team di esperti sostenuti dalla Nasa e dall’Agenzia spaziale europea ha prodotto il più vasto studio mai portato a termine sui ghiacci, combinando tutti i dati disponibili provenienti da dieci diversi satelliti, compreso Grace. E rispetto alle previsioni degli anni Novanta l’accelerazione con la quale i ghiacci diventano acqua è aumentata di tre volte. Significa che oggi il livello degli oceani si alza di circa un millimetro all’anno. Ma il trend prevede un incremento di 3,2 millimetri. Dal 1992 l’aumento complessivo è stato di 11 millimetri. Due terzi dei ghiacci perduti appartengono alla Groenlandia, il resto all’Antartide.
I dati presentati dai climatologi sono a volte contradditori, eppure tutti supportati da prove scientifiche. Lo studio «Ice 2 Sea», finanziato dall’Unione Europea e costato 10 milioni di euro, sostiene che la conseguenza più immediata di oceani più profondi sarà una minaccia concreta alle nostre città. Tra un secolo Londra, Venezia, Los Angeles e Amsterdam potrebbero essere sommerse da frequenti inondazioni. A causa della dissoluzione dei ghiacci il livello del Mediterraneo, per esempio, aumenterà tra i 20 e i 30 centimetri nei prossimi 100 anni. E a questi andranno aggiunti 25 centimetri dovuti al riscaldamento dell’acqua che fa espandere le masse oceaniche.