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 2013  luglio 12 Venerdì calendario

A BERLINO LA BICI È UNA SFIDA

L’altra mattina presto, per poco, non ho fatto fuori una ciclista. Stavo per parcheggiare sulla destra a spina di pesce, e lei è arrivata sempre sulla mia destra, a tutta velocità, dall’angolo morto, assolutamente invisibile. Se fossi avanzato una frazione di secondo prima si sarebbe schiantata contro la mia fiancata, facendo un volo che probabilmente sarebbe finito contro il tronco di un tiglio. Colpa mia? A quell’ora non avrei avuto testimoni.
I ciclisti berlinesi sono l’incubo degli automobilisti e dei pedoni. Non so perché, sono diversi da quelli più ragionevoli e simpatici di Münster o di Amsterdam. Per loro andare in bicicletta è una sfida sociale, un atto rivoluzionario che, a quanto pare, prevede il sacrificio della vita, pur di rovinare quella di un automobilista, o rompere il femore a un pacifico passante che non si è accorto del campione su due ruote che gli sta piombando alle spalle.
L’ultimo anno ne sono morti in tutto il paese 470, cifra in calo ma sempre troppo elevata: rappresenta il 10% delle vittime della strada. Tutti finiti sotto i camion? C’è anche chi cade da solo, per distrazione, inesperienza o semplicemente perché ubriaco. Chi beve un bicchiere di troppo e si mette in bici rischia, se pescato, di perdere punti sulla patente se ce l’ha, o di perderla se supera di troppo il limite.
È questo il punto: il livello massimo per un automobilista è dello 0,8 per mille, e anche dello 0,3 se è coinvolto in un incidente. Per un fisico normale bastano due bicchieri di vino per essere a rischio, ma per i ciclisti, per una norma probabilmente inserita da uno di loro, il limite era a 1,6. Cioè era lecito bere una bottiglia o una e mezzo di Chianti e poi salire sul velocipede. Adesso, tra le proteste della categoria, il limite è stato portato allo stesso livello degli automobilisti. Improbabile che la mia ciclista fosse ubriaca alle 8 di mattina, ma a Berlino non è escluso.
A Roma il nuovo sindaco Marino ha deciso di imitare Berlino, e cerca di dare il buon esempio, ma la Città eterna non è piatta come la metropoli prussiana, e anche il primo cittadino non è riuscito a scalare i tornanti del Campidoglio per giungere in ufficio su due ruote. Non è abbastanza in forma. Scommetto che il professor Prodi ce l’avrebbe fatta. Non bastano le buone intenzioni: a Roma i ciclisti rischiano sempre troppo.
Anche a Vienna hanno deciso di imitare Berlino, ma non alla romana, e di trasformare la capitale in una metropoli a misura di bicicletta, ma a quanto sembra i ciclisti dell’Austria Felix sono diversi da quelli prussiani. Sarà merito del professor Freud. Il municipio stanzierà 5 milioni di euro all’anno per trasformare la città: si creeranno piste, o meglio corridoi, riservati alle bici in cui i semafori saranno sempre sul verde, come già in Olanda. Nelle ore serali e di notte, delle spie sentiranno se si stanno avvicinando auto agli incroci; se tutto tace, il semaforo darà costantemente via libera ai ciclisti e ai pedoni. Saranno costruiti parcheggi sotto casa riservati ai ciclisti in tutti i quartieri. Il traffico sulle due ruote è attualmente al 5% contro il 13 di Berlino e il 30 di Amsterdam, ma si prevede di raddoppiare l’uso della bici entro due anni. In una dozzina di punti chiave della rete stradale, sono stati impiantati dei sensori per contare le biciclette e gli orari di punta per le due ruote. E sul display si indicheranno i numeri, una sorta di propaganda indiretta, per battere il record del giorno prima.
Il vicesindaco verde, Maria Vassilakou, dichiara: «Spero di conquistare migliaia di nuovi ciclisti. Il sorriso di un adulto, che per la prima volta torna in sella da quando era bambino, non si dimentica mai». Ma in Prussia non ho mai visto un ciclista sorridere. E non dite che è colpa di noi automobilisti.