Antonio Gnoli, la Repubblica 15/7/2013, 15 luglio 2013
POCHI SECONDI CHE VALGONO UNA VITA
Di solito coloro che con sdegno commentano l’ingiustizia editoriale di chi si è visto rifiutare il proprio romanzo, spesso dimenticano le circostanze in cui vengono espressi certi no. Voglio dire che il talento narrativo può prescindere dallo spirito del tempo da cui sorge e dal quale talvolta si libera. Non ne farei, insomma, una tragedia se in mezzo all’immane mediocrità anche qualche grande scrittore subisse l’onta del rifiuto. Salvo poi ritrovarcelo pienamente realizzato. Ma diverso fu il caso di Guido Morselli che giusto 40 anni fa, era la fine di un’afosissima giornata di luglio, si sparò un colpo di pistola. I no che ricevette da una miriade di editori furono talmente tanti da far sospettare una specie di piccola congiura stellare. Non riuscì a pubblicare quasi nulla in vita e la scoperta postuma, grazie a Adelphi, ne ha fatto un caso letterario. La sua grandezza, sospetto, fu prima nella condizione della solitudine e poi nel bisogno di romperla. Natura, donne, automobili, animali, libri, diete: furono il suo mondo. L’estratto di nascita di Morselli non erano i suoi anni ma quella manciata di secondi in cui pensò che «chi sa ascoltarsi vive più vite».