la Repubblica 11/7/2013, 11 luglio 2013
LETTERE
Sono un professore di italiano in una scuola superiore. So che uno dei tratti negativi associati alla mia professione è la pedanteria; ma spesso non di pedanteria si tratta, piuttosto di amore per la precisione e per la chiarezza linguistica. A questa passione per la nostra lingua ho attribuito a posteriori l’irrefrenabile impulso di prendere una matita blu e di correggere l’appello al presidente della Repubblica di Diego Della Valle. Tralascio di segnalare le sconnessioni sintattiche che affliggono quasi tutti i periodi del testo e rendono, ad esempio, quasi del tutto incomprensibile il quarto paragrafo dell’appello – a cosa si riferisce il pronome “lo” nell’ultima riga di quel paragrafo lo ignoro tuttora dopo quattro riletture. Sorvolo sugli arbitri della punteggiatura – ma perché non inserire una virgola dopo la congiunzione e nella prima riga del testo, isolando una subordinata implicita e aiutando il lettore a comprendere meglio lo svolgimento della principale? La consumata matita blu si è spezzata nel terzo paragrafo, su quel “sarebbe necessario che … facciamo e … che lasciamo”, su quell’indicativo al posto del congiuntivo imperfetto in una subordinata dipendente da un verbo di opinione che tante volte ho dovuto segnare, cassare e riformulare nei compitini dei miei alunni del primo anno.
Daniele Ghirlanda
danighi@libero.it