Roberto Perrone, Corriere della Sera 09/07/2013, 9 luglio 2013
ECCO LA MEGLIO GIOVENTU’
Non solo Gianluigi Quinzi, il nostro argentino di Porto San Giorgio che comincia una frase con un forte accento marchigiano e finisce con l’inflessione spagnola. Dietro il trionfatore di Wimbledon junior lo sport italiano continua a lavorare, a produrre, a sbuffare, come una locomotiva a carbone dove spalano in tanti, dagli sconosciuti volontari periferici, fondamentali per l’avviamento dei giovani, alle strutture federali, al Coni. Tutto ha concorso a mantenerci, malgrado gli endemici problemi di impianti e di risorse (acuiti dalla crisi economica), nel G8 dello sport mondiale. Senza dimenticare il contributo e i sacrifici delle famiglie. Ieri, infatti, il presidente del Coni, Giovanni Malagò ha ricevuto al Foro Italico l’intero gruppo Quinzi, Gianluigi, ancora emozionato, papà Luca, mamma Carlotta e il fratellino Gianluca. «Senza il sostegno dei miei genitori, non avrei potuto permettermi un allenatore, crescere e arrivare a questo risultato» ha detto Gianluigi. Come studia un aspirante fenomeno? Quando è andato ad allenarsi dal guru Nick Bollettieri (il tecnico che ha lanciato Agassi e Seles tra gli altri), sua madre lo ha seguito, ha preso un appartamento a Bradenton (Florida) e lo costringeva a studiare ogni pomeriggio. Senza sconti.
Lo sport è sacrificio, economico ma soprattutto esistenziale. Questa generazione di (aspiranti) fenomeni che ruota attorno al campioncino di Wimbledon rinuncia alla febbre del sabato sera, all’ora di sonno in più, alla vacanza con gli amici, allo spritz, spesso a storie d’amore stabili. Chi sono i Quinzi’s boys? Innanzitutto partiamo dal tennis. Tra i maschi segnaliamo Stefano Napolitano, 18 anni, di Biella, figlio di Cosimo, maestro e allenatore, arrivato anche lui in finale a Wimbledon nel doppio in coppia con il francese Enzo Couacaud, ma finendo battuto. Filippo Baldi (17), già semifinalista degli Australian open in singolare, con Matteo Donati (18) si è fermato in semifinale. C’è animazione tra le racchette maschili. E qualcosa si muove anche tra le ragazze che, però, secondo una tradizione italiana si muovono più lentamente e arrivano a maturità più tardi (Francesca Schiavone ha vinto il Roland Garros a quasi 30 anni). Qualche nome nuovo: Nastassja Burnett (21), Camila Giorgi (22) e la più giovane Alice Matteucci (17) di Pescara che poche settimane prima di Wimbledon ha dato gli esami alla sua scuola di lingue.
Professionisti-bambini. Questo pretende lo sport. Però senza rinunciare allo studio. Matteo Rivolta (21) di Arconate, una fenice tatuata sul fianco, due genitori manager, studente di Economia, ha agitato le acque a farfalla, uno stile un po’ ruvido, per noi italiani. È l’unico in cui non abbiamo mai conquistato una medaglia olimpica. Matteo è già famoso. Il nome nuovo delle onde azzurre è Andrea Mitchell D’Arrigo (18) specialità 200 e 400 stile libero, mamma americana, che da piccolo odiava l’acqua e ora, appena ha un momento libero, va a nuotare con i delfini a Discovery Cove in Florida. Fa volontariato, non è fuori dal mondo, caratteristica di tutti questi ragazzi. Cresciuto bilingue, nel 2012 si è trasferito negli Usa alla P.K. Yonge Developmental Research School di Gainesville e ha nuotato con il Gator Swim Club, con il tecnico Gregg Troy, lo stesso di Ryan Lochte, l’erede di Michael Phelps. E negli Stati Uniti (destino di molti di questi campioncini, per via delle strutture e delle possibilità) è finita anche la giovane stella del baseball, Marten Gasparini (16) di Alture, Udine, figlio di un italiano e di una giamaicana, ex atleta. Ha firmato per i Kansas City Royals un contratto da un milione e 300mila dollari all’anno. Giocherà nell’Instructional League, campionato preparatorio riservato ai giocatori più giovani.
Roberta Bruni (19) è una ragazza romana che ha scelto il salto con l’asta ed è una delle promesse della nostra atletica. Nel 2011, a soli 17 anni, ha saltato 4,20 metri, quinta misura italiana di tutti i tempi. E pensare che ha cominciato per caso, grazie a una supplenza del suo allenatore, Riccardo Balloni, come professore di ginnastica nella scuola media di Roberta. Come ci si avvicina allo sport? Spesso per parentela, come Moreno Moser (22), nipote del grande Francesco, appartenente a una famiglia di ciclisti (anche Ignazio Moser, figlio di Francesco è in rampa di lancio): già 16 vittorie e una crisi giovanile quando pensava di mollare perché temeva di trovarsi a 40 anni senza nulla in mano. Moreno Moser è un ciclista particolare, che cita Hegel. Un corridore filosofo. Ci vuole un po’ di riflessione per affrontare certe salite, come quelle che attacca il neoprofessionista Fabio Aru (23 anni) di San Gavino Monreale, uno scalatore che si è affacciato da poco alle grandi corse ma di cui sentiremo parlare.
Qualsiasi sport per un ragazzo ha la sua dose di sacrifici e privazioni. Carlotta Ferlito, «la nuova Vanessa Ferrari», ginnasta catanese (18) ha già un grande avvenire dietro le spalle perché la vita delle ginnaste è quasi monastica come ha raccontato il docu-reality «Ginnaste — Vite parallele», trasmesso da Mtv, con le riprese nel Centro Tecnico Federale di Via Ovada a Milano. Carlotta è stata testimonial della Garnier e sta per pubblicare un libro «Cosa penso mentre volo». Una vita breve, ma intensa.
Cosa pensa Alice Volpi (21) quando ha portato il tricolore alle Universiadi di Kazan? Probabilmente che dovrà onorare, essendo una fiorettista, la grande tradizione del nostro Paese in questa disciplina. Proprio ieri ha conquistato il bronzo. Una giovane atleta destinata a entrare nel Dream Team azzurro. E uno squadrone sta nascendo nel golf, guidato da Matteo Manassero che a soli 20 anni ha rivoluzionato l’idea di precocità: il più giovane vincitore del british Amateur a 16 anni, poi recentemente del BMW Pga Championship a Wentworth, 5° major dell’anno, più giovane di sempre a imporsi. Ma proprio domenica Andrea Pavan (24) ha vinto in Germania nel Challenge Tour (una sorta di serie B). Andrea, romano di origine veneta, ha cominciato a giocare a 6 anni e per due anni (2008-2010) ha studiato all’Università di Texas A&M laureandosi in Economia e Amministrazione. Ha preso il suo tempo, la sua laurea e ora è qui. Non importa quando si arriva, basta farlo. La giovinezza è novità, una condizione dell’anima. Dura quanto vogliamo.
Roberto Perrone