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 2013  luglio 15 Lunedì calendario

IL SUICIDIO UCCIDE PIU’ DEI SOLDATI DEI TALEBANI

Il luogotenente Dan Collins era ritornato dall’Afghanistan nel 2009 dopo essere sopravvissuto a due attacchi mortali nella provin­cia di Hellmand dov’era distacca­to. Al ritorno a casa gli era stata dia­gnosticata una grave sindrome post-traumatica e aveva subito die­ci mesi di cure intermittenti, ma poi era stato dichiarato guarito e pron­to a tornare in servizio. Ha scelto di farla finita la vigilia dell’ultimo dell’anno del 2011. Quando si è impic­cato aveva 29 anni. La sua è una del­le tante storie che il settimanale d’inchiesta della Bbc racconterà questa sera in una puntata dedica­ta ai soldati inglesi tornati dall’Afghanistan che si sono suicidati.
Secondo i dati raccolti dalla Bbc il loro numero nel 2012 ha superato quello dei soldati morti combatten­do contro i Talebani. Sono infatti 21 i soldati in servizio che si sono tolti la vita che si aggiungono ai 29 vete­rani suicidatisi. Gli uomini decedu­ti in Afghanistan sono 44, di cui 40 morti in azione. In fondo, dicono al­cune delle loro mamme, sono tutti e quanti vittime di guerra. La Bbc ha ottenuto i dati sui 21 soldati suicidi dopo aver presentato una richiesta al Ministero della Difesa. Sugli altri 29 veterani ha invece investigato in modo indipendente perché il gover­no britannico, cosí come quello americano non tiene il conto del nu­mero dei suicidi tra gli ex soldati. Cosí è più facile spiegare che la per­centuale di suicidi dovuti a disordi­ne post-traumatico è piú bassa tra i soldati che tra i civili.
Eppure è un dato oggettivo, forni­to dallo stesso ministero, che il nu­mero è più che raddoppiato in que­sti ultimi tre anni e di questo il Go­verno britannico è chiamato a te­ner conto. Lo affermano i parenti degli sfortunati militari, ma lo so­stengono anche gli esperti medici e alcuni ex membri delle Forze Arma­te. La psicologa Claudia Herbert ha spiegato che la sindrome da stress post-traumatico è la «risposta natu­rale del corpo ad eventi come la guerra», ma non conduce automati­camente al suicidio se viene moni­torato in maniera attenta. Nessuno può sapere quanti dei soldati che si sono tolti la vita nel 2012 soffrivano ancora di questa sindrome perché le cause di un suicidio sono molto complesse.
«La realtà suggerisce però che esi­ste più di un problema che il nostro governo e il ministero della Difesa devono cominciare ad ammettere e ad affrontare» ha dichiarato il Co­lonnello Stuart Tootal, un ex co­mandante dei Parà.
Alla Bbc il ministero ha risposto di non essere pronto a discutere dei singoli casi di suicidio ma ha stan­ziato 7 milioni e mezzo di sterline per garantire un più ampio programma di supporto psicologico per chiunque ne abbia bisogno. Dal 2001 sono 134.748 i soldati man­dati in Afghanistan. I nomi dei sol­dati morti in ogni conflitto dalla Se­conda Guerra Mondiale in poi sono iscritti sul muro del National Me­morial Arboretum nello Staffor­dshire, compresi quelli dei soldati che si sono uccisi in Afghanistan.
Soltanto quelli dei militari suici­datisi una volta tornati in patria non sono ammessi. Così quello del soldato Collins su quel muro non c’è. Eppure lui, quando si è impicca­to sulle colline dietro casa, si senti­va ancora in guerra.