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 2013  luglio 15 Lunedì calendario

LA T CHE CAMBIO’ IL MONDO

Cento anni fa la Marina americana cercava un nuovo capo d’abbigliamento: doveva essere di cotone, leggero e facilmente lavabile, doveva essere “decente”, coprire il torso e anche le ascelle. Nasceva così, nella primavera del 1913, un capo che da allora è diventato onnipresente: la T-shirt. Oggi la maglietta la troviamo in ogni Paese e in ogni fascia sociale, la indossano uomini, donne e bambini, ricchi e poveri, giovani e anziani. Allora, nel documento “Uniform Regulations of the United States Navy” le disposizioni erano alquanto rigide, e il capo era concepito a soli scopi utilitaristici. Foto di centinaia di marinai che eseguivano i loro compiti a bordo delle navi, in pantaloni blu e maglietta bianca divennero però presto universali. E ci volle poco perché un capo così comodo venisse imitato, anche dagli altri corpi federali come ad esempio le Guardie Forestali o i vigili del fuoco. Nel 1920, il vocabolario Merriam-Webster dovette includere per la prima volta una descrizione della T-shirt, ma allora naturalmente la spiegazione diceva “capo indossato da uomini a bambini a forma di T”, le donne non erano neanche considerate, a quei tempi le signore indossavano ancora il busto, altro che comode magliette di cotone!
CAPO DA FATICA
Fu la Seconda Guerra Mondiale, con i soldati americani da un capo all’altro del mondo, a far dilagare l’uso della T-shirt come capo “da fatica”, ma anche come capo utile per proteggere la pelle dai pesanti indumenti di allora, spesso fatti di lane ruvide. Solo dopo la Guerra la maglietta approdò al cinema. E non sembrò più solo un capo da soldati: sul corpo muscoloso di Marlon Brando era assolutamente sexy, su quello asciutto e nervoso di James Dean si caricò di significati sociali. A Washington una grande casa produttrice di magliette, la CustomInk sostiene infatti che fu Marlon Brando, con il film “Un Tram chiamato Desiderio” nel 1951, a rendere la T-shirt un capo di moda. Subito dopo, un indimenticabile James Dean, in “Gioventù Bruciata”, nel 1955 la trasforma nella divisa dei giovani ribelli. Poco dopo, nel 1957, Broadway, con lo storico “West Side Story”, un musical che presto diventa mitico ed è seguito da una popolarissima riduzione cinematografica, segna la decisiva affermazione della T-shirt come il capo dei giovani. E si arriva agli anni Sessanta, agli hippies di San Francisco, alle magliette colorate e scolorate, lavate con la candeggina a creare un gioco psichedelico, e alle magliette usate come messaggio di protesta contro la guerra in Vietnam: il capo inventato dalle forze armate diventa la bandiera dei pacifisti.
IL BOOM
Siamo così nella fase “matura” di questo modesto capo, che può costare pochi euro, ma arrivare a centinaia, migliaia addirittura, se firmato da qualche grande stilista. New York, in una recente sfilata, n’è stata vista una in pelle di coccodrillo, per il prezzo di 91,500 mila dollari. Ma in genere una maglietta di cotone, anche delle qualità migliori non supera i trenta dollari. Quel che importa, quel che la rende unica fra tutti i capi d’abbigliamento inventati attraverso i secoli, è il fatto che si è trasformata in una lavagna. La T-shirt è oggi un capo che definisce l’identità di chi la indossa, che dichiara l’appartenenza a una scuola o un’università, a un Paese o a un corpo militare, a un’idea o a un movimento politico. Può essere il ricordo di un viaggio o di un concerto, la pubblicità di un prodotto o di una località turistica, può commemorare un avvenimento, magari un centenario: guarda caso, c’è anche una maglietta che celebra... il centenario della maglietta.
MEZZO D’ESPRESSIONE
La psicologa Jennifer Baumgartner, autrice di “You are what you wear” (Tu sei quel che indossi) spiega che in un mondo dove l’abbigliamento economico è prodotto in massa, anonimamente, le magliette disegnate “ad hoc” sono diventate «un modo per esprimere noi stessi».
La T-shirt è anche il capo più diffuso in assoluto, almeno negli Usa. L’immancabile sondaggio dimostra che il 95 per cento della popolazione ne possiede almeno cinque diverse versioni, e l’87 per cento ne conserva alcune «da cui non si separerebbe mai, neanche se ridotte in brandelli».
Il sito shirtbirthday.com elenca le cento magliette più popolari e importanti anche al livello sociale. Alcune sono effettivamente note in tutto il mondo, come quella che porta il marchio inventato dal disegnatore grafico Milton Glaser nel 1977 per fare pubblicità a New York, che porta la parola “I” (Io), un cuore rosso e le iniziali “NY”: negli Stati Uniti è la più venduta in assoluto.