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 2013  luglio 12 Venerdì calendario

CASSAZIONE A DUE VELOCITA’

Per i giudici della Cassa­zione il Cavaliere e il Signor Ros­si pari sono. Casi ordinari e casi straordinari non si distinguo­no, al Palazzaccio di Roma. Stes­si tempi e stessa solerzia quan­do incombe su un processo il ri­schio prescrizione. La Suprema Corte, dopo le po­lemiche sulla fissazione del­l’udienza Mediaset al 30 luglio e non in autunno come si preve­deva, ci ha tenu­to molto a riaffer­mare questo principio di uguaglianza dei cittadini di fron­te alla giustizia.
«Il senatore Berlusconi - ha spiegato il primo presidente della Cassazione, Giorgio Santa­croce- è stato trat­tato come qua­lunque imputa­to in un processo con imminente prescrizione».
Eppure, diversi avvocati cas­sazionisti raccontano tutta un’altra storia. Quella di tanti e tanti casi che finiscono in pre­scrizione tra l’appello e la Cas­sazione, senza che nessuno si preoccupi troppo.
Basta entrare in uno dei loro studi per incappare in vicende che smentiscono clamorosa­mente la presunta «normalità» di una decisione che, a 20 gior­ni dall’arrivo del ricorso negli uffici giudiziari di piazza Ca­vour, fissa l’udienza nella sezione feriale appena dopo al­tri 20 giorni. Tut­to, sulla base di una data per nul­la certa di immi­nente prescrizio­ne.
Prendiamo dal mucchio una sentenza a caso, quella di uno sco­nosciuto signor Rossi, che nulla ha a che fare con la politica e i giochi di potere. Il documento depositato in cancelleria appe­na tre giorni fa parla di una sto­ria di abusivismo edilizio e del­la condanna in primo e secon­do grado dell’interessato. Che impugna l’atto, contestando i fatti di fronte alla Cassazione.
Ma i giudici non gli danno soddisfazione, in un senso o nell’altro.Non affrontano affat­to il caso, non si preoccupano dell’«obbligo» di evitare la pre­scrizione o di possibili accuse disciplinari. «In nome del popo­lo italiano » dichiarano che il ter­mine complessivo di 5 anni di prescrizione è maturato a fine maggio 2012, «ovvero dopo la pronuncia della sentenza im­pugnata, ma prima della pro­nuncia della presente senten­za ». Cioè, mentre giaceva in un ufficio del Palazzaccio. Dun­que, la sentenza è «annullata senza rinvio, perché il reato è estinto per intervenuta prescri­zione ». Amen.
Diamo un’occhiata ai tempi. Prima condanna in tribunale a marzo 2011. Seconda in Corte d’appello a fine gennaio 2012. Sono previsti 30 giorni per i mo­tivi del ricorso e quindi, con un calcolo approssimativo, il ricor­so arriva ai primi di marzo 2012 alla Suprema corte.
I giudici hanno 3 mesi di tem­po prima della prescrizione, il 29 maggio.Se l’udienza venisse fissata 20 giorni dopo, come per Berlusconi, ma anche 30, 50, 70 e più, ci sarebbe tutto il tempo di decidere. Neppure ci sono le ferie di mezzo, ma forse nessuno ha neppure calcolato la data limite. Questo è solo uno delle centinaia di ricorsi che ar­rivano in Cassazione. Dove non ci sono «Speedy Gonzales» e non si applica «uno zelo parti­colare » in certi casi invece che in altri, come dice Santacroce.
Così, il termine matura senza che venga fissata prima l’udien­za e solo a marzo di quest’anno si prende atto che la vicenda è ormai chiusa. Malgrado i moti­vi del ricorso non risultino « ictu oculi inammissibili», come si legge nella sentenza e, se accol­ti, siano tali da portare ad un an­nullamento con rinvio della condanna impugnata.
Il Signor Rossi ci rimane ma­le, ma non si sorprende più di tanto. Il suo avvocato ancor me­no, perché ne vede a decine di casi che finiscono così. Sono ca­si ordinari, di poco conto per­ché riguardano un cittadino qualunque. Ma quando c’è di mezzo un Cavaliere, possono diventare straordinari.