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 2013  luglio 15 Lunedì calendario

«ROBERTO INDIFENDIBILE, COME IL MINISTRO»

Gianna Gancia, presidente della Provincia di Cuneo e della Lega Nord del Piemonte, fede­lissima al Carroccio da quando aveva le trecce lunghe e da 13 anni compagna di Roberto Cal­deroli, del quale ammirò grinta e parlantina fin dalla prima vol­ta che lo vide sul palco durante un comizio. Dopo l’infelice bat­tuta sul ministro Cecile Kyen­ge, non tenta neppure di difen­dere il suo uomo. Fare il contra­rio sarebbe missione impossi­bile, anche per lei, donna di Langa che non ha mai avuto ti­more a navigare controcorren­te, nella vita come nella profes­sione.
Presidente, questa volta Cal­deroli è indifendibile. «Sono state parole oltre al limi­te, per cui Roberto ha fatto bene a porgere le sue scuse ma nessu­no sconto va fatto a scelte politi­che assurde e pericolose come quelle del ministro all’Immigra­zione».
Sconto politico, appunto, qui si va oltre e si cade nel razzismo.
«Non esageriamo. Prima di giu­dicare bisogna conoscere il for­te legame di appartenenza al movimento, che è qualcosa di empatico. Roberto ha dato la vi­ta per un ideale e quando si è in mezzo alla propria tribù, a volte hanno il sopravvento gli istinti meno nobili che albergano in ciascuno di noi. La Lega ha di­mostrato, al di là delle parole, di credere nella fratellanza reale e mai sbandierata come fanno al­cuni quando parlano di solida­rietà. Ribadisco che quella fra­se sul ministro all’Immigrazi­o­ne Kyenge non andava detta ma resto ferma nella posizione poli­tica della Lega contro la piega che sta prendendo questo go­verno su un’accoglienza facile che non condividiamo».
Calderoli come Borghezio?
Avete criticato l’eurodeputa­to per le sue uscire sul mini­stro Kyenge, perché questa volta è diverso? «Nessuno della Lega ha criticato Roberto, anzi. Ci sono state paro­le di sostegno e solidarietà, un motivo ci sarà. Evidentemente il contesto e la finalità della frase detta da Calderoli dal palco du­rante un comizio, hanno un si­gnificato diverso rispetto alla battuta di Borghezio. Lui per pri­mo si è scusato invitando il mini­stro a Bergamo».
A Treviglio, i militanti presen­ti al comizio non si sono scandalizzati.
«Mi pare proprio di no. Le sue parole, per quanto dure ed ec­cessive, hanno comunque fatto emergere un disagio reale. Pro­mettere la cittadinanza facile è da irresponsabili e non tiene conto neppure del periodo di crisi che l’Italia sta vivendo. Ci sono anche molti italiani che devono andare all’estero se vo­gliono lavorare e in questo mo­mento economico particolare, è a loro che va il mio pensiero. Stiamo parlando di vite umane e non di una battuta, per quan­do inappropriata possa esse­re».
Come donna si sente offesa?
«No, la frase era rivolta all’espo­nente politico, non alla donna. Personalmente sono abituata a subire critiche assai più pesanti ma ci passo sopra. Non si può fare di ogni parola un caso, a meno che non si voglia creare un capro espiatorio per dimenticare altri fatti più gravi».
Se una frase simile l’avesse pronunciata un esponente politico di sinistra, come avreb­be reagito? «Non avrei reagito. Spesso, perso­ne anche di una certa intelligen­za e cultura, rivolgano alle donne in politica complimenti poco edi­ficanti».
Che Calderoli se le vada a cer­care è indubbio: la maglietta contro Maometto gli costò il posto da ministro «Basta parlare di queste cose...».