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 2013  luglio 05 Venerdì calendario

PSICOTICI, RISSOSI E PUZZONI I GOSSIP SUI GRANDI DELL’ARTE

Forse abbiamo trovato finalmente l’erede del Vasari, il più gos­sipparo e malelingua tra gli storici dell’arte di tutti i tempi. È una signora america­na di mezza età, Elisabeth Lun­day, che vive a Forth Worth in Texas, appassionata, oltre che di pittura, di architettura e mu­sica, se è vero che il secondo vo­lume sui retroscena della crea­tività è dedicato ai grandi com­positori. Per ora, in Italia, dob­biamo “ accontentarci”delle Vi­te segrete dei grandi artisti, ap­pena tradotto da Electa (euro 19,90), quasi 300 pagine di petteg­olezzi su una tipologia uma­na peraltro già strana in parten­za. La Lunday sembra confer­mare lo stereotipo popolare di artista genio e sregolatezza, es­sere lunatico e talora ai limiti della follia, attraverso un per­corso che parte da molto lonta­no, addirittura dal quattrocen­to con Jan Van Eyck e arriva (quasi) ai nostri giorni con An­dy Warhol, evitando però di af­frontare la contemporaneità che di psicopatologie, se non di stranezze, è comunque ricca. Rispetto al suo illustre prede­cessore aretino, il Vasari appunto, Lunday ha a disposizio­ne un otti­mo compli­ce, l’illustra­tore Mario Zucca che, con taglio fu­mettistico, aiu­ta la scrittura bril­lante e scanzona­ta tratteggiando un bel po’ di casi umani, dal Rinasci­mento alla Pop Art.
Sandro Botticelli, a esempio, era meglio non averlo come vicino di casa: infastidito dai ru­mori di un condomino che lo distraevano dalla pit­tura, minacciò di far rotola­re un masso sul tetto della sua casa a scopo biecamente dimostrativo. Niente in confronto a Leonardo, accusato pubblicamente di sodomia, che in epo­ca medicea era un reato piutto­sto grave. Visti i suoi ottimi rap­porti con i signori di Firenze, il genio se la cavò con un sempli­ce ammonimento, ma non per questo il “vizio” gli passò del tutto. Michelangelo era un vecchio rom­pipalle, insopportabile per il papa e gli altri committenti che facevano a gara a scaricarselo, piuttosto che aver a che fare con lui. Puzzava come un caprone devastando le narici dei poveri assistenti e forse per questo praticava astinenza e ca­stità: pare addirittura che non volesse vedere donne nude. Quanto al Caravaggio, è noto, il suo curriculum è degno di un casellario giudiziario tra rube­rie, duelli e risse. Il difetto più intollerabile era la necrofilia: davvero il più grande pittore ba­ro­cco italiano si serviva di cada­veri per il realismo dei suoi di­pinti, costringendo i modelli a posare con corpi appena estrat­ti dalla fossa.
Se Goya era un paranoico in­seguito dai suoi fantasmi e Dan­te Gabriele Rossetti credeva nel primato del (proprio) pe­ne, un periodo molto fecondo di stranezze è quello che si sno­da tra Impressionismo e Post. Tralasciando l’arci­noto caso Van Go­gh, che non solo eb­be­l’ardire di tagliar­si un orecchio ma nei periodi “miglio­ri” mangiava i colo­ri direttamente dal tubetto, Manet sfi­dò a duello un criti­co per via di una re­censione negativa; Degas detestava le donne scollacciate se avanti con l’età e non glielo manda­va a dire; Cézanne era un alienato ubriacone e depres­so - passò alla storia la sua espressione, non proprio incoraggiante, «l’esprit m’emmerde» - e in quanto a Monet non faceva differen­za t­ra duchesse e ca­meriere in quanto ad andare a letto con le une e le altre.
Klimt aveva pau­ra dei treni e si per­deva nelle stazioni, Munch (non avreb­be potuto essere al­trimenti) detestava l’intero genere uma­no e si nascondeva da tutti. Matisse, invece, un discreto burlone, visto che ogni tanto bersagliava i passanti dal­la finestra con una cerbottana. Di Picasso, oltre all’os­sessione per le don­ne, si ricorda il disordine e la sporci­zia in cui lavorava, topi compre­si. Uno dei peggiori era però il realista americano Edward Hopper, che quando beveva non capiva più niente e picchia­va la moglie Josephine: pare che il motivo più frequente dei litigi (botte da orbi) fosse su chi dovesse guidare la macchina per tornare a casa. Un bravo cri­sto era invece Marc Chagall, che nonostante le tragedie del­la guerra e dell’olocausto, si preoccupava se in America ci fossero abbastanza muc­che da dipingere.
In questa storia segreta del­l’arte sono appena due le donne e belle strane pure loro: Ge­orgia O’Keefe che dipingeva nuda e Frida Kahlo, un mito per le femministe, che ebbe una passione travolgente per Trotsky eppure faceva il bagno al vecchio marito Diego Rive­ra, un ciccione di oltre 130 chi­li.
L’“irascibile” Pollock era un ubriacone professionista, mentre il re degli illustratori Escher ebbe l’ardire di mandare a quel paese niente di meno che Mick Jagger. In quanto alle superstar Dalì e Warhol, le loro prin­cip­ali manie stavano nel riusci­re ad apparire più fighi degli al­tri nella nascente era dei me­dia.