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 2013  luglio 06 Sabato calendario

LA STRATEGIA A ZIG-ZAG CHE PIACE A MISTER TOD’S E IL SILENZIO DELLA CONSOB

Vuole crescere, dice. Anzi di sicuro crescerà. Anche se per ora non si muove. In altri momenti, con altri protagonisti, una spericolata attività esternatoria su una società quotata come Rcs, specie quando non sostenuta da azioni conseguenti, è stata garanzia di seri problemi con la Consob e in alcuni casi estremi anche con l’autorità giudiziaria. Rivolgersi per informazioni a Stefano Ricucci e, più di recente, ad Alessandro Proto. Ma lo strano caso del Dottor Della Valle e di Mister Tod’s, che nel giro di poche settimane hanno affermato tutto e il contrario di tutto sul gruppo editoriale al centro di un aumento di capitale da 400 milioni, non pare per ora aver sollevato l’interesse dell’autorità di vigilanza sulla Borsa.

Della Valle – o forse a parlare era Mister Tod’s – ha esibito a più riprese la sua ansia di cambiamenti radicali, talvolta con riflessi evidenti sulle quotazioni di Borsa del titolo, senza preoccuparsi troppo della coerenza dei messaggi mandati al mercato. Proprio l’aumento di capitale al quale ha formalizzato ieri la sua adesione, ad esempio, è stato da lui osteggiato in numerose sedi. All’assemblea straordinaria di Rcs convocata per varare l’operazione il suo rappresentante si è incaricato di votare contro il piano. E ancora prima, mentre il cda procedeva nei suoi lavori per l’operazione straordinaria, Mister Tod’s aveva a un certo punto spedito lettere di censura agli organi della società per non aver fatto ricorso a procedure concorsuali e poi era giunto addirittura a minacciare azioni di responsabilità contro gli amministratori.

Anche altre dichiarazioni di Della Valle suscitano più di un dubbio nella city milanese. Ad esempio nella conferenza stampa di giovedì, convocata in tutta fretta dall’imprenditore, sono stati dati, oltre all’annuncio della sottoscrizione pro quota dell’aumento, altri due messaggi precisi. Il primo è che «se il piano funziona sono pronto a prendere tutto l’inoptato e quindi ad arrivare anche a più del 20%». Il secondo è che «auspico che cinque azionisti si mettano al 10 per cento e senza mettersi d’accordo gestiscano l’azienda».

Difficile capire come Della Valle possa aver cambiato radicalmente idea nel giro di pochi giorni: il 27 giugno scorso l’agenzia Reuters e molte altre fonti giornalistiche spiegavano che secondo fonti finanziarie – peraltro mai smentite – l’industriale marchigiano avesse deciso di sottoscrivere la sua quota, ma escludesse una crescita nel capitale. Poi qualcosa deve essere cambiato. Forse, si può ipotizzare, l’annuncio – dato in concomitanza con l’operazione – che la Fiat salirà al 20% del capitale Rcs post-aumento.

Ancora più difficile è pensare che l’idea di unire cinque soci con un 10% ciascuno (che a occhio e croce significa avere il 50% di una società) per gestire la Rcs potrebbe mai passare al vaglio della Consob senza che ne risultassero almeno un patto di consultazione – e si sa come sull’esistenza di un patto in Rcs, dopo aver lasciato quello dove sedeva, Della Valle sia ipercritico – e un palese cambio di controllo, che per inciso farebbe cadere gli accordi sul debito presi con le banche. E incomprensibile resta, comunque, che piani simili – se hanno un minimo di fondatezza – vengano annunciati prima di eseguirli.

Sempre giovedì, per inciso, si è scoperto dalla viva voce di Della Valle che «no, non ho mai detto che l’ad non va bene». Devono dunque essersi sbagliati quegli azionisti di Rcs che hanno sentito nelle scorse settimane le critiche sferzanti sul nuovo amministratore delegato Pietro Scott Jovane e sul piano industriale da lui presentato. Il Dottor Della Valle e Mister Tod’s, insomma, condividono un atteggiamento ondivago che ad altre latitudini avrebbe probabilmente già provocato qualche intervento delle autorità di mercato. Per ora e da noi, invece, la Consob – come si dice in questi casi – «monitora» la situazione. In attesa, forse, di vedere l’effetto che farà la prossima esternazione.