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 2013  luglio 09 Martedì calendario

BOLDRINI PIU’ IN TV CHE IN AULA: AL LAVORO MEZZ’ORA AL GIORNO

La sua elezione a presi­dente della Camera, lo scorso 16 marzo, fu salu­tata soprattutto a sinistra come un elemento di rottura nei con­fronti della vecchia politica. E come un primo passo del Pd sul­la s­trada del dialogo con il MoVimento 5 Stelle travolto dall’in­solito destino di vincitore mora­le delle elezioni appena svolte. A distanza di tre mesi e mezzo da quel giorno il possibile gover­no democratici-grillini è ricor­dato quasi come una barzellet­ta («ti ricordi quando Bersani in­contrò Crimi e Lombardi?») e anche Boldrini è una rottama­trice rottamata. Come i suoi predecessori sullo scranno più al­to di Montecitorio («la casa del­la buona politica», come lei stes­sa disse nel commosso discor­so di insediamento), anche l’ex portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati politici ha il viziet­to dell’assenteismo. Lavora in pratica una mezz’ora al giorno. Forse qualcuno dovrebbe ricor­dare all’elegante signora che questa casa (della buona politi­ca) non è un albergo.
La vicenda l’ha tirata fuori Maria Teresa Meli, giornalista del Corriere della Sera, che in uno degli ultimi numeri di Io Donna ha fatto notare le con­traddizioni della «madonnina della sinistra», così brava a farsi «vedere, con un sorriso e una di­chiarazione a favore di telecamere e microfoni» in ogni luo­go, riempiendosi la bocca di «af­fermazioni politicamente cor­rette»; e così assente nell’aula di cui è numero uno, al punto da suscitare «la curiosità, l’ilari­tà e, in alcuni casi, l’irritazione, di quei deputati che dovrebbe presiedere». Insomma, tanta tv, tanto presenzialismo e poca Camera.
Fin qui la stoccatina, la critica ironica in punta di penna. Ma a fare precipitare le cose c’è la let­tera inviata dal portavoce perso­nale della presidente della Ca­mera, Roberto Natale, a via Sol­ferino. Un tentativo di smentita rivelatosi il più classico degli au­togol, come scandirebbe un te­lecronista d’antan. Nella missi­va il volenteroso Natale rifiuta l’etichetta di «primula rossa» per la sua capa («No, assentei­sta non lo ammetto») e metico­loso snocciola i dati: «Dall’ini­zio della legislatura al 30 giu­gno ci sono state (senza conta­re le riunioni del Parlamento in seduta comune) 42 sedute del­la Camera, per un totale di poco più di 190 ore, e Boldrini ha pre­sieduto per circa 54 ore (più del 28 per cento: dato equivalente a quello dei suoi predecessori nei corrispondenti periodi del­le due legislature precedenti)».
Una zappa sui piedi. Intanto perché a fare due conti si scopre che, avendo presieduto la Camera per 54 ore in 107 giorni, «miss Montecitorio» è stata se­duta su quello scranno appena mezz’ora al giorno, natural­mente tenendo conto anche dei giorni senza seduta. E i due predecessori, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini, oltre a essere il più stantio esempio di vecchia politica (vantano una sessantina di anni di aule parla­mentari in due), e quindi pro­prio ciò a cui programmatica­mente Boldrini non dovrebbe richiamarsi, da presidenti di Montecitorio davano sempre l’impressione di avere di me­gli­o da fare che stare lì dove era­no pagati per stare. In particola­re qualcuno calcolò, mentre in­furi­avano le polemiche sulla ca­sa di Montecarlo, che il cognato di Giancarlo Tulliani nei primi sette mesi del 2010 aveva presie­duto solo 45 ore su 527 totali di sedute. Certo, molto meno del­la media di Boldrini. Ma va det­to che quest’ultima «gonfia» la sua media con l’inevitabile assi­duità delle prime settimane da presidente. A marzo, piena di entusiasmo, non mancò un col­po: 5 sedute su 5. Ad aprile 4 su 6, a maggio 8 su 15 e già a scende­re, fino alle 2 su 6 dell’appena iniziato luglio. Quindi la sua percentuale è fatalmente desti­nata a diminuire. Va anche det­to che attualmente Boldrini di­spone di tre soli vice (Roberto Giachetti e Marina Sereni del Pd e il grillino Luigi Di Maio) es­sendo vacante la poltrona la­sciata libera da Maurizio Lupi del Pdl, entrato nel governo. Quando la pattuglia dei sostitu­ti sarà al completo sarà ancora più facile per lei marcare visita.