Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 08 Lunedì calendario

PICASSO, L’OPERA TITANICA

Torna in vita, e sul mercato, dopo 35 anni l’opera titanica su Picasso, richiesta da decenni a gran voce dal mondo dell’arte. Si tratta di “Pablo Picasso par Christian Zervos”, meglio noto come ’lo Zervos’, 33 volumi con oltre 16.000 riproduzioni che racchiude la quasi esaustività di dipinti e disegni eseguiti dall’artista fra il 1895 al 1972.
Dal 15 dicembre Sotheby’s metterà in vendita le due nuove edizioni, in francese e in inglese, a una cifra molto ridotta rispetto all’originale, per altro introvabile o inavvicinabile: le cifre all’asta per un set originale completo variano da 45 a 150 mila euro, mentre la nuova edizione costerà 15.300,00 euro, scontata a 11.500,00 per chi la prenoterà prima del 15 dicembre, sul sito http://zervos.sotheby’s.com o scrivendo a info@cahiersdart.fr . Sì, perché con il catalogo rinasce, grazie al collezionista Staffan Ahrenberg, anche la sua casa editrice, Cahiers d’Art, che fu editrice, galleria d’arte e rivista fra le più prestigiose del secolo scorso.

LA STORIA
Fondata da Christian Zervos (nato in Grecia nel 1889), questi, fra il 1926 e il 1960, ne pubblica 97 numeri - oggi in collezione al Pompidou - tutti realizzati in collaborazione con gli artisti e i poeti che in quegli anni trasformarono Parigi nel faro della scena artistica internazionale, da Tristan Tzara, a Paul Eluard, René Char, Ernest Hemingway, Samuel Beckett, Picasso, Matisse, Léger, Ernst, Calder, Marcel Duchamp. Nel 2011 Ahrenberg, figlio di Teto Ahrenberg (1912-89), uno dei maggiori collezionisti di arte moderna del Nord Europa, acquista dai figli della segretaria di Zervos casa editrice, archivi, diritti e la sede storica della galleria, in 14 rue du Dragon, nel cuore di Saint Germain des Prés, per ricreare “il mondo unico di Zervos”. Sceglie per il comitato scientifico fra l’élite dell’arte contemporanea, come Hans Ulrich Obrist e Samuel Keller, fondatore di Art Basel, aprendo nel 2012 con il nuovo primo numero di Cahiers d’Art su Ellsworth Kelly, poi il libro ’Calder by Matter’, con una mostra di Calder aperta fino al 20 luglio.
Soprattutto si lancia in quella che è la rinascita di una leggenda: decide non solo di ripubblicare per intero lo Zervos, ma di pubblicarlo anche in Inglese, aprendo l’opera capitale di Picasso a un secolo in cui il francese non è più la lingua dell’intellighenzia.
LA SCOMMESSA
Collezionisti e università già stanno riservando l’acquisto a Sotheby’s, distributore mondiale dell’opera, una scelta che mostra come questo mecenate d’altri tempi non avesse solo un sogno nel cassetto ma anche una reale comprensione della domanda e dell’offerta, fosse anche una domanda ristretta: «Non mi rivolgo a un milione di persone, ma a chi ama i libri d’arte. Ho scelto Sotheby’s come venditore perché lo Zervos è un caso a se stante: è un’icona, è un’opera d’arte, è di grandi dimensioni, e in questi ultimi decenni ha circolato prevalentemente nelle case d’asta». Investire nella carta, quando i più la danno per spacciata, può stupire solo chi crede che l’unico mercato possibile sia quello di massa: «Le informazioni possono viaggiare su uno schermo piatto, ma chi ama i libri d’arte vorrà sempre la carta». Lo Zervos è unico non solo perché è l’opera più esaustiva sul maestro dell’arte moderna, ma perché fu creata con e da Picasso: fu un lavoro a quattro mani, volume dopo volume, dal 1930 fino alla morte di Zervos, avvenuta nel 1970. «Due mesi dopo, Picasso scrisse una lettera ai responsabili affinché il catalogo proseguisse secondo i criteri di Zervos, e così fu, fino al 1978, anche dopo la morte dell’artista avvenuta nel 1973».

LA RICERCA
Un’opera che i due cominciarono raccogliendo le immagini sia delle opere in possesso dell’artista sia di quelle vendute a partire dal 1895 che riuscirono a rintracciare. Disposte per loro decisone in ordine cronologico, le riproduzioni sono in bianco e nero, anche quelle tardive, perché «tutti gli esperti sono concordi che il bianco e nero sia migliore per Picasso». Lo Zervos è più di un’opera enciclopedica, è il lavoro svolto lungo il corso di tutta una vita da due uomini «uniti dall’ammirazione reciproca e da un’infaticabile attitudine al lavoro tenace». Ed è un indubbio riferimento di mercato: per quanto infatti, afferma con diplomazia Ahrenberg, «non si possa dire che un’opera di Picasso ha meno valore se non si trova sullo Zervos, è vero che la prima cosa che si fa con un’opera è verificare se stia sullo Zervos». Mai come questa volta, vista la posta in gioco, è il caso di dire che gli assenti hanno sempre torto.
Angela Maria Piga