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 2013  luglio 13 Sabato calendario

I FRANCESI HANNO SALVATO E FATTO CRESCERE LA MIA AZIENDA


Lvmh che compra Loro Piana è un «piccolo miracolo in un disastro economico, in un’Italia dove nessuno vuole investire». «E per fortuna ci sono ancora dei privati che credono in noi, perché non si fanno acquisti di questo genere se non si ha fiducia che l’Italia cambierà dal punto di vista giuridico, politico e di burocrazia. La verità è che quando ci sono aziende, vive da generazioni e acquistate a prezzi fuori mercato, vuol dire che dietro c’è molto di buono». Parola di Luigino Rossi, l’imprenditore veneto della scarpa alto di gamma della Riviera del Brenta, che negli anni ’60 ebbe la grande intuizione di produrre calzature di lusso per i grandi stilisti francesi, da Chistian Dior a Yves Saint Laurent. Nel 2001 i francesi di Lvmh sono entrati con una quota minoranza nel capitale della sua azienda, la Rossimoda, prendendone man mano il controllo. «Penso che queste operazioni siano un esempio per tutti quegli imprenditori che vogliono creare valore per la loro impresa. Io ho avuto fortuna: Lvmh è un grande gruppo mondiale con doti di creatività, arte, professionalità. Non sono distruttivi e d’altro canto sarebbero pazzi a investire tutti quei soldi senza poi rilanciare. Quindi bisogna leggere queste operazioni con intelligenza e capire che sono un segnale positivo».

Nessun allarme, dunque. L’Italia non è una colonia francese. «Chi dice così non ha mai fatto l’imprenditore e non sa cosa vuol dire avere un’azienda e doverla cedere per non chiudere, avendo alle spalle centinaia di dipendenti – continua -. Con Rossimoda e le quattro società satellite ne avevo 480 di persone. Oggi posso dire che il lusso paga. Ma è sbagliato solo vendere a fondi comuni che fanno speculazione».

Ma perché ha venduto? «Mio padre partì con un banchetto e tre operai – racconta -. Con fatica ed esperienza sono arrivato a creare un’industria vera. Ma dopo 50 anni non avevo nessuna possibilità di passare la mano. Ho tentato con mio figlio ma lui ha preferito l’informatica. Quindi: o morivo per conto mio o vendevo». La scelta è stata di alienare lentamente. «Per due anni ho tenuto il 60% del controllo e loro non hanno cambiato nulla – precisa -. Ero diffidente e volevo capire come avrebbero agito».

Sei mesi prima di firmare è nata una “due diligence” per lo scambio delle informazioni. «Hanno controllato tutto, anche i chiodini dello stock: un check up completo. E’ così che ho capito che volevano essere sicuri di quello che compravano per investire. Cercando anche la continuità: hanno salvato tutto quello che c’era di buono».

I tecnici in Rossimoda sono ancora tutti italiani. Il Gruppo Lvmh ha mandato in Riviera per anni i propri dirigenti per sperimentare forme di organizzazione interna e marketing che «pian piano sono state cambiate». «Non ne condividevo i modi all’inizio, poi sono entrato nel loro meccanismo commerciale-retail e sono formidabili. Ti lasciano una quota perché gli devi insegnare il mestiere. Per noi imprenditori il vantaggio è duplice: economico, perché ci pagano, e poi salviamo azienda e occupazione». E loro? «Spesso triplicano il fatturato in pochi anni – aggiunge -. Guardate Fendi cosa fattura oggi e cosa faceva prima. Anche se loro non guardano i profitti all’inizio, perché sono interessati solo a investire».

Oggi Rossimoda conta 330 addetti nella sede centrale e altri 150 nelle società satelliti. Nel 2012 ha chiuso con 76 milioni di fatturato e «non è facile con le evoluzioni che ci sono state sulle licenze» precisa Rossi che tre anni fa ha liquidato ogni partecipazione. E’ rimasto nel Cda fino al 30 giugno, ma all’ultima assemblea ha chiesto di uscire. «Ho un contratto di consulenza e sono presidente onorario. Sono soddisfatto perché ho tenuto insieme un distretto di élite» chiosa.

In Riviera del Brenta, nel frattempo, Lvmh ha aperto la sua Manufacture de Souliers. Ha acquistato un terreno e assunto la manodopera che veniva da 4-5 piccole fabbriche che stavano chiudendo e che ha rilevato, liquidandole per evitare il fallimento. Oggi contano 350 persone, come Rossimoda, e danno lavoro ai terzisti della zona. Ma una domanda resta: perché in Italia non esistono gruppi così? «Magari ci fossero qui gruppi finanziari intelligenti che anziché giocare con i derivati investissero in aziende» chiude.