Liana Milella, la Repubblica 13/7/2013, 13 luglio 2013
L’ULTIMO BIVIO DEL CAVALIERE
«O GRIDO la mia innocenza e rinuncio alla prescrizione o sfido i giudici ad andare fino in fondo subito e chiudo la partita». Berlusconi guarda al bivio che ha di fronte. Due strade che possono cambiare la sua vita giudiziaria e politica, ma anche i destini dell’Italia. Ne ha parlato con i suoi avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi.
I DUE legali gli hanno prospettato i pro e i contro della differente strategia per affrontare il caso Mediaset. Ma adesso è lui che deve decidere se la via più vantaggiosa è quella di sfidare le toghe della Cassazione, chiedere un rinvio dell’udienza di fine luglio, ma contestualmente annunciare che è pronto a rinunciare alla prescrizione, oppure se lasciare che il 30 luglio tutto si svolga secondo un rito previsto, il confronto in aula tra collegio e avvocati e nella stessa serata le conclusioni. Ovviamente, le due prospettive non incidono su quella singola udienza e sulla conclusione del processo Mediaset, ma sugli assetti interni del Pdl, sullo scontro tra falchi e colombe (i primi convinti che sarà condannato, le seconde assolto), sulla stabilità del governo Letta.
Non è più un mistero che a prospettare a Berlusconi l’ipotesi di rinunciare alla prescrizione è stato Coppi, convinto che questo rappresenterebbe un chiaro segnale distensivo nei confronti dei giudici. Il leader del Pdl farebbe quello che un uomo del Pd come Filippo Penati non ha fatto. L’impatto mediatico di una simile scelta è evidente: se un imputato decide di non far “morire” il suo processo ciò significa che è sicuro del fatto suo e lancia la sfida dell’innocenza. A quel punto, senza più i rischi fulminanti della prescrizione, la Suprema corte potrebbe anche rinviare il processo in appello o addirittura in primo grado qualora ravvisasse vizi evidenti. La mina Mediaset si allontanerebbe all’infinito. Berlusconi è guardingo, teme sempre le trappole delle toghe. Ma soppesa i possibili vantaggi.
Tecnicamente, la faccenda dovrebbe andare così: si apre l’udienza del 30, il relatore Amedeo Franco illustra il caso, si alzano i legali di Silvio e annunciano la loro intenzione di chiedere un congruo rinvio e quella del loro assistito di rinunciare alla prescrizione. Parola di avvocati e parola di ex premier. La sottolineatura è rilevante perché nella procedura potrebbe sorgere un inghippo. La legge stabilisce che si può rifiutare la prescrizione quando è scaduta, non prima. Il 30 luglio la prescrizione, comunque la si collochi — il primo agosto come fa la Cassazione su input della procura di Milano, il 26 settembre come fa Ghedini — sarà in divenire. A quel punto la parola passerà ai giudici che potrebbero concedere un rinvio breve, entro agosto, oppure lungo, settembre e oltre. «Sono vent’anni che vogliono fotterlo - è la tesi diffidente dei falchi berlusconiani -, perché dovrebbero fermarsi proprio adesso? Vedrete che andranno avanti». Contrapposta a quella di chi, come la colomba Angelino Alfano ipotizza un Berlusconi assolto per Mediaset e con un forte sconto per il caso Mondadori .
Chi consiglia a Berlusconi di chiudere subito la partita è ugualmente certo che il Cavaliere sarà condannato e ritiene vantaggioso, soprattutto sul piano mediatico, gestire subito la partita. Per due ragioni che il Cavaliere ritiene convincenti. La prima riguarda la Cassazione e la data del processo. È evidente che la Suprema corte ha «obbedito» al diktat della procura di Milano, la quale ha agitato il fantasma della prescrizione in scadenza. A Milano il pm Fabio de Pasquale avrebbe fatto i calcoli, poi recepiti a Roma. La forte reazione del Pdl contro la Cassazione - secondo Palazzo Grazioli - ha convinto la gente che Berlusconi è vittima di una nuova aggressione giudiziaria, dalla quale non può che uscire soccombente, non per i presunti reati che avrebbe commesso, ma per l’atteggiamento politico dei giudici. I quali peraltro — secondo l’analisi dei personaggi che viene fatta a palazzo Grazioli — non offrirebbero all’ex premier alcuna garanzia di essere assolto. «Basta scorrere la loro storia, tre su cinque sono contro di me, quindi sono spacciato» ha detto lui ai suoi dopo aver fatto il punto sul collegio.
La seconda ragione che potrebbe far prevalere la linea di non chiedere alcun rinvio riguarda il destino politico di Berlusconi. Una condanna emessa il 30 luglio «si stempera nel corso dell’estate». Con le vacanze tutti se la scorderanno. Si dimenticheranno pure le conseguenze sull’interdizione dai pubblici uffici che verrebbe votata subito dalla giunta per le elezioni del Senato. Non ci sarebbe alcun contraccolpo sul governo. Berlusconi si limiterebbe a uscire dal Parlamento ma continuerebbe a essere il leader del Pdl. «State sicuri che a quel punto il partito, se si andasse a votare, conquisterebbe il 40% dei consensi» sostiene chi vuole chiudere la partita. Eppure Berlusconi è attratto dalla chance di giocare ancora la carte dell’innocenza che, in termini di voti, potrebbe essere ugualmente pagante.