Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 05 Venerdì calendario

INTER D’ORIENTE, COME SE NULLA FOSSE

Mi sembra che si stia prendendo la cessione di una grande società in maniera fin troppo normale. È ovvio che Moratti abbia tutto il diritto di vendere l’Inter, il problema è che una delle tre squadre più importanti del calcio italiano sta finendo nelle mani di un indonesiano, che non sappiamo chi sia, e sui giornali e in tv si preferisce parlare di calciomercato”. Parola di Mario Sconcerti, decano del giornalismo sportivo italiano che mette in discussione tutte le certezze acquisite su quella che è oramai diventata la “trattativa” del calcio italiano: l’imminente passaggio di consegne dell’Inter dalle mani di Massimo Moratti a quelle di Erick Thohir. Un affare da 300-350 milioni, anche se poi il prezzo sarà deciso in base alla percentuale (40% o 60%) che Moratti è disposto a cedere nell’immediato, e un investimento complessivo da almeno 750 milioni da parte del tycoon indonesiano. In effetti dei Moratti sappiamo molto. Del padre Angelo che costruisce a Sarroch la raffineria petrolifera Saras e a Milano l’epopea della Grande Inter di Herrera. Del figlio Massimo che rileva l’Inter nel 1995, e che a parte una Coppa Uefa deve aspettare quasi dieci anni – e uno scandalo di dimensioni di Calciopoli – per aprire un ciclo vincente culminato col triplete di Mourinho.
DEI THOHIR invece conosciamo meno. Si sa che il padre è un self made man che, partito dalla vendita di succhi di frutta, ha creato un impero nel settore automobilistico con Astra International che fattura una decina di miliardi l’anno.
Il figlio, dopo avere studiato negli States, si è dedicato invece ai media e allo sport. Erick Thohir, oggi 43enne, possiede infatti giornali e riviste (Republika, Harian Sin Chew Indonesia, Parents Indonesia, Golf Digest e A+), radio (Gen 98.7 FM, Prambors FM, Delta FM, e FeMale), televisioni (JakTV) e quote nelle franchigie americane dei Philadelphia 76ers (basket) e dei Washington DC United (calcio).
E per rendere perfetto l’incontro tra media e sport, gestisce i diritti televisivi dei maggiori eventi sportivi per l’Indonesia, che con 240 milioni di abitanti è il quarto Stato più popoloso al mondo. Presidente della federbasket del suo paese, con il socio d’affari malese Tony Fernandes (Caterham in Formula Uno e Queens Park Rangers nel calcio inglese) ha creato la Asian Basketball League: la risposta asiatica alla Nba. E se a Washington si fa vedere spesso, immortalato anche con la maglia della squadra, in Italia non è ancora comparso, nemmeno a trattare con la controparte. Anche se qualche giorno fa Moratti ha detto: “Presto lo incontrerò”.
Di sicuro Thohir non sembra l’ennesimo Al-Qaddumi, lo pseudo sceicco giordano che viveva in un condominio popolare alla periferia di Perugia e che per qualche settimana sembrava volesse comprare la AS Roma. I suoi investimenti sono solidi, e a differenza di Al-Qaddumi i soldi non gli mancano di certo. Anche se, secondo Sconcerti, non sono un requisito fondamentale. Anzi: “Io non so se sia un bene o un male questa cessione – spiega l’editorialista del Corriere della Sera – Dico però che l’Inter dal dopoguerra in poi ha vinto praticamente solo grazie ai Moratti, e mi sembra strano che la gente accetti con tranquillità e con golosità l’arrivo di una proprietà straniera. Dispiace che quasi sembri un vantaggio che arriva qualcuno coi soldi e basta. E non ci si renda invece minimamente conto di quello che vuol dire, per l’Inter e per il calcio”.
Ma probabilmente i tempi sono cambiati, e il connubio nerazzurro tra pallone e petrolio che ha segnato il dopoguerra calcistico è destinato a sciogliersi. Il capitalismo familiare italiano è in crisi, e il giocattolo del padrone che una volta apriva le porte dei salotti buoni, e allo stesso tempo permetteva di manipolare il desiderio delle masse dei lavoratori, oggi si è trasformato in un business in cui servono capacità di competere sul mercato globale. E all’Inter, ultimamente, non sempre è stato così. In totale si stima che Massimo Moratti nella società nerazzurra abbia investito oltre 1,2 miliardi di euro, spesi nei suoi 18 anni di presidenza anche per ripianare bilanci sempre in rosso, a causa di acquisti di campioni come Djorkaeff, Ronaldo, Vieri e Ibrahimovic, ma anche di clamorosi bidoni come Sorondo, Vampeta, Gresko e Quaresma. Nel 2012, l’Inter ha chiuso i bilanci con un passivo vicino ai 77 milioni, e il 2013 dovrebbe assestarsi su un meno 50. Inoltre il debito con le banche al 2012 ammonta a circa 88 milioni (+ 25% rispetto all’anno precedente).
UNA SITUAZIONE non più sostenibile. Per questo dall’agosto 2012 Moratti ha dato mandato esplorativo alla banca d’affari Lazard di cercare compratori. Svaniti all’orizzonte i cinesi di China Railway Construction Corporation, interessati al-l’acquisto del 15% della società con l’obiettivo di costruire lo stadio di proprietà, da corso Vittorio Emanuele hanno continuato a guardarsi intorno.
Finché a primavera attraverso Inner Circle Sport, una società di mediatori finanziari che ha curato il passaggio di proprietà di diverse squadre della Premier League e il tentato acquisto della Roma da parte di Soros, ecco che dall’Indonesia si è fatto avanti Erick Thohir. E anche se per adesso potrebbe sembrare un mistero esotico, presto impareremo a conoscerlo.