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 2013  luglio 11 Giovedì calendario

SEX TOYS, LIBRI, SITI SE L’EROS AL FEMMINILE C’E’ MA NON SI VEDE

L’importante è che non sia di dominio «pubi­co». Guai a far sapere che noi donne, su certe faccende e dopo una certa età in particola­re, abbiamo più nodi in testa che nei capelli. Guai a far sapere co­me abbiamo voglia di chiuderle certe giornate severe, sfilandoci la gonna ma non i tacchi. La real­tà è che, dai romanzi di Liala, da L’amante di Lady Chatterley, da Le relazioni pericolose passando per i primi, stropicciati, economi­ci, popolarissimi Harmony, prati­camente nulla è cambiato. Eman­cipate dove? Forse in camera da letto, ma non certo nei suoi din­torni. Evolute, aggressive, pito­nesse ma fino a un certo punto. La verità? È che Cinquanta sfuma­ture di grigio (per non parlare di Vita di una donna licenziosa, di Ihara Saikaku) lo leggiamo in tre­no solo foderando la copertina con la carta da pacco e inclinan­do il libro perché il vicino di posto non sbirci tra le pagine e tra le no­stre pieghe. Temiamo ancora l’apprezzamento del pubblico. Abbiamo paura che non capisca, che giudichi dal titolo senza leg­gere. Temiamo l’impaccio della vergogna. Lo sguardo della baby sitter che ci viaggia accanto, della pensionata sull’autobus, della nostra coetanea che non ha biso­gno di inventarsi nulla perché il marito abbia voglia di suggerirle sfrenati amplessi dentro al frigori­fero, sullo stendino, sul tappeto persiano che nessuno lava da tempo. A casa di certe don­ne il vibratore è libero di protestare nel cassetto senza che nessuno si indi­gni, (non come Miranda di Sex and the City che deve giusti­ficarsi a­gli occhi della moralissi­ma colf russa...). La maggior par­te­ delle donne è costretta a vergognarsi per quei nodi d’emo­zione che ancora non riescono a sbrogliare o a interpretare con la mutanda giusta.
Diana Vreeland, storica di­rettrice di Vogue, visionaria, implacabile, eversiva, aristo­cratica ma non snob, folle e geniale (bacchettò Hitler per i suoi assurdi baffi e con cando­re spiegò che «se al mondo non ci fossero leopardi, chi vorrebbe viverci, nel mon­do?») fu in grado di fare la Storia dalle pagine di un mensile di moda e di di­struggere carriere col solo gesto di inarcare un so­pracciglio, ma quando le chiedevano di suo mari­to tornava mansueta e confessava: «Io mi ver­gogno ancora davanti a mio marito, dopo qua­rant’anni di matrimo­nio». Ecco, Diana era nata a Parigi nel 1903 e la sua epoca l’aveva spinta avanti assestandole calci di stile.
Ma quando sitratt­a­va di essere donna… Allora tornava donna con tutto il pudo­re necessario ad es­serlo. Oggi è lo stes­so. Come dimostra un nuovo fe­nomeno appena sbarcato in Ita­lia. Si chiama Soft Paris ed è un commercio di lingerie e sex toys a domicilio (ideato da un avvocato d’affari francese, Anne Charlotte Desruelle, che ha ben compreso l’esigenza della bollente trasgres­sione e che ha infatti già arruolato 2000 «ambasciatrici di felicità»). La pratica è la stessa degli anni Cinquanta: signore che invitano a casa le amiche per un tè e intan­to accolgono la venditrice porta a porta. Solo che al posto dei grem­biuli, delle creme Avon, dei ros­setti rosso ciliegia, delle pentole americane, dei vestitini per i bim­bi importati dagli Usa, oggi la di­mostrazione della bionda vendi­trice è sui vibratori, sulle creme lu­brificanti, sulle palline stimolanti e sulla biancheria trasparente. Perché quando hai la lingerie giu­sta, non hai bisogno di una perso­nalità e tanto meno di un’audace fantasia sessuale. Dal balconci­no allo smalto sui piedi, a secon­da dei gusti. La coulisse o la cami­cia da uomo. La parrucca cotona­ta o il trucco finto sbavato. Gli uo­mini? Li si molesta anche con gli occhi. Ma bisogna saperlo e poi, soprattutto, bisogna saperlo fare. Come certe amiche del liceo che sceglievano chi portarsi a letto e sapevano anche da chi farsi spo­sare, alla fine dell’inconcludente estasi. Oggi, per riprendersi l’esta­si, serve qualche stratagemma, ma nascosto. Ci si attrezza, ma non lo si dice. Più che la pace, toc­ca raggiungere i sensi.