Roberto Giardina, ItaliaOggi 13/7/2013, 13 luglio 2013
CHIESA E STATO, LIBERI MA DISTINTI
L’Unione europea ha invitato i paesi membri a promuovere la libertà di culto e la separazione tra chiesa e stato. Le intenzioni come sempre sono buone, ma non sarà facile globalizzare Dio, Gott, God, Dieu all’interno della Comunità. In Germania il rispetto reciproco è assoluto, anche se la C in Cdu, il partito della Merkel, sta per cristiano, come nella Csu, il partito fratello ma sempre un altro partito, dei cristianosociali bavaresi.
La Cancelliera, pur figlia di un pastore luterano, non ha mai nascosto di essere atea, e fu sollecitata dal suo padrino, il cattolico Helmut Kohl, a regolarizzare la sua posizione: era divorziata e conviveva con l’attuale marito, lo scienziato Joachim Sauer. Lei obbedì, ma non ha mai avuto timore a bacchettare Wojtyla e persino il papa tedesco, Ratzinger, quando l’ha ritenuto necessario.
La Baviera è la Vandea della Germania, ma non ha posto restrizioni ai musulmani che vogliono costruire moschee. Solo, li hanno pregati di evitare i minareti perché turberebbero il panorama della regione. Un compromesso accettabile. Sempre a Monaco, hanno licenziato all’istante le suore che in una scuola pubblica avevano strappato dal manuale scolastico le pagine relative all’educazione sessuale. Ultracattolici ma tutori dell’indipendenza dello Stato.
In Austria, secondo un recente sondaggio, il 63% crede all’esistenza dello Schutzengel, l’angelo custode. Ma solo il 60% crede in Dio. Una differenza di appena tre punti che pone degli interrogativi. A chi risponde l’angelo che ci protegge se non esiste il Padre Eterno? Forse gli austriaci ci assomigliano troppo, e lo Schutzengel è simile abbastanza a un padrino mafioso, che ci tutela anche quando ne abbiamo combinata una di troppo. Oltre il 20% degli austriaci crede agli spiriti e alla magia nera, un po’ meno all’esistenza del diavolo e delle streghe, circa il 10% è convinto che esistano le fate. Buon per loro. Appena il 2%, infine, crede che tra noi si aggirino vampiri, zombi e lupi mannari. Sarà colpa della tv.
Una convivenza stimolante e difficile. In Gran Bretagna il capo della chiesa anglicana è la regina Elisabetta, e sugli euro in Olanda si legge «God zij met ons», Dio sia con noi. Come gli americani scrivono sui loro dollari «In God we trust», confidiamo in Dio. Io, che non ho dimenticato gli insegnamenti dei miei gesuiti palermitani, lo trovo quasi una bestemmia. Dio non dovrebbe essere infastidito con la borsa delle valute e Wall Street.
La Ue si preoccupa delle libertà sociali: si deve lavorare la domenica, se l’ordina il capoufficio? I musulmani residenti hanno diritto a stare a casa il venerdì, come gli ebrei al sabato? La Corte europea è favorevole anche alla presenza del crocefisso nelle scuole e in ogni edificio pubblico. Si può essere d’accordo o meno, ma non dovrebbero essere gli immigrati arabi a pretendere che venga tolto il simbolo cristiano. In certe scuole italiane, i soliti buonisti hanno vietato l’albero di Natale e il presepe per non offendere la sensibilità dei bambini stranieri. Questo va contro lo spirito di Bruxelles: l’integrazione è fatta di reciproca conoscenza, e ai piccoli arabi piacciono il presepe e le canzoni di Natale, e non se ne sentono affatto turbati. Purché i genitori non ne facciano un pretesto di battaglia.
Ognuno è libero di credere agli elfi (il 3%), e in Grecia c’è una piccola ma consistente setta, circa 50 mila adepti, che continua a credere agli dei, da Giove a Diana cacciatrice, a Mercurio e a Nettuno. Che male c’è? Probabilmente non sono nostalgici dell’Olimpo che si raggiunge in utilitaria, ma amanti della cultura classica un po’ provocatori. Bruxelles deve tutelare anche loro? Certamente. Non tutti ovviamente sarebbero d’accordo. Liberi di credere, purché si lasci liberi gli altri di non credere. Va difeso ogni culto, senza dimenticare gli atei che, per coerenza, non dovrebbero avere neanche un angelo custode da invocare.