Vittorio Zincone, Sette 12/7/2013, 12 luglio 2013
«BERLUSCONI A WOODSTOCK SAREBBE SALITO SUL PALCO»
La telefonata è arrivata mentre stava tranquillamente davanti alla tv. Sul display è comparso il nome di Silvio Berlusconi. Poi l’annuncio: «Farai il ministro». Beatrice Lorenzin, 41 anni, azzurra appassionata, mentre racconta l’aneddoto, sorride. Chiedo perché. Risponde: «Fino a quel momento il mio nome era spuntato per qualsiasi candidatura: a sindaco di Roma, a presidente della Provincia, a governatore del Lazio. Ma poi non mi candidavano mai. Pensavo di essere diventata come la Sora Camilla, che tutti la vònno e nessuno se la pija».
Paladina berlusconiana, attualmente tendenza Alfano, passata dai corsi di Antonio Martino sul partito liberale di massa (1995) all’ala protettrice di Paolo Bonaiuti a Palazzo Chigi (2004), Lorenzin guida da due mesi il pesantissimo dicastero della Salute. Mette le mani avanti: «Studio, ho un’agenda infernale, ma so che farò molti errori».
L’intervista si svolge nel suo ufficio sul Lungo Tevere. Indossa camicia e scarpe fucsia. Ha la battuta pronta: dopo un elogio del presidente Napolitano, le chiedo se lei avrebbe mandato al Quirinale anche Massimo D’Alema. Replica: «Io sì, quelli del Pd non credo». Appena le faccio notare quanto sia strano vederla alleata con quei parlamentari contro cui l’abbiamo vista scagliarsi negli ultimi quindici anni, mi stoppa: «Nell’emergenza succedono cose eccezionali. Ma spero che questo governo guidi una fase di normalizzazione dell’Italia».
Enrico Letta il normalizzatore.
«Normalizzare non vuol dire anestetizzare».
E che cosa vuol dire?
«Chiudere la guerra civile permanente che abbiamo vissuto negli ultimi venti anni».
Voi impresentabili. Loro comunisti.
«C’è bisogno di una fase normale, per ricominciare a fare cose eccezionali».
Il Pd e il Pdl fibrillano.
«A sinistra c’è più malessere. Hanno paura che il governo faccia troppe cose targate centrodestra».
A sinistra non capiscono come si possa essere alleati di Berlusconi.
«Chi continua a soffiare sul fuoco dell’accanimento antiberlusconiano è contro la pacificazione».
La pacificazione potrebbe finire con la sentenza della Cassazione sulla condanna di Berlusconi nel processo Mondadori.
«Berlusconi ha già detto che le sue vicende giudiziarie non peseranno sulla sopravvivenza del governo».
Lei ci crede? Resterà ministro se Berlusconi dovesse essere condannato in via definitiva?
«Questo lo deciderà il partito. Noi ministri abbiamo pronte le dimissioni. Ma, ripeto, Berlusconi è stato chiaro».
Qual è il risultato obbligatorio che deve raggiungere il governo?
«L’abolizione dell’Imu e la riforma dello Stato».
Che tipo di riforma vorrebbe?
«Semi-presidenzialismo alla francese. Tra l’altro rafforzerebbe i due principali partiti».
C’è chi sostiene che alcuni esponenti del Pd e del Pdl in realtà stiano benissimo insieme. E che all’ombra di questo governo si stia saldando un fronte centrista.
«Mi pare un’ipotesi del quinto tipo. Irrealtà totale, marziana. Con una buona riforma condivisa potremmo diventare un Paese normale: da una parte un partito di ispirazione social-democratica, dall’altro un movimento liberale».
Tra dieci anni chi potrebbe guidare lo scontro tra questi due partiti? Renzi e Alfano?
«Perché no? Ma dieci anni sono tantissimi, eh».
Nel frattempo il centrodestra si sta riorganizzando.
«La situazione è vivace. L’idea è di tornare a Forza Italia».
Tra le varie idee è spuntata anche Daniela Santanchè come possibile leader della nuova formazione.
«Tutte le aspirazioni sono legittime. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Lei è con noi da poco. E non rappresenta la maggioranza del partito. Io spero soprattutto che si torni allo spirito del 1994: un partito inclusivo che ospitava liberali e socialisti, democristiani e riformisti. Dobbiamo aprirci, non chiuderci a riccio».
Lei quando si è avvicinata per la prima volta a Forza Italia?
«A 24 anni, nel 1996. Frequentavo la Scuola di Liberalismo della Fondazione Einaudi. Aprii un circolo ad Acilia. Mi innamorai della politica».
Prima aveva mai militato in qualche partito?
«No. Ma sono sempre stata anticomunista. Mio padre è un esule istriano, socialista. L’unica della famiglia vicina al Pci era mia nonna materna, Corrada, ma l’ho convertita al berlusconismo».
Il primo incontro con Berlusconi?
«A Palazzo Chigi, quando lavoravo con Bonaiuti. Prima lo avevo incrociato durante le manifestazioni, quando ero responsabile dei giovani di Forza Italia nel Lazio».
Da berlusconiana, ci è rimasta male quando ha constatato quanto fossero eleganti le cene di Arcore? Tutte quelle ragazze…
«Nessuno si era mai messo a spiare in questo modo la vita privata di un leader politico».
Detto questo…
«Ognuno risponde delle proprie scelte e degli strumenti con cui costruisce la propria carriera. Io vengo dalla periferia di Roma e sono una sgobbona. Forza Italia mi ha permesso di passare da militante a ministro della Salute».
Un ministro favorevole o contrario alla fecondazione eterologa?
«Contraria».
All’eutanasia?
«Contraria».
Qual è il sistema sanitario regionale che funziona meglio in Italia?
«Quello lombardo e quello emiliano. Sono modelli da esportare».
La sanità lombarda è stata travolta dagli scandali.
«Episodi vergognosi. Ma l’efficienza del servizio è tale…».
Qual è l’obiettivo che si è data come ministro?
«Portare a termine un accordo tra Stato e Regioni per trasformare e rendere più efficiente e meno costosa la sanità pubblica. Devo costruire il nuovo piano regolatore della Sanità. Il patto della Salute».
Obiettivo ambizioso. Anche nella vita privata si dà obiettivi complessi?
«Eheh. Scalo montagne e sono una gran camminatrice».
Mete favorite?
«Il Tibet. E poi l’Africa. I safari. Ogni due anni ne faccio uno».
Suo fratello è stato un nazionale di rugby. Lei…
«Negli sport sono abbastanza negata. Sto provando il kitesurf. Uno sport con cui “stacchi”: per due ore sei talmente impegnato a non affogare che non pensi ad altro».
A cena col nemico?
«Cavolo! Vallo a trovare ormai un nemico».
Qual è l’errore più grande che ha fatto?
«Ne ho fatti tanti. Da ministro la paura di sbagliare è più forte: qui ogni errore può avere conseguenze sulla salute dei cittadini».
Qual è la scelta che le ha cambiato la vita?
«Presentarmi alle municipali nel 1997».
Sa quanto costa un pacco di pasta?
«Sono celiaca. Quella che compro io costa tanto».
Conosce l’articolo 3 della Costituzione?
«Lo sapevo a memoria. Ora sono specializzata in prezzi di farmaci. È quello sull’associazionismo?».
No, è quello per cui siamo uguali davanti alla Legge. I confini dell’Egitto?
«Israele, Libia…».
Che cosa guarda in tivù?
«Documentari e fiction su Fox Crime. Seguo i gialli dai tempi di Ellery Queen. Ricorda la sigla? Ta-ta-tattarattà…».
Ministro, che fa, canta?
«Quella musichetta è indimenticabile».
Lei è una presenza costante sui divanetti dei talk show.
«La tv mi ha dato notorietà quando non avevo un ruolo. Ora che sono ministro ci andrò meno».
Chi è il politico più bravo in tv?
«Dopo Berlusconi? Renzi: un vero animale televisivo».
Il film preferito?
«La gatta sul tetto che scotta. Amo Paul Newman».
Il libro?
«Se questo è un uomo di Primo Levi».
La canzone?
«Piece of my heart di Janis Joplin».
Una berlusconiana che sceglie Janis Joplin?
«Che male c’è? Berlusconi notoriamente ama la buona musica».
Sì, ma non credo fosse sui prati di Woodstock ad ascoltare Joplin, Hendrix e Santana.
«Berlusconi a Woodstock sarebbe stato sul palco. A cantare».