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 2013  luglio 09 Martedì calendario

LA CULTURA NELL’ERA DEL RIGORE

L’euforia e l’ottimismo suscitati dall’impegno che Enrico Letta ha preso su twitter riguardo alla Cultura si scontrano subito con la dura realtà dei fatti. Se il maestro Riccardo Muti, durante la lezione su Verdi tenuta ieri sera all’Opera di Roma per duemila studenti delle Università pubbliche e private di Roma e del Lazio, ha detto chiaro e tondo: «I signori del Governo si renderanno conto, una buona volta, che la Cultura può essere per l’Italia economicamente importantissima», il ministro Bray si dichiara ansioso, soprattutto pensando i tempi del suo mandato: «Personalmente ho ansia di progettare, anche se non so se resterò due mesi o di più. Non è facile fare qualcosa con questo tempo breve». Per i beni culturali «sono tantissime le emergenze da fronteggiare» ha poi affermato presentando una mostra al Mart di Trento e Rovereto, «comunque mi batterò ogni giorno per farvi fronte. Il futuro occorre progettarlo. E se poi ci sta una forte dose di utopia è meglio. Stiamo lavorando su un bilancio fatto da governi precedenti, con la spending review che prevede tagli fino al 2014. Bisogna cercare di arginarli e trovare risorse da investire, ne ho parlato con Letta in ogni sede».
C’è chi obietta: «Enrico Letta aveva ufficialmente dichiarato che in caso di altri tagli alla cultura si sarebbe dimesso. Ora ha preso un impegno molto preciso, riferito al testo della nuova legge di stabilità. Tuttavia, come documenta con cura il ministro Bray, i tagli sono persino più pesanti di quanto si supponesse» osservano Vincenzo Vita (Pd) e Giuseppe Giulietti (Articolo 21). «Dimezzamento del tax credit, riduzione del Fondo unico per le spettacolo, ridimensionamento del già modestissimo bilancio del Beni culturali che segna un paradossale -37% rispetto al 2008. Siamo di fronte a una desertificazione vera e propria, alla quale occorre rispondere immediatamente e non solo con un tweet. Attenzione perché questa volta il quadro è davvero drammatico».
IL MAGGIO
Per il Maggio musicale fiorentino, che rischia di non poter pagare gli stipendi di giugno, Bray ha chiesto che venga presentato un piano industriale. E il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, perfeziona: «Aspettiamo che questo piano sia presentato. Esiste un commissario che ha dei compiti precisi. Il ministro, con la presentazione del piano, invita a un sacrificio i lavoratori e le maestranze per la riduzione del costo del lavoro, mentre le banche dovrebbero venire incontro alla situazione debitoria della Fondazione lirica. Bray si è anche impegnato per un’anticipazione del fondo Fus e si aspettano altri provvedimenti nei prossimi giorni».
Il commissario Francesco Bianchi definisce per contro inutile il piano industriale e si chiede se ad agosto il Maggio possa esserci ancora. Ribatte Rossi: «Sono passati pochi giorni dalla riunione che, assieme ai rappresentanti degli enti locali, abbiamo tenuto a Roma con il ministro per cercare di scongiurare l’ipotesi della liquidazione coatta. In quella occasione Bianchi prese l’impegno di presentare al ministro il piano, indicando il 31 luglio come la data entro la quale lo avrebbe portato all’esame di Bray e degli enti interessati. Oggi dichiara che l’unica soluzione è la liquidazione. Tutti - i soci fondatori, le maestranze, i sindacati - stiamo lavorando perché questa eventualità non si concretizzi. Il commissario ha preso davanti al ministro impegni precisi. Se non è in grado di mantenerli ne tragga le conseguenze. Il tempo stringe».
SPRECHI DI RISORSE
Anche il patrimonio archeologico e artistico, en plen air o custodito nei musei, non dà tregua al ministro. Il presidente della regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, gli ha scritto per chiedere la rimozione dei responsabili dei ritardi sulla riapertura del Museo nazionale della Magna Grecia dove attendono di essere ricollocati, dopo i lavori di restauro, i Bronzi di Riace. «Quanto avvenuto in questi anni - sostiene Scopelliti - è qualcosa di assurdo. Ritardi su ritardi, tempo preziosissimo perso e soprattutto somme vertiginosamente aumentate. Ad oggi, è questa la realtà, non solo il museo attende la riapertura, ma i nostri tesori non sono fruibili, in particolare i Bronzi di Riace. Chi, o coloro che hanno causato ritardi e sprechi di risorse, devono pagare».
Infine, di fronte alla provocazione di Sandro Bondi, ex ministro della Cultura, che propone di «sopprimere il Mibac» e togliere alle soprintendenze la gestione di musei e aree archeologiche, Bray replica: «Non è un’idea nuova e non sono d’accordo».