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 2013  luglio 09 Martedì calendario

DA LONDRA AL PARTY DI QUIZI-LAND

Sarà il caso di seguire alla lettera Rudyard Kipling e la sua «If», impressa sopra l’entrata del Centre Court. Sarà il caso di trattare la vittoria di Gianluigi Quinzi a Wimbledon come si tratta un impostore. «Perché c’è ancora tanto da migliorare – frena lui stesso – per arrivare a vincere tra i pro». Il ritorno a casa del diciassettenne marchigiano dopo il successo nel torneo juniores sui prati londinesi, da questo punto di vista, è rassicurante.
A Porto San Giorgio si festeggia, certo, ma con i piedi ben piantati a terra. C’è spazio solo per una cena tra amici in mezzo a tanti palloncini, verdi e blu come i colori di Wimbledon, e per un grande striscione con le immagini del trionfo ai Championships. L’emozione si riflette negli occhi di papà Luca, mai così brillanti. «Ma nemmeno stavolta – dice con la voce insicura di chi ha appena versato qualche lacrima – io e mia moglie Carlotta abbiamo fatto un’eccezione. Mentre tutti erano davanti alla televisione a seguire la finale, noi eravamo a passeggio a Porto Sant’Elpidio».
Squalo Gianluigi torna a casa, la sua San Giorgio come la chiamano qui, nella serata di lunedì, dopo gli impegni istituzionali di rito (col presidente del Coni Giovanni Malagò e con il presidente Fit Angelo Binaghi) e trova il circolo addobbato a festa. «È stata una settimana perfetta – dice col suo solito entusiasmo contagioso – nella quale hanno funzionato risposta e servizio, fondamentali sull’erba. Me lo sentivo questo successo. Ho detto a mamma che stavolta non l’avrei chiamata, perché solitamente la chiamo solo quando perdo». Ci sono tutti, per festeggiare. Anche il suo primo maestro Antonio Di Paolo, che l’ha messo in campo a 3 anni e mezzo. «Avreste dovuto vedere – spiega – quanta gente c’era a seguire la partita con Chung. In prima fila tutti i ragazzini della scuola, quelli che non aspettano altro che Gianluigi torni per fare qualche scambio insieme a lui. Ricordo che non voleva mai uscire dal campo, poi a fine allenamento facevamo un bel tuffo in mare per rinfrescarci». Un ragazzo, il marchigiano, con le caratteristiche del predestinato. «Perché ha una testa fuori dal comune – sottolinea coach Eduardo Medica – e tanto coraggio. Difficile che perda due volte con lo stesso avversario. È uno squalo che quando azzanna non molla più la presa».
«Tra papà e mamma – scherzano al circolo – in due avranno pronunciato 50 parole in una settimana. Finito l’ultimo match sono scoppiati in lacrime». Ora c’è la sua gente che ne scandisce il nome, ci sono tre giorni di relax per ricaricare le batterie. «Gli fa bene tornare tra gli amici e la famiglia – spiega ancora Medica – perché è qui che lui recupera la benzina necessaria per i sacrifici che dovranno arrivare». Che saranno tanti, tantissimi, nessuno si illuda. Intanto, però, con la vittoria di Wimbledon ha chiuso un cerchio. «Quello degli under 18 – conferma Quinzi – perché sono stato numero 1 al mondo e ho vinto uno Slam. Ora c’è da pensare ad altro». Magari con gli occhi a Rafa Nadal, con cui Gianluigi fece una foto al Foro Italico, qualche anno fa. «Ce l’ho ancora in camera, sopra il letto, e ogni sera la guardo prima di andare a dormire, sperando di arrivare un giorno a giocare contro di lui. Rafa è un esempio, non tanto tecnicamente, quanto per come gestisce le partite, per il fatto che non si arrende mai. Io voglio essere così».