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 2013  luglio 10 Mercoledì calendario

SCHMIDT FA SCORTA DI SIGARETTE «PER PAURA DELL’EUROPA» —

Lasciamo Helmut Schmidt fumare in pace quanto vuole. E pensare al futuro, come fanno gli uomini saggi. Temendo che i ministri della salute dell’Unione europea riescano finalmente a vietarle, il novantaquattrenne ex cancelliere avrebbe acquistato duecento stecche delle sue amate sigarette al mentolo. Le accende dappertutto, non se ne separa mai. Qualcuno ha già calcolato se procederà al ritmo di un pacchetto al giorno, ora che ha fatto provvista, il vecchio leone della Spd non rischia di rimanere senza le Reyno almeno fino al suo centesimo compleanno.

Ora ha 38.000 sigarette nel suo armadio. Per qualche strana ragione, infatti, le confezioni vendute in Germania sono da diciannove pezzi. Precisi come sono, i tedeschi hanno anche calcolato che il conto del tabaccaio sarebbe stato di 10.000 euro. A tutti gli appassionati, come peraltro era anche Bettino Craxi, va ricordato comunque che non è proprio indispensabile organizzare le scorte perché la decisione presa a Bruxelles avrà infatti bisogno di tre anni per diventare operativa. Gli esperti ritengono che il mentolo nel tabacco crei maggiore dipendenza, riduca il rigetto della nicotina. Il successore di Willy Brandt è diventato così, suo malgrado, una vittima di quella «frenesia regolamentatrice» dell’Europa, denunciata, forse incautamente, ora anche da un uomo innamorato dei paradossi come Peer Steinbrück, l’annaspante rivale socialdemocratico di Angela Merkel. È stato proprio l’ex ministro delle Finanze del governo di grande coalizione a rivelare infatti il segreto di Schmidt. Lo ha fatto di proposito, perché ha pensato di ravvivare la sua campagna elettorale tutta in salita attaccando l’«intollerabile» mania di regolamentare, «fino al più piccolo dettaglio», che ispira i provvedimenti dell’Ue. A suo giudizio, questa tendenza va bloccata. Uno in più a prendersela, insomma, con quelli che la destra ha sempre chiamato «i burocrati di Bruxelles».

Anche a casa del candidato cancelliere socialdemocratico si fa incetta di qualcosa. Nella fattispecie vengono accumulate in cantina lampadine per un lume francese, partendo dalla convinzione che prima o poi non si troveranno più a causa di qualche editto comunitario. Ma il discorso è serio, almeno nelle intenzioni. Incontrando domenica sera a Karlsruhe un gruppo di esponenti del mondo economico, Steinbrück ha citato le sigarette e le lampadine per attaccare la Commissione europea, «troppo numerosa», che tenta di giustificare la propria esistenza con la presunzione delle competenze. Ancora una bordata contro la squadra di José Luis Barroso, ormai poco amata a Berlino. Soprattutto da quando soffia il vento delle elezioni. E meno si parla di cessioni di sovranità, in questi tempi difficili, e meglio è.

Le parole di Steinbrück non sono state accolte con particolare favore dai suoi possibili alleati di governo. «L’Europa ha altri problemi. La commissione generalmente fa un buon lavoro», ha dichiarato il parlamentare dei Verdi Manuel Sarrazin. Più dialettico il presidente del parlamento europeo Martin Schulz, socialdemocratico, che ha sottolineato di essere favorevole a quella riduzione dei membri della commissione (ora sono uno per ogni Paese) prevista dal Trattato di Lisbona ma bloccata poi dalle resistenze nazionali. Perfino il commissario all’Energia tedesco Günther Oettinger , recentemente protagonista di un’esternazione dai toni catastrofici sulle malattie dell’Europa, si è meravigliato delle critiche del leader Spd, ricordando che le principali decisioni su questi temi sono state prese proprio all’epoca in cui Steinbrück faceva parte del primo governo Merkel.

E Schmidt? L’ex cancelliere si sarà acceso una sigaretta quando gli avranno riferito del discorso di Karlsruhe. Certo, esiste nella sua visione dell’Europa il problema della rilegittimazione delle istituzioni. Ma, nonostante i tanti errori compiuti, il senso del cammino di integrazione e la forza della moneta unica rimangono per lui valori irreversibili. In una recente intervista al quotidiano economico Handelsblatt ha messo in dubbio le capacità di gestione della crisi dell’euro dimostrate da Angela Merkel e non è sembrato particolarmente entusiasta nemmeno per il modo con cui il candidato cancelliere sta affrontando la campagna elettorale. Steinbrück si vanta di usare un linguaggio chiaro. Molti, forse anche il suo vecchio maestro, pensano che parli troppo.
Paolo Lepri