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 2013  luglio 12 Venerdì calendario

MERCATONE EXPO A MILANO

Dopo la solenne presentazione alla presenza del Capo dello Stato (che ha espresso «l’auspicio di un fervido e concorde coordinamento degli intenti allo scopo di raggiungere quel clima di operosa cooperazione che accompagni il nostro Paese in questa fase di necessaria riflessione sui fondamenti stessi della nostra compagine sociale, non disgiunta dal sempre più urgente ricorso a una comune azione di stimolo per sollecitare una migliore pianificazione degli sforzi della collettività nell’obbiettivo prioritario di mettere in atto, pur con la dovuta gradualità, i provvedimenti anche drastici che la crisi economica richiede»), l’Expo di Milano può dirsi ormai in dirittura di arrivo. I finanziamenti ci sono, il gruppo dirigente è compatto, rimane in sospeso solo l’ultima domanda: che cos’è esattamente l’Expo?
UNO SCHERZO Secondo una voce che circola in rete, l’Expo sarebbe un ingegnoso scherzo messo a punto ai primi del Novecento da un gruppo di buontemponi in un bistrot di Montmartre per far credere a governanti creduloni che nel loro Paese si terrà la più grande esposizione del mondo. Vengono stanziati miliardi e costruiti allestimenti avveniristici e costosissimi in attesa di milioni di visitatori. Lo scherzo ha retto per più di un secolo perché effettivamente milioni di persone arrivano in quel Paese, ma solo per constatare, ridendo e dandosi di gomito, che lo scherzo è riuscito e centinaia di ridicoli stand, del tutto inutili, sono stati costruiti per ospitare ferri da stiro o stendipanni pieghevoli normalmente in vendita nei ferramenta di tutto il mondo.
UN MERCATO Accreditati storici dell’economia sostengono che l’Expo è, da secoli, il più importante mercato all’aperto del pianeta. Il primo si tenne a Samarcanda nel quarto secolo dopo Cristo. Fu preceduto da un vertice tra governanti dell’epoca. Venne deciso di puntare tutto sul lancio dei ravanelli sotto spirito come alimento primario per la famiglia media euroasiatica ed è considerato una delle cause principali della caduta dell’Impero Romano. Oggi l’Expo consiste in migliaia di bancarelle, provenienti da tutti i paesi del mondo, nelle quali si può trovare di tutto, dalle infradito cinesi alle canne da pesca cinesi. Per ragioni non ancora del tutto chiare agli esperti di marketing è frequentato soprattutto da cinesi.
ARCHITETTURA è l’aspetto architettonico a rendere memorabile ogni edizione. Vengono costruite bancarelle sempre più enormi, alcune alte anche 20 metri e lunghe 100, trasportate da furgoni giganteschi, con la scritta "siamo impazziti! Tutto a dieci euro!" così grande che può essere letta anche dagli astronauti in orbita. Per non sfigurare, anche le merci devono essere in scala. Nel padiglione italiano a Shangai erano esposte scarpe numero 96 (ancora oggi in uso tra i barcaioli del delta del Mekong). Secondo una voce mai smentita, la Tour Eiffel altro non sarebbe che uno dei tanti souvenir di Parigi dimenticato sul posto dopo l’Expo del 1900.
CONTI Secondo alcuni la cifra di 21 milioni di visitatori previsti all’Expo milanese e citata nei comunicati stampa, è stata estratta a sorte. Secondo altri il calcolo è preciso: si tratta di tutti i clienti che hanno sporto reclamo nelle precedenti Expo e verranno a Milano nella speranza di farsi risarcire. Un’altra teoria vuole che ogni responsabile di Expo, per una simpatica tradizione scaramantica, dica una cifra a caso. Amos Leduc, responsabile dell’Expo di Ottawa del 1986, disse che sarebbero arrivati 3 miliardi e mezzo di visitatori solo dal Canada, e fece aggiungere due gabinetti chimici vicino all’ingresso. La signora Khai Ojahe, capo ufficio stampa dell’Expo di Manila, previde l’arrivo solo di 16 persone e fu arrestata da Imelda Marcos. Curioso l’incidente in cui incorse il presidente dell’Expo di Bruxelles: dopo anni di lavoro, non avendo ancora capito la differenza tra Expo e Olimpiadi, il giorno dell’inaugurazione percorse le strade della capitale di corsa reggendo una fiaccola olimpica senza che nessuno dei suoi collaboratori trovasse il coraggio di fermarlo e spiegargli l’equivoco.