Marcello De Cecco, la Repubblica 12/7/2013, 12 luglio 2013
Il sistema dei Bitcoin è l’ultima vicissitudine nella storia della moneta. Ma potrebbe presto diventare la penultima
Il sistema dei Bitcoin è l’ultima vicissitudine nella storia della moneta. Ma potrebbe presto diventare la penultima. L’ingegnosità umana non si ferma. C’è chi vede una sola direzione nello sviluppo millenario della moneta, dalla moneta materiale alla moneta immateriale, dalle monete di metallo alle banconote, ai conti correnti bancari, alla moneta elettronica. Tutti mezzi per superare gli svantaggi, noti dai tempi di Omero o almeno di Aristotele, cioè i problemi derivanti dal fatto che il baratto, lo scambio di una merce contro un’altra, richiede che i due partecipanti allo scambio vogliano uno esattamente la merce che ha l’altro, e che siano d’accordo sui prezzi da dare alle due merci. Già, i prezzi. Senza moneta, naturalmente, bisogna stimare il valore: quante mele mi dai per una pera. Quindi, lo sviluppo della moneta vuole che innanzitutto si trovi una terza merce, accettabile a entrambi coloro che scambiano, che serve a misurare le altre due. E questa merce diviene la moneta, sempre che si accetti di scambiare una merce contro l’altra. La moneta, si dice, è il terzo momento, quando la terza merce diviene merce di scambio abituale, e più merci essa contribuisce a permettere di scambiare, tanto migliore è come moneta. La storia evolutiva della moneta vuole poi che, quando lo scambio riguarda gente che non si conosce molto bene, i metalli preziosi come oro e argento servano a ridurre il deficit di fiducia tra coloro che scambiano. Si comprano pere, si danno in cambio monete, diciamo, d’argento, perché se ne conosce bene non solo l’accettabilità generale ma anche perché il valore lo esprimono con la loro genuinità metallica, e con certificati che portano impressi in sé, come il volto di un re o di un imperatore. E poi si può sempre saggiarle, le monete di metallo, per vedere quanto metallo prezioso contengono e quanto pesano. Questa è la “storia ufficiale” della moneta, quella sviluppata dalla teoria economica tradizionale. Il fatto che ci siano immagini di re e imperatori o simboli repubblicani sulle monete vuol dire, però, che la moneta è stata “nazionalizzata” oppure che gli stati e i loro capi o rappresentanti svolgono un servizio per tutta la comunità fabbricando monete e dando loro il marchio di genuinità. Si può dire che lo stato nazionalizza la fabbricazione di monete e cerca di proibirla a fabbricanti privati per motivi fiscali, cioè perché vuole prendersi il profitto che viene dalla fabbrica di monete, che consiste nel farle con un contenuto di metallo prezioso in qualche misura inferiore al totale, cioè usando una lega nella quale il metallo prezioso è presente con un grado di finezza e in una percentuale più o meno grande. Questa differenza è il famoso “signoraggio” le cui malefatte deprecano migliaia di persone che manifestano le proprie opinioni su Internet. E’ una fiscalità subdola, perché non è una tassa visibile, quindi attacca a tradimento il cittadino ignaro e sfornito di mezzi per saggiare peso e genuinità di monete metalliche. La smaterializzazione della moneta, l’uso di banconote o biglietti emessi dallo stato, può far divenire questo “privilegio dei principi” esorbitante. E, se Dante mise Filippo il Bello re di Francia all’Inferno perché esagerava nella fabbricazione di monete di scarso peso e di pessima lega, figuriamoci che destino dovrebbe avere un monarca o un governo moderno, che stampa moneta a costo vile e dà ad essa un valore assai superiore. I Bitcoin, a che punto della storia arrivano? Arrivano quando, per via dei progressi della informatica, l’intero mondo è collegato da una gigantesca rete di informazione e questo induce allo stesso tempo un anonimato superficiale, ma in realtà chi ha potenza di calcolo si può sostituire a chi ha la Potenza statale, finché lo stato non rivendica a sé le funzioni monetarie che l’inventore di Bitcoin gli ha usurpato, e riesce a superarlo come potenza di calcolo. Sempre che lo Stato voglia o possa farlo. Potrebbe ritenere invece — questo dicono gli economisti ortodossi o Candide di Voltaire — che il gestore di Bitcoin esercita una funzione utile e da non ostacolare, perché aiuta le merci a essere scambiate e così tiene alta l’occupazione, non solo a livello nazionale ma mondiale.