Filippo Ceccarelli, il Venerdì 12/7/2013, 12 luglio 2013
SCARMIGLIATA E INTENSA» IN PIAZZA A BOLOGNA RIECCO ANNA MAGNANI
Ha raccontato tanti anni dopo Roberto Rossellini: «La sua preoccupazione era quella di non farsi male. Ma quando ho girato la scena ed è caduta, è caduta come è caduta, e si è ferita tutta quanta perché a quel punto aveva perso ogni prudenza, si metteva nella disponibilità completa nelle cose, questa era la sua straordinaria forza». Anna Magnani, che nostalgia! A quasi settant’anni dall’uscita di quel capolavoro di film, a quaranta dalla morte di questa attrice unica che corre nel vuoto di una strada senza asfalto, scarmigliata, il braccio destro per aria, la perfezione della mano, nell’altra un fazzolettone che sembra uno straccio, quella folla addossata al muro, quei soldati, quel fondale così pieno e così vuoto, il sedere di un’automobile nera, l’archetipo di una moto orfana, quell’altra ombra militare, e poi di colpo una lama di sole, laggiù... Ecco, la Cineteca di Bologna ha appena restaurato e proiettato in piazza Maggiore Roma città aperta e viene solo da dire: grazie.
Ma ancora grazie, e ancora di più, ad Anna Magnani per quella scena, la morte di Pina, per la fiumana di emozioni che tuttora riesce a suscitare in chi la guarda (http://www.youtube.com/watch?v=5MMIMKhJNs) e riesce a cogliervi la rivelazione di un’armonia indissolubile di carne e sentimento, un crescendo di spaventosa energia, un’intensità in assoluto equilibrio con se stessa. Si trovano in pochi secondi pianti, ceffoni, sorprese, urla, spintoni e soprattutto quella corsa lievemente diagonale che nell’immagine qui sotto appare perfino atletica. Per dodici volte Pina invoca il nome di Francesco che i soldati tedeschi le stanno portando via, Cosi Pier Paolo Pasolini: «Quasi emblema, ormai, l’urlo della Magnani,/ sotto le ciocche disordinatamente assolute,/ risuona nelle disperate panoramiche,/ e nelle sue occhiate vive e mute/ si addensa il senso della tragedia./ È lì che si dissolve e si mutila/ il presente». E Giuseppe Ungaretti: «Ti ho sentito gridare Francesco dietro un camion e non ti ho più dimenticato».