Marco Ferrante, Il Messaggero 16/7/2013, 16 luglio 2013
MINISTRI E SOCIAL: LETTA IN TESTA SU TWITTER, ALFANO SU FACEBOOK
A due mesi e mezzo dall’insediamento del nuovo governo, l’osservatorio Webpolitics fa il punto sulla reputazione online dei ministri. L’indicatore dà la misura di come si ripartisce il peso della popolarità (anche in negativo qualche volta) tra le donne e gli uomini dell’esecutivo. Ovviamente il riflesso web più consistente spetta al presidente del Consiglio. Su un campione di 65.000 fonti, tra il 9 giugno e il 9 luglio, su 100 titoli dell’informazione online che nominano un ministro, 45,5% riguardano Enrico Letta. Segue Cécile Kyenge 10,9%, Emma Bonino 10,5%, Josefa Idem 8,8% e Angelino Alfano 5,4%. “Kyenge e Idem – spiega Andrea Barchiesi a.d. di Reputation Manager che ha svolto l’indagine commissionata da Adn-Kronos – hanno vissuto sul web una maggiore esposizione dovuta per la prima alle polemiche sul razzismo (anche pre-Calderoli), per la seconda al caso che l’ha portata alle dimissioni”. Tra le menzioni rilevanti, cioè i titoli, il sesto ministro più in vista è stata Nunzia De Girolamo, molto efficace in questa fase nell’azione di rimetter mano alla visibilità del ministero dell’Agricoltura.
LE MENZIONI
Vediamo le menzioni totali (conteggiano il totale degli articoli in cui un ministro viene nominato nel testo). Ogni 100 articoli analizzati, 28,6 citano il presidente del Consiglio, 16,3 Angelino Alfano, 8,3 Emma Bonino, 5,3 Kyenge, 4,5 Dario Franceschini, 3,7 Maurizio Lupi.
Sui social network, la bipolarità Letta-Alfano, i due uomini più rappresentativi dei due partiti principali della coalizione, si riequilibra. Su Twitter Letta è in testa con oltre 150.000 followers, mentre Alfano ne ha circa 115.000. Le reazioni ai tweet di Letta sono in media 120 (tra retweet, risposte, citazioni), Alfano si ferma a 15. Su Facebook c’è il sorpasso. Il ministro dell’Interno e vicepresidente del consiglio ha oltre 110.000 fan, mentre Letta è intorno a quota 22.000. Alfano per ogni post riceve 1040 reazioni medie. Letta, 305. Gli altri ministri sono molto indietro. Solo Bonino supera i 30.000 fan Facebook e Franceschini i 100.000 followers Twitter.
Due questioni interessanti. La prima: alla rilevazione chiusa il 9 luglio sfuggono due casi che hanno infiammato il web. Il caso Kyenge-Caldaroli e il caso Kazakistan con ripercussioni mediatiche su Letta, Alfano e Bonino. “Va anche detto – spiega Barchiesi – che mentre la vicenda kazaka ha una sua complessità registrata soprattutto ai piani alti di Twitter, il caso Kyenge ha un impatto immediato sulla webreputation dei protagonisti. In poche ore Kyenge ha avuto un incremento di followers del 7% circa. Ora bisogna aspettare che la curva raggiunga il suo apice, anche perché il caso Kyenge ha avuto un’immediata eco sui siti internazionali”.
C’è una seconda questione che può aiutare a valutare meglio questi dati. Sono dati quantitativi che servono a dare un’idea della popolarità e del rumore di fondo. Ma non è detto che la percezione del web corrisponda alle responsabilità o al potere reale dei singoli ministri: per esempio Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia, è sotto i 1.000 followers Twitter.
Del resto, la web-popolarità degli uomini di governo, a partire dal presidente e dal vicepresidente del Consiglio è abbastanza lontana da quella degli uomini che l’opinione pubblica considera i leader dei rispettivi schieramenti. Vediamo: Beppe Grillo continua a essere il più seguito su Twitter con oltre 1,2 milioni di followers. Secondo Matteo Renzi con 590.000 circa. Enrico Letta – che a gennaio 2013 non era stato incluso nella classifica dei leader rilevati da Reputation Manager – sta beneficiando della sua esposizione. Da febbraio a oggi ha avuto un incremento del 418% dei followers e registrato la più alta capacità di amplificazione delle cose che dice: 174 contro 130 di Matteo Renzi. Ma in termini assoluti è ancora indietro.
Su Facebook la classifica di popolarità vede primo Grillo con 1,3 milioni di fan, seguito da Vendola con oltre 550.000, terzo Berlusconi con 515.000, quarto Renzi, 434.000.