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 2013  luglio 08 Lunedì calendario

FACEBOOK SBANDA SULLA CENSURA

Gentile Mark Zuckerberg,
non vorrei urtare la sua suscettibilità e di conseguenza l’umiliante epurazione dal suo club Facebook, invenzione geniale quant’altre mai, ma non le sembra un po’ troppo aver trasformato il suo social network nel tempio della censura perbenista? Avete fatto della vostra misteriosa Sala dell’Algoritmo un ufficio passaporti del politicamente corretto: questo si dice, questo non si dice, questo urta, questo non urta. Ma perché ? La Rete non doveva essere il grande sfogatoio della creatività anarchica, la nuova frontiera della libertà di espressione ? E invece: avete sradicato un editoriale del «Foglio» in cui compariva ironicamente la parola «froci». Zuckerberg, proprio lei, così libertario e post tutto ?
Dice: ma l’algoritmo. Dipende. Perdona ciò che sta nel mainstream, censura ciò che algoritmicamente viene bollato come «reazionario». «Avvenire», il quotidiano dei vescovi italiani, ha svelato che avete censurato l’immagine di una donna che allatta con la scusa del seno scoperto ma avete ritenuto che non violasse regola alcuna un manifesto in cui si dice che «la Vergine Maria avrebbe dovuto abortire». Avete cancellato addirittura la fotografia di una donna incinta nella pagina di un gruppo favorevole alla «fertilità delle coppie», ma difendete come libertà di espressione la pagina, con 250 seguaci, che insulta Jean-Louis Tauran, il cardinale che ha dato l’annuncio dell’elezione di papa Francesco dal balcone di San Pietro. Sa qual è la colpa di quel cardinale? Di parlare in modo buffo, per via del morbo di Parkinson. Una porcheria, no? E allora, signor Zuckerberg, come diavolo funziona questo benedetto (si può dire benedetto?) algoritmo? Sembra quasi un essere umano, questo algoritmo. Anzi un consesso di più esseri umani. Che decidono arbitrariamente ciò che si può dire e cosa no, cosa si può insultare impunemente e cosa invece deve essere messo a tacere.
Si è anche appreso, sempre sul «Foglio» (si può dire «Foglio»?), che è stato sradicato da Facebook l’account di Todd Stames di «Fox News», colpevole di aver scritto: «sono il più politicamente scorretto possibile. Mangio panini di Chick-fil-A, leggo il libro di ricette di Paula Deen, bevo un bicchiere enorme di tè zuccherato mentre ascolto la Gaither Vocal Band che canta "Jesus Saves"». Ma davvero, signor Zuckerberg, non le pare che questo dispotico algoritmo stia un po’ esagerando? Se l’era preso pure con un gruppo di veterani che fece a suo tempo campagna contro (si può dire «contro»?) la rielezione di Obama. Sembra così chirurgicamente perfetta questa linea divisoria tra ciò che si può dire e ciò che l’algoritmo ritiene inammissibile venga detto, da indurre al più bieco complottismo, una delle patologie più cupe del discorso pubblico contemporaneo. È ovvio che non ci sia una centrale censoria e che tutto sia affidato agli algoritmi, ma solleciti l’Algoritmo Capo a un po’ di ragionevolezza. Con ammirazione per il suo genio.
Pierluigi Battista