Isotta Galloni, Il Messaggero 15/7/2013, 15 luglio 2013
SUL TRENO BLU DI TITO
L’appuntamento è al mattino presto alla stazione centrale di Belgrado ed è bene presentarsi riposati: il viaggio durerà 12 ore e 50 anni di ricordi straordinari. Il treno blu è là che aspetta, intatto come nel 1959, quando fu costruito «per le speciali necessità dell’ex presidente della Federazione jugoslava», come si legge nella pagina web che le trasandate Ferrovie di stato serbe dedicano al loro ultimo gioiello di famiglia.
Cinquantaquattro anni fa, quando venne varato, con i suoi vagoni blu scuri e i suoi raffinati interni in mogano, non si esitò a definirlo «il treno più lussuoso del mondo». Il Maresciallo preferiva chiamarlo «il treno della pace» poiché, nel suo perfetto stile ‘non allineato’, vi ospitò indistintamente a bordo da Leonid Brezhnev a Elisabetta II d’Inghilterra – prima sovrana anglosassone a visitare, nel 1972, un paese socialista – passando per l’allora ‘imperatore’ etiope Haile Selassie, a Yasser Arafat e Jawaharlal Nehru, primo leader dell’India.
PRIMI VIAGGIATORI
Oggi sulle 28 sedie in pelle rossa che circondano il massiccio tavolo da conferenza voluto da Tito all’interno del suo “palazzo su ruote”, non si tessono più le fila della grande diplomazia internazionale, come avveniva negli ’60 e ’70, nell’atmosfera informale delle raffinate cene servite a bordo. A gustare quelle prelibatezze della cucina balcanica, fedelmente riprodotte secondo le ricette originali, sono i lungimiranti turisti che hanno acquistato per tempo, al prezzo di circa 114 euro, il privilegio esclusivo offerto dal portale turistico anglosassone ‘Explore Montenegro’, di un viaggio unico, a bordo del Piva voz, da Belgrado al porto montenegrino di Bar. Alla riscoperta - lungo 476 km mozzafiato sospesi a picco nell’aria tra i canyon delle ‘montagne nere’ che danno il nome alla piccola repubblica adriatica - delle passate glorie di quel pezzo di continente ora impegnato nella faticosa rincorsa di una nuova chance nell’Europa che conta.
SUA MAESTÀ
«D’altronde, chi potrebbe biasimare la Serbia per il suo tentativo di reinventarsi un po’glamour dopo gli anni del brutale regime di Milosevic che seguì alla morte di Tito?», si chiede in un articolo recentemente pubblicato sull’Indipendent il giornalista Michael William, reduce dal suo viaggio sul Treno blu. Racconta che ad accogliere lui e gli altri turisti, principalmente britannici, l’organizzazione ha voluto la stessa persona che aprì i vagoni, tra gli altri, alla sovrana inglese, immortalata nella galleria in bianco e nero delle personalità mondiali ospitate a bordo, mentre beveva champagne «soccombendo chiaramente al leggendario fascino di Tito», come osserva William. Quell’uomo è Tomislav Popovic, il maggiordomo personale del Maresciallo, oggi 75enne, il solo in grado, impeccabile nella sua livrea, di condurre i visitatori nei veri meandri del treno blu. «Dopo che Tito morì, abbiamo svuotato gli appartamenti del treno dai suoi effetti personali e vi abbiamo trovato solo una cosa: la foto della moglie Jovanka». Questo premette “Toma”, mentre accompagna i turisti a visitare «la dependance», ovvero gli appartamenti personali del Maresciallo – noto per i suoi tre matrimoni e per la sua infedeltà – con tanto di “stanza dei compagni”, riservata a inconfessabili svaghi, come lascia intuire il “lettone presidenziale”.
NOSTALGIA
Al pari del vecchio maggiordomo, anche la ferrovia su cui è tornato a viaggiare il treno blu è un perfetto esempio di Jugonostalgija. Voluta fortemente da Tito per collegare la capitale della Federazione al mare, venne ultimata nel 1976 dopo un ventennio di lavori necessari a costruire 254 gallerie e 435 ponti, a picco sulle gole profonde del Montenegro. Quel capolavoro ingegneristico oggi è una struttura fatiscente, dilaniata dai bombardamenti Nato del 1999.
Eppure la Belgrado-Bar è anche un dei principali segni della rinascita dell’area, transito dei treni che conducono le nuove vetture Fiat “made in Serbia” all’imbarco verso i mercati di tutto il mondo. Non è un caso che proprio l’italiana Italfer è in lizza tra i potenziali investitori nel maxi progetto di ammodernamento della tratta. Sì, perché nei Balcani per ogni treno che riparte, è una ferita che si rimargina. Nel 2010 riprese a viaggiare, dopo il lungo stop imposto dalla guerra, lo storico treno Belgrado – Sarajevo. Nel 2013 è ripartito il treno blu di Tito, rimasto parcheggiato in rimessa dal quel suo ultimo viaggio, quando nel 1980, condusse il feretro del Maresciallo lungo tutto il territorio della Federazione, per l’ultimo saluto. Nel frattempo, la Croazia è divenuta il 28mo Paese membro dell’Ue. Eppur si muove.