Antonio Pascale, Il Post 9/7/2013, 9 luglio 2013
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fatti sono un’invenzione recente, non c’erano nemmeno le parole per indicarli. Factum: quello che è stato fatto. Nel 400 d.C. San Girolamo tradusse il Vangelo di Giovanni, 1:14: Verbum caro factum est, E il verbo si fece carne. Factum: da fare, quello che è stato fatto. Non sono un latinista, anzi giusto per rispettare i fatti: per quattro anni sono stato rimandato al liceo. Prendo questa informazione da La stanza intelligente di Weinberger (Codice Edizioni). In alcuni periodi fatto significava fatto disdicevole. Poi è arrivato Bentham e l’utilitarismo. Nel 1819 la Casa dei Comuni britannica discusse un nuovo disegno di legge sugli spazzacamini. I progressisti sostenevano che non fosse giusto far lavorare i ragazzi con meno di 14 anni, mentre i conservatori insistevano che era meglio che i bambini lavorassero «anziché vederli alla prese con imbrogli e furti oggi così comuni tra i maschi di tenera età», come diceva Thomas Denman. Mr. Ommaney era convinto che per i giovani spazzacamini (di otto anni) non ci fosse nessun problema: lui li aveva visti, erano vivaci, allegri e contenti. E Denman rilanciava: a quell’età hanno pure la costituzione fisica perfetta per pulire i camini. I progressisti combatterono le impressioni di Ommaney esibendo delle prove fattuali, e cioè le statistiche mediche che affermavano altro: i giovani spazzacamini esibivano tutti i sintomi della vecchiaia precoce. Erano le statistiche a dirlo: statistiche, dalla radice stat, Stato: un insieme di informazioni di Stato, indipendenti da opinioni e conclusioni personali. [...]