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 2013  luglio 12 Venerdì calendario

EFFETTO SPIE, TORNA LA LETTERA 43

Bisogna dirlo subito a Putin: una macchina da scrivere Olivetti, la superclassica Lettera 43, su E-Bay costa intorno ai cento euro. Ma cosa importa a zar Putin delle macchine da scrivere? Deve collezionarle? Ha l’hobby delle riparazioni? Ma no, Putin vuole comprare una ventina di macchine da scrivere per sostituire i computer che adopera lo Fso, un servizio segreto che opera per la tutela delle massime cariche della Stato russo, tra cui ovviamente lo stesso Putin. È l’effetto del caso Snowden e di Wikileaks.
In pratica ci si è accorti che basta un hacker ragazzino per infiltrarsi in un computer e scoprire imbarazzanti segreti di Stato o segreti imbarazzanti anche se con lo Stato e la sua sicurezza non hanno niente a che vedere. La notizia è fantastica, e sembra di vederli i funzionari che si sentivano orfani dei vecchi tempi, fregarsi le mani socchiudendo gelidi gli occhi: evviva, si torna alla vecchia macchina da scrivere! E come sarà questa macchina da scrivere? Chissà, forse a qualcuno tra i più anziani 007 del Cremlino verrà voglia di suggerire una bella Remington anni Trenta, si trova su E-Bay a 200 euro e fa tanto epoca delle purghe staliniane e vecchia Urss.
Ma qualcun altro dirà anatema, e vade retro alla merce straniera, e si chiederà: perché invece non comprare, con i 486 mila rubli del bando di Putin per l’acquisto, una bella macchinona da un quintale, un solido esempio autoctono dei piani quinquennali, severa come un carro armato ma con quel piccolo difettuccio così tipico? La patria è sempre la patria, i servizi segreti sono sempre i servizi segreti, e con quasi 12 mila euro si potrà di certo comprare qualcosa di autentico antiquariato sovietico. Del resto anche la macchina da scrivere ha già i suoi nemici, e Nikolai Kovaliov, deputato della Russia putiniana e ex appartenente ai Servizi, sembra essere già oltre, e ha sussurrato che la macchina da scrivere va bene, ma che forse una mano con la penna è ancora meglio. E come dargli torto osservando la cosa da qui, dalla patria dei pizzini? I pizzini sì che sono l’ultima parola in fatto di sicurezza, si saranno detti in molti leggendo le cronache italiane.
E forse Kovaliov sarà superato da qualcuno che suggerirà di non fidarsi nemmeno di carta e penna, e chiederà di affidare tutto alla memoria: a quel punto al Kgb non resterà che fare un bando per uno studioso di mnemotecnica, l’arte di ricordare le cose a memoria. Ma nella notizia del bando d’asta indetto da Putin per le macchine da scrivere ai 007 russi si legge anche una contraddizione che attraversa la contemporaneità: da un lato tutto deve essere pubblico e controllabile, dall’altro ci deve essere sempre qualcuno al di fuori del controllo, qualcuno del quale Orwell avrebbe detto che in mezzo a un mondo di uguali pensa di essere più uguale degli altri, qualcuno che ama le porte chiuse, i segreti di Stato e le sparizioni nel cuore della notte.
Per fortuna la contemporaneità è irreversibile, in bene e in male, e l’immagine stessa della rete ci dà la speranza che non ci siano più i segreti di pochi a danno di molti, perché la rete ha in se l’idea della maglia aperta, dello spazio e del buco, qualcosa che le impedisce di diventare una camicia di forza, qualcosa che non si può chiudere come le porte delle stanze dove si decide della sicurezza ma purtroppo anche dell’insicurezza globale. Forse è meglio accontentarsi di un computer che un quattordicenne può mettere in crisi, vuol dire che nessuno potrà mai chiudere tutte le uscite della prigione, e che evadere è possibile.
E poi, per dirla tutta, ma lo sanno al Kgb che un nastro per la pulitura di una Remington costa su E-Bay più di un chilo di uova di storione del Volga? Siamo in tempi di crisi, meglio risparmiare e dare il buon esempio, signori dei Servizi segreti.