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 2013  luglio 08 Lunedì calendario

NIENTE DISMISSIONI, SI VA VERSO UN ALTRO FLOP

Roma 400, 50, 15, 0. Non è la combina­zione di una cassaforte. Ma le cifre sui presunti incassi dalle dismissioni, so­prattutto immobiliari, che circolano in queste ore. E, purtroppo, l’ultima è la più verosimile.
La prima cifra, 400 miliardi, è il pro­gramma di dismissioni presentato dal Pdl al governo. «Non è nuovo - os­serva Pierpaolo Baretta, sottosegreta­rio all’Economia - Era già stato presen­tato in campagna elettorale. Ma vedo un eccesso di ottimismo - prosegue ­non tanto sul patrimonio quanto sulla vendibilità dello stesso in un momen­to come questo». In qualunque caso, Baretta precisa che sull’argomento non esiste una discussione approfon­dita, «anche se la questione Demanio è all’ordine del giorno, perché il pro­blema del debito dev’essere affronta­to».
La seconda cifra, 50 miliardi, viene da Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera. «Sarebbero una bella botta al debito pubblico», commenta in tv. E aggiun­ge, in merito ai 400 miliardi tratteggia­ti dal Pdl, che prima di fare cifre «è ne­cessario sapere dove sono e quali so­no» gli immobili da cedere sul merca­to. Occorre - osserva - «una lista detta­gliata prima di parlare di finanza. Solo così si diventa credibili».
Il terzo numero, 15 miliardi, lo ha scritto il governo Monti nell’ultimo Documento sull’economia e la finan­za (Def). La previsione era di incassa­re 15 miliardi all’anno (per cinque an­ni) così da ridurre il debito di un punto di pil ogni dodici mesi. In realtà, la so­cietà che dovrebbe - nelle intenzioni del precedente governo - avviare le di­smissioni immobiliari è ancora in fase di avviamento; e non ha ancora avvia­to il momento del rodaggio.
Il quarto e ultimo numero, zero in­cassi, è quello più verosimile. Il gover­no, infatti, difficilmente riuscirà a incamerare risorse dalle cessioni immo­biliari; eccezion fatta per la vendita de­gli alloggi della Difesa. E non è strumentale a fini politici la richiesta che viene da parte di alcuni esponenti del Pdl di una nota di aggiornamento del Def da parte del governo Letta.
Il quadro tendenziale di finanza pubblica tratteggiato nel documento ufficiale è completamente cambiato. L’andamento del pil di quest’anno e del prossimo sarà diverso: quest’an­no la diminuzione dovrebbe essere ben superiore all’1,3%previsto,e vici­na all’1,7-1,8%; mentre nel 2014 diffi­cilmente crescerà dell’1,3%, ma più verosimilmente dello 0,7-0,8%, come dicono Fondo monetario, Ocse, Cen­tro studi Confindustria.
Ma oltre al pil anche altri valori - qua­le, appunto, quello del debito - rischia­no di essere diversi, e quindi di modifi­care il quadro di finanza pubblica. Le mancate privatizzazioni immobiliari non alleggeriranno il peso del debito di un punto, come previsto. Ne conse­gue che quel punto di debito rimarrà e che il ministero dell’Economia dovrà elaborare le nuove stime consideran­do anche un lieve aumento della spe­sa per interessi (nell’ordine di 600 milioni) a causa delle emissioni di titoli pubblici per onorare le mancate di­smissioni.
In alcune componenti del Pdl, infi­ne, c’è il sospetto che lascelta di dirot­tare l’atte­nzione sul tema delle dimis­sioni immobiliari e no possa far accan­tonare il problema delle coperture su Iva e Imu. Con una differenza. Il pro­gramma di dismissioni è oggettiva­mente difficile da realizzare da parte del ministero dell’Economia: la map­patura dei beni cedibili è stato fornito solo dal ministero della Difesa (anche se è difficile trovare acquirenti per le trincee di montagna). Mentre per indi­viduare la cop­ertura sul rinvio della ra­ta Imu e dell’aumento dell’Iva è neces­saria volontà politica.