Tonia Mastrobuoni, la Stampa 6/7/2013, 6 luglio 2013
I DERIVATI? FIRMATI SENZA SAPERE L’INGLESE
Sapeva a sufficienza il francese per ordinare lauti pranzi offerti dalle banche nei ristoranti più costosi di Bruxelles e Parigi come il Sea Grill e l’Hotel Crillon, ma non abbastanza l’inglese per capire i contratti che quelle stesse banche gli sottoponevano un minuto dopo e che lo impegnavano in complicate operazioni finanziarie. Lui, però, in rappresentanza della Regione Piemonte e su vicende che riguardavano cifre gigantesche, quei contratti li firmava lo stesso.
È questa l’incredibile piega che sta prendendo la vicenda dei derivati sottoscritti nel 2006 dalla giunta Bresso per accantonare periodicamente le somme necessarie ai rimborsi e per proteggersi dalle dinamiche dei tassi legati a un bond da 1,85 miliardi di euro. Una disavventura che sta contrapponendo in tribunale la Regione, che si sente aggirata, e le banche coinvolte nell’operazione, Dexia Crediop e Intesa Sanpaolo, che reclamano le somme dovute.
Il fatto è che l’attuale giunta Cota ha smesso di pagare le rate da gennaio 2012. E che la Regione ha perso molti soldi con quei derivati. La novità esilarante, dunque, è che da un documento degli avvocati reso noto ieri da Bloomberg emerge che la linea difensiva è che il capo della Finanza della giunta Bresso parlasse «un inglese limitato», per cui «non ci si poteva attendere che leggesse e capisse i complessi accordi che stava firmando».
L’attuale assessore al Bilancio, Gilberto Pichetto Fratin, conferma: «I nostri avvocati hanno citato una serie di motivazioni che hanno determinato l’autotutela». Tra cui il fatto che il capo della finanza - un settore, fra l’altro, dove non sarebbe male parlare l’inglese - fosse male in arnese con l’idioma di Shakespeare. Ma l’assessore aggiunge che «la settimana scorsa su un contratto identico a questo c’è stata una transazione con Merril Lynch: ci auguriamo che anche con Intesa Sanpaolo e Dexia Crediop si possa arrivare a un punto di equilibrio».