Filippo Facci, Libero 12/7/2013, 12 luglio 2013
FINE PENA SEMPRE
Tutti a titolare che «il Papa abolisce l’ergastolo» come se fosse un gesto di misericordia e non una modalità che, se fosse applicata in Italia, allungherebbe il carcere agli ergastolani anziché accorciarlo. La prima cosa da sapere, infatti, è che in Italia l’ergastolo «non riveste più i caratteri della perpetuità» (Corte costituzionale, 1974) con l’eccezione degli ergastoli «ostativi » che riguardano pochissimi reati. In pratica, da noi, l’ergastolo dura mediamente 26 anni e non supera i 30: perché vengono eliminati 45 giorni di pena ogni sei mesi, perché dopo 10 anni c’è l’ammissione ai permessi-premio, e dopo 20 la semilibertà, e dopo 26, appunto, la libertà condizionale. E questo, a parte qualche allungamento qua e là, succede anche se di ergastoli te ne sei beccati due. Ergo: sostituire l’ergastolo «con la pena della reclusione da 30 a 35 anni», come vuol fare il Papa, significa imporre più carcere di quello che gli ergastolani scontano effettivamente. Non a caso la Commissione Giustizia, nel 2008, propose di abolire l’ergastolo nell’indifferenza generale: prospettò che il massimo della pena fosse di 32 anni elevabili fino a 38 anni, ma con limiti molto più rigidi nell’applicazione dei benefici. Non accadde nulla, anche perché a sentire l’espressione «abolire l’ergastolo» i forcaioli di destra e di sinistra smettono di ragionare: la parola val più della sostanza. Magari sono gli stessi che adesso parlano di misericordia.