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 2013  luglio 06 Sabato calendario

ARRIVA DALIA LA BIONDA CINTURA NERA DI JUDO L’EUROPA È AVVISATA

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BRUXELLES — «Magnolia d’acciaio», l’hanno soprannominata così. O più banalmente «Signora di ferro», perché nei negoziati politici le accreditano pugno blindato e mascella a squadra. Ma chi ha inventato questi soprannomi non ha scoperto granché. Perché Dalia Grybauskaité, 56 anni, chioma bionda scolpita, occhi color mercurio e giacche color lampone, l’acciaio e il ferro li mostra anche in altre cose: nella vita è cintura nera di judo, ha ribaltato tanti campioni maschietti nella sua carriera. Oggi, la sua palestra la trova nell’Unione Europea, di cui è presidente di turno fino al 31 dicembre, e nella sua Lituania di cui pure è presidente dal 2009: la prima presidente, o presidentessa, in gonnella nella storia del Paese baltico. Anzi — come spiega compitamente un sito Internet tutto in «lumbard» — «a l’è la prima donna a quattà quella carega chì», a occupare quella sedia.

Detta invece in volgare italiano: questa «magnolia» è una delle donne più importanti del continente. E non solo perché è stata insignita dell’«Ordine del Falcone» in Islanda o dell’«Ordine di Vytautas con la Catena d’oro» in Lituania. Nell’Europa di oggi, un’onorificenza non si nega a nessuno, ma poi ti chiedono anche il libretto degli esami. E la signora Grybauskaité non è in fuoricorso. Laurea con lode in economia politica, più master conquistati anche negli Usa, viceministro degli Esteri e poi ministro delle Finanze nel suo Paese, commissario europeo alla Cultura (con Romano Prodi presidente della Commissione) e al Bilancio. Né marito né figli (il suffisso “aité” nei cognomi femminili lituani indica appunto la condizione di nubile) ma senza alcun rimpianto per l’abbraccio totale alla professione. «Lei è dura e dolce a fasi alterne — dice uno sherpa di Bruxelles che più volte se l’è trovata all’altro capo del tavolo in un negoziato — ma estremamente precisa, oltre che preparata. Attenzione: meglio non distrarsi con lei, se in mezzo c’è un protocollo da finalizzare». Ha tagliato spese e raddrizzato bilanci, ma poco tempo fa ha anche detto: «Sono per l’austerità, sì: cominciamo a tagliare i salari dei leder politici...». E, in fondo, la Lituania è oggi il Paese dalla più rapida crescita economica, nell’intera Ue.

Ma come quasi tutti coloro che passeggiano su questa terra, anche la signora Grybauskaité ha avuto due vite differenti. Gliele ha riservate la storia e le spiegano i suoi altri due soprannomi: «Dalia la rossa», «Compagna Dalia». Lei è infatti nata a Vilnius, oggi capitale lituana ma fino al 1991 città dell’Unione Sovietica. E ha iniziato i suoi studi universitari all’allora università Zhdanov di Leningrado (oggi San Pietroburgo): Andrej Zhdanov, l’orco della cultura sovietica sotto Stalin, il persecutore di scrittori e artisti. Tutto ciò vuol dire solo che Dalia è nata e cresciuta nell’acquario comunista e non è colpa sua. Ma durante qualche campagna elettorale, certi maligni hanno insinuato che la sua carriera di studi, prima a Leningrado e poi Mosca, fosse stata agevolata da amici di partito. E ancora nel 2003 a Vilnius, secondo l’opposizione, un programma televisivo che stava per raccontare queste cose è stato cancellato, e la sua troupe licenziata in tronco. Forse è purtroppo vero, forse no: ma con l’abbondanza di indecisi al timone dei governi europei, una come «Magnolia d’acciaio» potrà magari sistemare qualcosa, con la sua cintura nera sotto la giacca color lampone.