Chiara Beria Di Argentine, la Stampa 6/7/2013, 6 luglio 2013
LA STILISTA CHE SPOPOLA CON I COSTUMI MINIMAL
«Coppe imbottite, ferretti? Mai. Detestogliartifici e gli orpelli. Oltretutto invece di aiutare enfatizzano ciò che si vorrebbe nascondere. Essere sexy è un’attitudine, non dipende da una misura in più del reggiseno o da una supersgambatura sulle natiche». Laura Urbinati, la stilista romana che con i suoi costumi da bagno minimal chic (nessun logo, nessun lustrino, nessuno spacco sporcaccione) ha conquistato affascinanti donne - da Uma Thurman a Demi Moore, da Laura Morante a Francesca Neri, da Asia Argento a Isabella Ferrari - ti azzera altre pie illusioni. Non solo è ridicolo competere con le giovin ragazze dalle sode tette usando sistemi push-up ma anche credere che il classico costume nero sia snellente. «Errore», bacchetta Urbinati. «Il nero definisce il corpo. Per slanciare è molto meglio un costume bianco».
Futilità, certo, nell’estate della grande crisi. Ma, visto che i soldi scarseggiano, meglio ascoltare i consigli di una esperta. «Prima di comprare un costume da bagno è bene provarlo e riprovarlo», spiega Urbinati. «I miracoli non esistono però anche un millimetro può fare la differenza.Lascollatura sullaschiena,per esempio, non deve essere mai troppo aperta altrimenti dai lati escono i rotoli di ciccia. Le spalline dei bikini devono essere ben distanti per allargare in alto la figura di chi ha un bacino grosso». Interno di un bianco loft, in zona Navigli a Milano, casa e ufficio di lady Urbinati. Mi mostra l’ultimo numero di «Vogue-Spagna»: in copertina con la scritta «Sexy&Simple» c’è la top model polacca Anja Rubik, che indossa un suo semplice bikini bianco. «Non ho uffici stampa, non impresto capi alle celebrity. Ho scoperto, per caso, lo scorso week-end mentre aspettavo un volo all’aeroporto di Madrid che «Vogue» mi aveva dedicato un servizio di 3 pagine. I miei costumi da bagno - prodotti in un laboratorio vicino a Mantova, le stampe le facciamo a Como - sono rigorosamente italiani. Ci tengo a dirlo».
L’insolita storia di Laura Urbinati, la stilista che si è conquistata una nicchia in un mercato ormai dominato da grandi gruppi, inizia negli Anni Settanta a Ostia, allo stabilimento Gambrinus, di proprietà di suo padre, il costruttore e collezionista d’arte moderna Giulio Urbinati. «Avevo 11 anni, dal primo maggio al 30 settembre vivevo in spiaggia. Al Gambrinus veniva tutta Roma da Audrey Hepburn a Walter Chiari, da Giorgio De Chirico a Patty Pravo. Ragazzina ammiravo le più belle della spiaggia: Pilar Crespi, Rosalba Gramazio, Silvia Monti, Stella Pende. Ho pensato a loro quando, anni dopo, quasi per gioco, ho cominciato a disegnare i miei primi straccetti». Laura apre da Gambrinus il suo primo piccolo negozio; è l’ineffabile coppia Roberto D’Agostino-Dario Salvatori a convincerla a partecipare all’Estate romana di Renato Nicolini. «Per modelle avevo 4 amiche; inaugurammo la prima serata. Un vero colpo di fortuna!». Articoli sui giornali, buyers. Ma l’inquieta Laura cambia spiaggia e, anche per amore di un bel surfista, va a vivere in una casa sulle palafitte a Malibu, California. Nel 1989, apre un negozio a Los Angeles a Sunset Plaza, dove vende i suoi costumi made in Italy a star come Nicole Kidman e Diane Keaton. Da Malibu ai Navigli. Dopo un matrimonio finito male Laura, sempre per amore, sbarca a Milano. Rivendica: «Divorzi, separazioni, traslochi, ma non ho mai smesso di lavorare e non ho mai chiesto aiuto a mio padre. Non mi sembrava dignitoso».
Tra un bikini e una delusione d’amore una sera incontra il suo ultimo compagno, il giornalista Peter Gomez, oggi direttore de «ilfattoquotidiano.it» (la coppia ha una figlia, Olga, di 7 anni). E’ Peter a convincerla a ripartire da un minuscolo negozio in piazza Sant’Eustorgio. Mossa azzeccata. Dopo Milano, Laura apre 2 negozi a Roma; ora i suoi bei costumi (prezzi da 120-130 euro) si trovano in posti cult come il club 55 sulla spiaggia di Pampelonne, a Saint Tropez. Out le Olgettine, la testimonial di Laura non a caso è Candela, filiforme moglie del designer Fabio Novembre. Anche al mare è tempo del politically correct!