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 2013  luglio 13 Sabato calendario

L’ENI E IL TESORO DI CIPRO, IN MARE GAS PER 10 ANNI

Sotto le acque di Cipro, in quel tratto di mare che lambisce Israele e il Libano, c’è un tesoro di gas che potrebbe in parte cambiare lo scenario degli approvvigionamenti (e dei prezzi) in Europa e ovviamente in Italia, riducendo la dipendenza da Algeria, Libia e Russia. Ma soprattutto per l’isola in crisi finanziaria, che ha dovuto chiedere aiuto all’Europa per essere salvata dal default, vorrebbe dire rinascere. Anche se per esportare e vendere il suo primo gas, Cipro dovrà aspettare almeno fino al 2018-2020.
Si parla di riserve, secondo le stime, pari a mille miliardi di metri cubi di gas (quanto consuma, all’incirca, un Paese come l’Italia in una decina d’anni). Dal 2014 l’Eni comincerà a esplorare il primo dei tre blocchi che si è aggiudicata in gennaio e saprà quanto è generoso di idrocarburi. Le premesse sono buone perché si tratta di un blocco adiacente al giacimento «Aphrodite» (del resto la mitologia vuole la dea nata a Cipro), che la compagnia americana Noble Energy ha scoperto e quantificato in circa 200 miliardi di metri cubi. Tutto è cominciato nel 2009, quando al largo di Israele la società locale Delek, associata con Noble Energy, ha scoperto i giacimenti Tamar e Dalit, e l’anno successivo Leviathan, il più grande del Mediterraneo, trasformando Israele da paese importatore a esportatore di gas. Cipro è stata velocissima e ha assegnato a sua volta un blocco esplorativo alla Noble Energy, che ha fatto una scoperta importante. Quindi è partita la corsa, con la messa a gara lo scorso anno di altri dodici blocchi esplorativi: si sono imposti la francese Total e l’Eni insieme alla coreana Kogas. Il consorzio italo-coreano sarebbe anche interessato a due ulteriori blocchi a ovest dell’isola. «Eni potrebbe anche attirare nei propri blocchi qualche socio — ha spiegato l’amministratore delegato Paolo Scaroni —. Abbiamo l’80% e potremmo anche scendere al 45-50%, sempre rimanendo operatore dei blocchi ma associando qualche operatore internazionale». Intanto il Cane a sei zampe guarda avanti. E nell’incontro di due giorni fa a Nicosia tra Scaroni, e il presidente della Repubblica di Cipro, Nicos Anastasiades, l’Eni ha detto di essere interessata a investire anche in un impianto di liquefazione del gas da realizzare nell’isola, se verranno confermate le riserve. Se i giacimenti dovessero rispondere alle attese, sarebbe una svolta non solo per Cipro, ma anche per il mercato europeo. Va da sé che «il modo migliore che si ha per abbassare i prezzi del gas — sintetizza Scaroni — è averlo in abbondanza e vicino. Anche il gas di Cipro, se ci sarà, potrà contribuire all’approvvigionamento dell’Europa, che in questo momento è molto penalizzata in rapporto agli Stati Uniti per la rivoluzione dello shale gas. L’industria europea paga il gas 3,6 volte quanto lo paga quella americana e questo è un problema drammatico», perché questa differenza di costo non attrae investimenti energivori in Europa.
Negli ultimi cinque anni Eni ha scoperto circa 7,5 miliardi di boe (l’unità di misura per gli idrocarburi, che sta per barili di olio equivalente), più del doppio rispetto alla produzione nello stesso periodo, che è stata invece di 3,2 miliardi di boe. Cifre che fanno parlare il Cane a sei zampe di risultati esplorativi record, (indipendentemente dalla scoperta del giacimento gigante del Mozambico), perché sono stati di circa 1 miliardo di boe all’anno. Ora Cipro dovrà fare la sua parte.