Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 09 Martedì calendario

SANITA’, LE REGOLE: ESCLUSI I TRAPIANTI E LE TERAPIE DI LUNGA DURATA

Oggi solo l’1% della spesa sanitaria della Ue, circa 10 miliardi di euro, riguarda le cure mediche per pazienti che si spostano da uno Paese ad un altro. Un nulla che, entro l’anno, diventerà un business colossale. Un business tra servizi sanitari pubblici. In questo caso il privato non c’entra. La trattativa è da pari a pari.

GLI ULTIMI DETTAGLI
In queste settimane gli ultimi dettagli amministrativi. La direttiva europea prevede che il paziente che vuole andare all’estero non debba chiedere un’autorizzazione per partire. Ma, su questo punto, ci potrebbero essere ancora dei cambiamenti. Dalle cure all’estero vengono esclusi i trapianti d’organo, le cure a lungo termine e le campagne di vaccinazione. «Nel caso in cui si debba chiedere un placet alla Asl - fanno sapere dalla European consumer organization - questa dovrà rispondere in tempi brevi e motivare un eventuale rifiuto. Il rimborso per la prestazione erogata all’estero in base alla direttiva sarà equivalente al costo della stessa prestazione nel Paese di appartenenza». Il trattamento sanitario all’estero non potrà essere rimborsato se non esiste anche nello Stato di residenza.
MENO BUROCRAZIA
Ora, per potersi curare all’estero, bisogna superare un difficile percorso ad ostacoli. Permesso della Regione, ok della Asl. Nel 2010 l’Italia, per mandare i pazienti fuori dei nostri confini, ha sborsato circa 170milioni di euro e dall’estero ne ha incamerati poco più della metà. L’idea portante della direttiva non è quella di «incentivare il turismo della salute», come dicono le associazioni dei consumatori, bensì quella di mettere le diverse strutture in concorrenza. Ma con gli stessi costi. E’ scritto con chiarezza nella legge: l’armonizzazione dei prezzi servirà ad evitare che un Paese si arricchisca e un altro vada a perdere. E per sapere quale reparto a Parigi, come a Madrid o Monaco vanta i migliori risultati per un’operazione o un’altra si dovrà consultare on line il “Contact point” di quel Paese.
LE REGIONI DI FRONTIERA
Le Regioni più vicine alla frontiera, secondo i dirigenti del ministero della Salute, sono quelle che avranno maggiore affluenza. Alcune, in un recente passato, hanno già stipulato degli accordi con mutue e assicurazioni straniere. Un esempio è il Veneto, una delle cosiddette Regioni virtuose per i conti sanitari in pari. Si è candidata a capitale europea di quello che, seppur in modo improprio, si può definire turismo sanitario.
L’assessorato alla Sanità ha istituito un tavolo di lavoro tra sanità e turismo proprio per arrivare a questo obiettivo. Il Veneto, quando lo Schengen della sanità era ancora lontano da venire, ha firmato una convenzione con le casse mutue AOK Rheinland Hamburg e Techniker Krankenkasse tedesche più altre cinque mutue regionali. Un bacino da 16 milioni di tedeschi che possono scegliere il Veneto per le loro cure.