Olaf Stampf; Gerald Traufetter, Panorama 11/7/2013, 11 luglio 2013
CONTRORDINE: PER LA TERRA NON È IL CASO DI SURRISCALDARSI
[Hans von Storch]
Gli esperti di clima prevedono da tempo un aumento delle temperature di pari passo con le emissioni di gas serra. Tuttavia tale evenienza non si verifica da 15 anni, come suggerisce un articolo pubblicato su Nature Geoscience da ricercatori della Oxford University, guidati da Alexander Otto. In questa intervista il climatologo Hans von Storch spiega come un simile mistero potrebbe indurre gli scienziati a modificare modelli di previsione forse errati.
Dagli inizi del nuovo millennio l’umanità ha emesso altri 400 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in atmosfera, eppure negli ultimi 15 anni le temperature non sono aumentate. Come si spiega?
Finora nessuno è stato in grado di spiegare davvero perché il cambiamento del clima si sia preso una pausa. Eppure, le emissioni di C02 sono aumentate addirittura più rapidamente di quanto temessimo. Negli ultimi 10 avremmo quindi dovuto registrare un incremento della temperatura di 0,25 gradi. In realtà, è stato solo di 0,06 gradi, quasi zero. È un problema scientifico che l’Ipcc, l’Intergovernmental panel on climate change, dovrà affrontare.
I modelli informatici con cui i fisici simulano il clima futuro mostrano la lunga pausa che stiamo sperimentando?
Molto raramente. Presso il mio istituto abbiamo analizzato la frequenza con cui le simulazioni hanno evidenziato una simile stagnazione di 15 anni nel riscaldamento globale. Il risultato? Meno del 2 per cento di tutte le volte. In altri termini, oltre il 98 per cento delle previsioni mostra che livelli di emissioni di CO2 pari a quelli rilevati negli ultimi anni provocano ripetuti aumenti della temperatura.
Per quanto tempo sarà ancora possibile far collimare una simile battuta d’arresto con le previsioni climatiche conosciute?
Se la situazione si manterrà tale, al massimo fra cinque anni dovremo ammettere che c’è qualcosa di sbagliato nei nostri modelli di previsione climatica. Una pausa di 20 anni nel riscaldamento globale non si verifica in uno scenario studiato in base a un unico modello.
Cosa c’è di sbagliato nei modelli?
Le possibili spiegazioni sono due. La prima è che l’entità del riscaldamento globale sia minore delle previsioni perché i gas serra, in particolare l’anidride carbonica, hanno un effetto più contenuto di quanto ipotizzato. Ciò non significa che non esista alcun effetto serra a opera dell’uomo, ma semplicemente che la nostra influenza sugli eventi climatici non è così determinante. L’altra possibilità è che nelle simulazioni si sia sottovalutata l’entità delle naturali fluttuazioni climatiche.
La necessità di rivedere i modelli non è imbarazzante?
E perché? È così che funziona il processo di scoperta scientifica. Nella ricerca non esiste l’ultima parola, anche per quanto riguarda il clima. Non offriamo mai la verità, ma solo la nostra migliore approssimazione della realtà.
Eppure l’Ipcc ha annunciato con un 95 per cento di certezza che gli esseri umani contribuiscono al cambiamento climatico.
Ci sono buoni motivi alla base di tale affermazione. Le cause naturali non erano più sufficienti per spiegare il notevole aumento delle temperature globali tra inizio anni 70 e fine anni 90. Nel 1995 il mio gruppo all’istituto Max Planck di meteorologia di Amburgo ha fornito la prova dell’influenza umana sugli eventi climatici. Naturalmente tale evidenza presupponeva una corretta valutazione dell’entità delle fluttuazioni naturali del clima, Ora può rendersi necessario effettuare degli aggiustamenti.
In quali aree dovete migliorare i modelli?
Fra le altre cose, si è rilevato che gli oceani hanno assorbito più calore di quanto calcolato. A profondità oltre i 700 metri, le temperature sembrano essere aumentate in misura mai registrata in precedenza. L’unica sfortuna è che le nostre simulazioni hanno fallito nel prevedere tale effetto.
Una situazione che non ispira fiducia.
Il più grande errore dei ricercatori climatici è stato dare l’impressione di annunciare la verità definitiva. Non è grave fare errori e correggerli. Lo sbaglio è stato agire come fossimo infallibili. In questo modo abbiamo perso la risorsa più importante di uno scienziato: la fiducia della gente. È accaduto qualcosa del genere con la deforestazione e non se n’è più sentito parlare per molto tempo.
Tutto questo mette in dubbio l’intera teoria del riscaldamento globale?
Non credo. Esistono prove convincenti di un effetto serra di origine umana. I dubbi al riguardo sono minimi. Ma se il riscaldamento globale continuerà a stagnare, le incertezze si rafforzeranno.
Prevedete ancora l’aumento dei livelli del mare?
In linea di principio, sì. Però le nostre simulazioni non sono ancora in grado di mostrare se, e quanto rapidamente, si scioglieranno i ghiacci in Groenlandia e Antartide, un fattore molto significativo nel determinare di quanto saliranno i livelli del mare. Le previsioni dell’Ipcc sono state prudenti e penso sia stato giusto così.
Che valore hanno le previsioni a lungo termine in merito a temperatura e precipitazioni?
Anch’esse presentano difficoltà. Per esempio, per la regione del Mediterraneo i modelli prevedono una maggiore aridità per tutto l’anno. Tuttavia, al momento nei mesi autunnali si registrano maggiori precipitazioni rispetto al passato. Negli anni a venire dovremo osservare da vicino ogni ulteriore sviluppo. Contano anche le nuvole, che possono amplificare o mitigare l’effetto serra. Ma da quando lavoro in questo campo, 30 anni, sono stati fatti scarsi progressi nella simulazione delle nuvole.
Crede ancora che il riscaldamento globale proseguirà?
Sì, le temperature aumenteranno senz’altro di 2 gradi o più entro la fine del secolo. Me lo dice l’istinto, perché non so esattamente come si svilupperanno i livelli di emissione. Certamente i nostri modelli includono un gran numero di supposizioni altamente soggettive. Inoltre la scienza naturale è un processo sociale molto influenzato dallo spirito dei tempi. Il futuro ci riserva molte altre sorprese.
Cosa ci si deve aspettare dai politici, vista l’approssimazione delle predizioni?
Non è importante che le temperature aumentino di 1 o 3 gradi, non è la cifra esatta che conta. A parte le simulazioni, dovremmo essere più prudenti nell’impiego di combustibili fossili. Inoltre gli effetti più seri dei cambiamenti climatici non ci riguarderanno per almeno 30 anni. Abbiamo tempo per prepararci.
Dieci anni fa lei dichiarò: «È necessario tranquillizzare la gente sui cambiamenti climatici», e fu aspramente criticato...
Sono stato accusato di credere che non fosse necessario ridurre le emissioni di gas serra. Non è così. Intendevo solo dire che non è possibile prevenire completamente un ulteriore riscaldamento e quindi sarebbe sensato prepararci all’inevitabile, per esempio costruendo argini più alti per proteggerci dagli oceani. Non sono più l’unico a pensarla in questo modo. Il dibattito climatico non prevede più posizioni diametralmente opposte.
Rispetto al passato, nota una minore tendenza a incolpare il riscaldamento globale di ogni evento climatico grave?
Sì, la mia impressione è che l’argomento clima venga affrontato con meno isteria. Oggi si sottolineano molto di più quelle che possono essere le cause di un’alluvione, come la cementificazione del terreno o la scomparsa delle zone cuscinetto naturali.
Der Spiegel
(traduzione Annita Brindani)