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 2013  luglio 11 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - BERLUSCONI, L’INELEGGIBILITA’ I PROCESSI, ECC


ROMA - Nessuna divisione tra falchi e colombe. Partito unito, sostegno al governo Letta con l’obiettivo di arrivare all’abolizione dell’Imu sulla prima casa e a evitare l’aumento dell’Iva. Esecutivo non in discussione, dunque, ma mobilitazione a livello territoriale per raccontare ai cittadini che i processi al Cavaliere sono frutto dell’azione di una parte della magistratura simile a una "associazione segreta". Questo il lavoro da portare avanti in attesa del ritorno a Forza Italia a settembre, senza alcun timore del M5S, un "bluff" secondo i sondaggi commissionati.
Berlusconi detta questa linea al Pdl nel corso della riunione dell’ufficio di presidenza convocata nel pomeriggio a Palazzo Grazioli, presenti, tra gli altri, il segretario Angelino Alfano, i capigruppo di Camera e Senato Renato Brunetta e Renato Schifani, il coordinatore Denis Verdini, i ministri Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin, Micaela Biancofiore.
All’ordine del giorno, la linea del Pdl in risposta all’accelerazione impressa dalla Cassazione sul processo Mediaset. Il Cavaliere, raccontano, ha molto apprezzato le manifestazioni di solidarietà di questi giorni e ha sottolineato con piacere la compattezza dei gruppi di Camera e Senato perché "ora serve agire uniti".
L’accelerazione dei processi negli ultimi due mesi, secondo Berlusconi, non può non essere legata al fatto che una parte della maggioranza non vuole un governo di pacificazione. Passaggio, quest’ultimo, che più tardi l’ufficio stampa del Pdl rettifica: "Il Presidente Berlusconi non ha mai detto e neppure pensato, come gli viene erroneamente attribuito, che l’accelerazione dei processi che lo riguardano sia responsabilità di ’una parte della maggioranza contraria alle larghe intese’. Ha detto invece che ’c’è chi non vuole un governo di pacificazione’, senza riferirsi o accusare in alcun modo l’attuale maggioranza".
Berlusconi, viene riferito, non ha nascosto la preoccupazione per la situazione che vive il Paese. Durante la riunione il Cavaliere ha sottolineato come non sia in discussione la tenuta dell’esecutivo. "Il governo va avanti", avrebbe assicurato Berlusconi, ma senza fare sconti al premier Letta sulle sulle misure economiche ’targate’ Pdl, Imu ed Iva, che il Cavaliere si sarebbe detto certo di portare a termine.
Se resta fermo l’impegno col governo, Berlusconi intende lanciare la mobilitazione del partito a livello territoriale sui temi della giustizia, per spiegare ai cittadini cosa succede. Perché, viene riferito, per l’ex premier una parte della magistratura è come una "associazione segreta" di cui non si conoscono gli aderenti. "Altra cosa da fare - avrebbe spiegato Berlusconi - è mettere su i gazebo, in tutto il Paese, per invitare la gente a firmare i referendum dei radicali sulla giustizia".
Berlusconi ha anche rilanciato su Forza Italia: emoziona di più del Popolo della libertà. Forza Italia, avrebbe spiegato Berlusconi, si richiama all’appello del ’94, a persone che non si erano mai occupate di politica perché sentissero il dovere di occuparsene. Nell’interesse di un Paese che ha bisogno di uno sforzo comune per fronteggiare la crisi. Fissato anche il ’timing’: l’annuncio del ritorno a Forza Italia sarà a settembre.
A seguire, bordata del Cavaliere a Grillo: è un bluff, il suo movimento è in picchiata e oggi è al 15%, avrebbe asserito il leader del Pdl, mostrando ai presenti gli ultimi sondaggi. Questo nel giorno in cui il M5S ha chiesto che Mediaset sia sanzionata fino all’oscuramento delle reti.
Infine, la speranza. "Spero fino all’ultimo, ma sono convinto che la Cassazione non mi condannerà" avrebbe detto Berlusconi a chi ha avuto modo di parlargli privatamente subito dopo l’ufficio di presidenza del Pdl. Perché quelli dell’ultimo grado di giudizio sono "giudici di rango" che "leggeranno le carte".
Resta comunque alta la tensione attorno all’esecutivo di Enrico Letta, dopo la drammatica giornata di ieri in Parlamento, con l’Aventino del Popolo delle libertà e il Pd spaccato sul voto per la sospensione dei lavori, con richiesta di uno scatto d’orgoglio da parte di 70 senatori, mentre le vicende giudiziarie di Berlusconi continuano a dominare e condizionare la scena.
A gettare benzina sul fuoco ci pensa il senatore Pd Felice Casson che prima di entrare in Giunta per le elezioni annuncia: "Chiederemo l’acquisizione degli atti del processo Mediaset, sono carte significative per decidere sull’ineleggibilità"
Il capogruppo del Popolo delle libertà al Senato, Renato Schifani, alla domanda di Radio anch’io su cosa possa accadere in caso di condanna del Cavaliere, risponde: "Mi sembra difficile che un partito reso acefalo possa continuare la sua esperienza di governo".
Il ministro delle infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi: "Vogliamo sostenere questo governo, ma non possiamo non denunciare quello che sta accadendo alla nostra democrazia: l’eliminazione per via giudiziaria del leader del centrodestra. E’ un problema della democrazia, non del governo".
Il segretario democratico Guglielmo Epifani, sul giornale del suo partito, parla di "chiarimento necessario", altrimenti "non si puo’ andare avanti". Ottimista, invece, il ministro Moavero: il governo Letta "non è a rischio", "i segnali politici espliciti che riceviamo sono tutti nel senso di garantire al governo una solidità".
Il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, a Omnibus su La7, avverte: se arriva una sentenza di condanna nei confronti di Berlusconi "non ci sono dubbi" che il Pd voterà perché venga applicata. Speranza afferma di condividere la posizione del segretario Pd e aggiunge: "In questo modo Epifani dice una cosa chiara, ovvero che vanno tenuti distinti i due piani e le sentenze si rispettano rigorosamente. Se ci sarà, noi saremo lì a rispettarla".
"Secondo la legge del ’57, Berlusconi non è ineleggibile, quindi noi come sempre abbiamo fatto rispetteremo la legge - ribadisce il capogruppo del Pd alla Camera -. Un partito non può ’stirare’ una legge per motivi politici: resto dell’idea che noi dobbiamo battere Berlusconi sul piano politico, non su altri terreni". Sulla stessa linea Anna Finocchiaro, secondo cui, in base a quella legge, "è difficile dichiarare Berlusconi ineleggibile".
Dissente invece con Speranza il senatore Felice Casson, componente della Giunta per le Immunità del Senato: "Non so perché Speranza abbia detto queste cose. Lui peraltro è alla Camera, non al Senato, ma non mi risulta che ci sia una linea del Pd sulla questione dell’ineleggibilità di Berlusconi. Se il Pd dovesse dare indicazioni come mi comporterei? La Giunta è un organismo paragiurisdizionale e ogni suo componente agisce e vota in piena libertà di coscienza".
Ancora dal Pd, Dario Franceschini a Radio Città Futura: "Non si può impedire a un partito che ha il suo leader coinvolto in una vicenda giudiziaria di dire delle parole o assumere atteggiamenti che non condividiamo, però non c’è nessuna ripercussione né ci sarà sull’attività legislativa il Governo va avanti finché ha la fiducia del Parlamento".
Quanto al Pd spaccato sul voto per la sospensione dei lavori, Franceschini fa esercizio di autoironia: "E’ stata una sospensione di tre ore dell’aula nel pomeriggio per consentire al Pdl di fare una riunione di gruppo. Ma noi siamo capaci a fare dramma di ogni cosa e spaccature del Pd di ogni cosa, gestiremo anche questa".
Ma dal M5S, Vito Crimi dà un’altra lettura dell’accaduto. L’ex capogruppo al Senato ha chiamato il numero verde di Radio 24 per intervenire in diretta durante Nove in punto e dire che se i parlamentari del M5S non si fossero tolti giacca e cravatta in aula e avessero contestato lo stop di tre ore ai lavori, la giornata "sarebbe passata inosservata, con il casino che abbiamo fatto ieri siamo riusciti a svelare il trucco: non era una sospensione per una riunione del Pdl. Era una sospensione per un problema politico della maggioranza, che si regge su un patto che prevede il salvacondotto per Berlusconi".
Discussione su ineleggibilità. La Giunta delle elezioni e delle
immunità del Senato ha avviato la discussione generale sull’eleggibilità di Silvio Berlusconi, con la relazione del senatore Andrea Augello, relativa ai ricorsi nella regione Molise, per cui il Cavaliere ha espresso l’opzione.
Il capogruppo Pd in Giunta, Felice Casson, spiega di aver letto le carte relative ai processi Berlusconi e la sentenza di appello del tribunale di Milano sul processo Mediaset. "Mi è sembrata molto corretta e chiederò la sua acquisizione in giunta, perché significativa anche ai fini della ineleggibilità del Cavaliere". Il presidente della Giunta, Dario Stefano (Sel), spiega che l’organismo acquisirà gli atti al termine della discussione.
Il senatore di Scelta Civica Benedetto Della Vedova, lasciando più tardi la riunione della Giunta, interrotta per consentire la partecipazione ai lavori dell’aula, conferma la richiesta di Casson e, per quanto riguarda la presentazione di una memoria difensiva da parte di Berlusconi, spiega: "Non sono ancora scaduti i termini, potrebbe arrivare, ma non è ancora stata depositata".

IL M5S HA CHIESTO L’OSCURAMENTO DI MEDIASET
ROMA - Una nuova grana si prospetta all’orizzonte per Silvio Berlusconi. A paventarla è il senatore M5S, Michele Giarrusso, al termine della giunta per le elezioni che ha avviato la discussione sulla ineleggibilità del Cavaliere. "Il Movimento Cinque Stelle si rivolgerà alla Guardia di finanza per accertare in base a quale titolo Silvio Berlusconi ha fatto l’imprenditore della tv in Italia". La questione riguarda le concessioni tv che, a quanto pare, non esistono a nome di Berlusconi. Ma il Pdl respinge l’attacco: il documento richiesto non esiste in quanto non previsto dalla legge (dlgs n.177 Del 2005), che non prevede alcun atto specifico. In serata è arrivata la risposta di Mediaset: "Abbiamo diritto di trasmettere".
M5S: "Se abusivo, va oscurato". Giarrusso spiega che "esponenti del Pdl ci hanno risposto che non ci sono le concessioni tv che riguardano Berlusconi". Ma allora Berlusconi è abusivo? "Difatti. Per questo chiediamo l’intervento della Guardia di finanza", risponde Giarrusso. "E se la Guardia di finanza dice che non ci sono concessioni e, quindi, c’è un soggetto che trasmette senza titoli è giusto che venga sanzionato, anche oscurato", aggiunge Giarrusso.
Ma il Pdl ribatte: "Non conoscete la legge". Il Pdl non ci sta e respinge l’accusa al mittente: "Ma quale oscuramento! Giarrusso parla di cose che non conosce - ha detto Giacomo Caliendo (Pdl), componente della Giunta delle elezioni del Senato -. In Italia la disciplina è sottoposta ad un’autorizzazione generale: non ci sono le ’concessioni’. Dal 2005 la legge consente di trasmettere a tutti quelli che in passato erano titolari di concessione. Quindi, questa cosa di cui parla Giarrusso non esiste. Si tratta di leggi e questioni complesse che non si possono liquidare in 20 minuti. Spero che nelle prossime riunioni ci sia il tempo per spiegare meglio ai colleghi come stanno veramente le cose".
La risposta di Mediaset. Pronta la replica di Mediaset, che in una nota, precisa che l’istituto della "concessione" nel settore televisivo non esiste più dal luglio 2012, data in cui tutto il sistema ha abbandonato la tecnica analogica ed è passato alla tecnica digitale. Le trasmissioni digitali hanno luogo in base ad "autorizzazione generale", spiega Mediaset nella nota, e ai "diritti d’uso" sulle radiofrequenze, secondo la normativa europea che ha vietato il rilascio di titoli individuali - quali le "concessioni" - nel settore delle comunicazioni elettroniche come la tv o le telecomunicazioni. Il gruppo Mediaset possiede sia l’"autorizzazione generale" accordata nel 2008 quale operatore di rete, sia i "diritti d’uso" sulle radiofrequenze rilasciati nel giugno 2012.

LE TENSIONI NEL PD
ROMA - Sale la tensione nel Pd, all’indomani delle polemiche interne al partito sullo stop ai lavori alla Camera richiesto dal Pdl. Settanta senatori democratici firmano un documento per rivendicare la scelta di ieri, accusando il partito di non difenderla: "Basta autogol - denunciano - serve uno scatto d’orgoglio".
Epifani attacca il Pdl. Chiamato in causa, Guglielmo Epifani commenta al Tg3 la lettera dei 70: "Hanno ragione, perchè loro lamentano che tutto lo sforzo che stanno facendo nelle aule del Parlamento per approvare decreti e disegni di legge che migliorano la condizione del paese vengono considerati come se nulla fosse e invece possono essere utili a rendere migliore la condizione di chi drammaticamente vive questa crisi". E poi, aggiunge, "ciò che ieri è successo in Parlamento non è andato come è stato raccontato. Noi abbiamo sventato con forza un tentativo di Aventino parlamentare del centrodestra. Hanno chiesto di fare delle riunioni e le hanno fatte, come sempre nel passato. Oggi il Parlamento ha lavorato a pieno ritmo, noi vogliamo difenderne il ruolo". Definisce "schizofrenico" e "in difficoltà" il Pdl, che "genera instabilità per il governo". E conclude: "Così non si può andare avanti, serve un chiarimento".
Cicchitto: "Epifani esperto di schizofrenia". La risposta del Pdl non tarda ad arrivare, per bocca di Fabrizio Cicchitto: "Il Pdl non deve nessun chiarimento perché ha chiesto un giorno di dibattito dei nuovi gruppi parlamentari di fronte alla situazione drammatica derivante dal violentissimo attacco giudiziario al suo leader". E poi rispedisce al mittente la diagnosi di ’schizofrenia’: "Su una cosa, però, Epifani ha ragione e cioè che se avessimo il dubbio di essere schizofrenici, allora chiedergli una consulenza potrebbe essere utile tenendo conto egli è uno dei massimi esperti in materia visto che svolge così bene il ruolo di segretario del Pd".
Gotor: "No alle strumentalizzazioni". I 70 senatori non manifestano dissenso verso la scelta di chi ieri ha votato a favore della sospensione dei lavori a Montecitorio. Denunciano, piuttosto, la cattiva gestione della vicenda sul piano della comunicazione. Come ha chiarito anche uno dei firmatari, Miguel Gotor: "L’iniziativa è partita da Francesco Russo, che è il senatore più vicino a Enrico Letta che abbiamo a Palazzo Madama (nonché segretario generale di "360", l’associazione di riferimento dei lettiani, ndr). In realtà parlare di spaccatura all’interno dei gruppi parlamentari è una forzatura. La nostra lettera vuole essere una critica alla strumentalizzazione di eventi marginali, fatta da pochi parlamentari che hanno colto l’occasione per criticare il governo". Gotor invita ad analizzare i fatti per quello che sono: "Ieri mattina il Pdl ci ha chiesto di sospendere l’attività parlamentare per tre giorni - continua il parlamentare democratico - Noi abbiamo risposto di no e alla fine lo stop si è ridotto a un pomeriggio, arresto che i pidiellini hanno mascherato dietro la necessità di urgenti riunioni dei gruppi. Tutto questo fa parte della normale dialettica democratica".
La lettera dei 70 senatori. Nel documento i 70 senatori accusano dunque il partito di non sostenere le scelte, spesso difficili, dei suoi parlamentari: "La distanza tra quanto comunicato in queste ore e ciò che davvero è accaduto e sta accadendo nelle aule parlamentari è davvero paradossale", affermano in una nota congiunta i senatori democratici, tra cui Francesco Russo, Valeria Fedeli, Claudio Martini, Rita Ghedini, Giorgio Tonini, Francesco Verducci, Miguel Gotor, Stefano Collina, Paolo Corsini, Vannino Chiti, Camilla Fabbri, Paolo Guerrieri, Stefano Esposito, Giorgio Santini, Angelica Saggese, Giancarlo Sangalli, Francesca Puglisi e Rosanna Filippin.
"Appare in gran parte incomprensibile - scrivono nella lettera- l’occasione che sta perdendo il partito di spiegare e valorizzare le scelte, certo faticose e non facili, dei suoi parlamentari. Siamo concordi nel giudizio critico sugli eventi di ieri, la drammatizzazione di vicende giudiziarie del leader di un partito, il Pdl, con toni e modalità che nessuno di noi ha condiviso. Piacerebbe, però, vedere uno scatto d’orgoglio da parte del Pd e che fossero comunicate meglio le nostre buone ragioni al Paese. A cominciare dalla fatica e dalla responsabilità nel sostenere un Governo chiamato a realizzare riforme a fronte di una crisi gravissima. Sapevamo che non stavamo creando un governo di larghe intese con Merkel o Cameron, ma le condizioni di urgenza cui ci richiamava qualche settimana fa il presidente Napolitano non sono cambiate. E’ demagogico invocare il ritorno alle urne quando tutti sappiamo che il porcellum ci restituirebbe un parlamento altrettanto frammentato e ingovernabile".
"Non sosterremmo un minuto di più questa maggioranza se non pensassimo che possa produrre in tempi certi le scelte di cui il Paese ha bisogno - concludono i senatori - Ma oggi rivendichiamo che questa è la miglior scelta che si possa fare date le circostanze".
La lettera dei 13 deputati. Sullo stesso tema prendono posizione anche 13 deputati democratici vicini a Matteo Renzi in una lettera indirizzata al segretario del Pd, Guglielmo Epifani, e al capogruppo alla Camera, Roberto Speranza. "Di fronte ai veri e propri insulti rivolti da colleghi Pd ad altri deputati del gruppo, crediamo che sia opportuna una valutazione da parte vostra sulla vicenda, per capire se non siano stati superati i confini minimi della correttezza e della decenza", chiedono Michele Anzaldi, Matteo Biffoni, Luigi Bobba, Simona Bonafè, Ernesto Carbone, Filippo Crimì, Marco Donati, David Ermini, Luigi Famiglietti, Edoardo Fanucci, Federico Gelli, Ernesto Magorno, Laura Venittelli.
I deputati in questione fanno riferimento agli epiteti poco onorevoli rivolti da un collega del gruppo parlamentare Pd ad altri deputati democratici che hanno votato a favore. "Si tratta di episodi - aggiungono i 13 deputati Pd - che non esitiamo a definire gravi, poichè legittimano addirittura l’insulto pubblico per chi non si allinea, in presenza peraltro di decisioni poco chiare e discutibili che hanno fatto parlare di cedimento a Silvio Berlusconi. Di fronte all’assenza di smentite, che alimenta un clima di scontro e di assoluta mancanza di rispetto tra colleghi di partito, ci chiediamo se situazioni del genere possano essere accettate in un contesto politico comune".