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 2013  luglio 05 Venerdì calendario

IN EGITTO PUGNO DI FERRO SUGLI ISLAMICI

IL CAIRO. Dal nostro inviato
L’Egitto ha un nuovo presidente, sia pure a tempo determinato. Ma lo strano colpo di Stato a furor di popolo affronta oggi la sua prima giornata pericolosa. L’altro popolo, quello dei Fratelli musulmani decapitati della loro leadership ora agli arresti, ha proclamato una "giornata della collera". È oggi, venerdì, giorno del raduno attorno alle moschee per la preghiera e la politica.
Mohamed Morsi, il presidente eletto ed esautorato, è agli arresti domiciliari, forse scontati dentro il ministero della Difesa. Mohammed Badie, la guida spirituale dei Fratelli musulmani, sarebbe stato arrestato a Marsa Matrouh insieme ad altri capi del movimento e a Sahad Katatmi, il leader di Libertà e giustizia, il partito della fratellanza. In generale sarebbero una trentina i vertici arrestati.
Le accuse non sono chiare, le voci sulle ragioni degli arresti sono di ogni tipo: dall’aver fomentato le violenze all’organizzazione di atti terroristici, a ragioni preventive. L’unica accusa virgolettata, riferita a Morsi, è «aver fallito nel realizzare le richieste del popolo». Un errore politico più che un crimine punibile con l’arresto.
Chiunque parli fra i rappresentanti e i sostenitori del golpe sottolinea l’inclusività politica del nuovo Egitto: tutti parteciperanno, anche i Fratelli musulmani. Quel che sembra prevalere, invece, è la tradizionale tendenza repressiva e giustizialista di ogni potere egiziano.
L’idea di Egitto che ha dato Adly Mansour, capo della Corte costituzionale diventato presidente a interim, è molto diversa. Dopo aver giurato davanti ai colleghi in una sala senza divise militari sul palco né fra il pubblico, Mansour ha ricordato che il nuovo Paese «adora Dio, non un presidente»: l’Egitto, cioè, è politicamente un Paese laico, individualmente molto religioso. Organizzare al più presto nuove elezioni, insiste Mansour, «è l’unico modo per andare avanti». Un segnale ai governi occidentali che hanno mostrato un diplomatico equilibrio fra preoccupazione, tolleranza e comprensione delle ragioni ambientali del golpe. Solo un Parlamento e un nuovo presidente eletti possono fugare le incertezze. Entro sabato dovrebbe essere nominato anche un primo ministro che costituirà un governo. Il candidato numero uno è Mohamed el-Baradei, ex capo dell’Agenzia atomica Onu e Nobel per la Pace. Ma el-Baradei, nel suo stile, avrebbe qualche incertezza nel guidare un esecutivo nato da un golpe militare.
«Non intendiamo collaborare con gli usurpatori», scrive sul sito dei Fratelli musulmani Abdel Rahman al-Barr, uno dei pochi a piede libero. Oggi, dopo la preghiera di mezzogiorno, inizierà in tutto l’Egitto una «giornata della collera». Forse è per questo che è stato arrestato il vertice della fratellanza. Lasciando la base molto arrabbiata senza la sua testa, potrebbe non essere una buona idea.
Ieri mattina e ieri pomeriggio piazza Tahrir che lentamente si riempiva di nuovo, è stata sorvolata da ogni genere di velivolo. L’equivalente locale delle Frecce Tricolori, elicotteri da trasporto, elicotteri da combattimento venuti a volo radente dal Nilo. Tripudio di tricolori egiziani. La cosa più difficile da trovare ieri al Cairo era qualcuno che ammettesse di aver votato per la fratellanza. Sembra tutto troppo facile in questo strano golpe.