Luigi Accattoli, Corriere della Sera 12/7/2013, 12 luglio 2013
CITTÀ DEL VATICANO — A
Buenos Aires si spostava con i mezzi pubblici e in Vaticano fino a oggi non ha mai usato le berline nere con targa «Scv 1» riservate al Papa: Francesco ieri mattina ha visitato l’Autoparco vaticano e la mossa pare preludere a qualche decisione nel senso della sobrietà. Fino a oggi decisioni di questo segno ne ha prese solo per se stesso ma ognuno, nella Curia e nel piccolo Stato, si attende che presto o tardi dirami delle direttive valide per tutti.
La visita all’Autoparco fa parte delle visite di «ricognizione» che ogni nuovo Papa fa a tutte le istituzioni che sono al suo servizio. Ma mentre per gli altri Pontefici erano visite di curiosità o di cortesia, nel caso di Francesco c’è qualcosa di più: della visita di ieri — avvenuta in forma privata — non si hanno indiscrezioni, ma è convincimento diffuso che il Papa abbia voluto rendersi conto di persona del tipo di vetture che vengono utilizzate dai suoi «collaboratori».
È ormai ben nota l’idea di sobrietà che il Papa gesuita porta con sé dall’Argentina e che vorrebbe fosse fatta propria da tutti gli uomini e le donne di Chiesa. Tra i primi aneddoti seguiti alla «fumata bianca» vi fu quello del rifiuto di usare l’auto papale per spostarsi dal Palazzo vaticano alla Domus Santa Marta: preferì salire sul pullmino dei cardinali, e il giorno dopo — per la visita a Santa Maria Maggiore — salì su una delle auto della Gendarmeria.
La sua idea sulle automobili che si addicono alla gente di Chiesa l’ha espressa a tutto tondo il 6 luglio parlando ai «giovani in cammino vocazionale»: «A me fa male quando vedo un prete o una suora con la macchina ultimo modello: ma non si può! Io credo che la macchina sia necessaria perché si deve fare tanto lavoro e per spostarsi... ma prendetene una più umile, eh? E se ti piace quella bella, pensate a quanti bambini muoiono di fame!».
È verosimile che le auto di lusso in dotazione al Vaticano siano destinate a una vita breve: del resto, se non le usa il Papa sarà ben difficile che le possano usate cardinali e nunzi. Non sarà un gran taglio alle spese, perché si tratta generalmente di auto donate al Vaticano dalle case produttrici, ma un «taglio» di immagine che avrà la sua incidenza sull’idea divulgata della «ricchezza» della Chiesa. Basterà ricordare che la targa Scv (Stato della Città del Vaticano) da sempre viene interpretata sarcasticamente dai romani come «se Cristo vedesse».
Il Papa sa che non sarà facile riportare il Vaticano a una reale sobrietà. Proprio ieri il sito Terre d’America pubblicava un articolo di Jorge Milia, giornalista argentino che fu alunno del professor Bergoglio, che riferiva queste parole di Francesco a commento delle difficoltà incontrate fino a oggi con le sue scelte innovatrici: «Non è stato facile, Jorge, qui ci sono molti "padroni" del Papa e con molta anzianità di servizio».
L’Autoparco si trova sulla destra del Palazzo papale, in prossimità della Farmacia Vaticana. Si compone di due sezioni: il Garage Nobile, con le vetture riservate al Papa, che sono una decina; e il Garage degli automezzi di Stato, che sono una cinquantina.
Del Garage Nobile fanno parte le Papamobili e due o tre Mercedes-Benz Classe S serie W221, mai finora utilizzate da papa Francesco, che a volte è salito su una Volkswagen Phaeton in uso alla Gendarmeria, o — ultimamente — su una Ford Focus. È con questa vettura che lunedì ha raggiunto l’aeroporto di Ciampino da cui è partito per Lampedusa.
L. Acc.