Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 07 Domenica calendario

ANAIS GINORI

PARIGI
Sulla linea 1 le comitive di turisti si fermano solo pochi minuti, li vedi scendere all’Hotel de Ville, Louvre, Concorde, Champs-Elysées, mentre gli uomini in giacca e cravatta restano in piedi, silenziosi, fino al quartiere di uffici della Défense. La linea preferita dagli artisti è la 9, si riempie tra Bastille e Montreuil, nuovo ritrovo bohème. È qui che spesso si può incrociare un sorriso, uno sguardo malizioso. Sulla 2, vicino Barbès, vedi salire donne africane con strani turbanti in testa e neonati attaccati alla schiena dentro a colorati batik. Il percorso più scenografico è quello della linea 6, che attraversa la città da est a ovest, passa in superficie, offrendo scorci verso la Senna, la Tour Eiffel. Se non fosse per le orchestrine con amplificatori gracchianti, si potrebbe persino immaginare, per un attimo, di essere all’inizio del Novecento. Il percorso è rimasto quasi identico a quello costruito per l’Esposizione Universale, quando Parigi inventò quell’idea di Modernità di cui tanti sono ancora nostalgici.
È più di un secolo che i parigini stipano le loro vite dentro ai vagoni della metropolitana, fuggendo dalla malinconia di tragitti sempre uguali oppure inseguendo follemente i propri sogni come Eugène de
Rastignac, l’eroe di Balzac, che sfidava il destino: “À nous deux Paris!”. Mendicanti cenciosi e signorine griffate si ritrovano per un momento accanto nel viaggio lungo i binari che vanno dal cuore della capitale fino alle banlieue, in un reticolo di linee che bisogna imparare a memorizzare se si spera di far parte di questa città inafferrabile.
Diceva il regista Fritz Lang: “Per chi vuole fare cinema, basta prendere il metrò”. Non esiste un altro luogo così concentrato di volti, storie, emozioni, ed è quello che rende unico il sito “De lignes en ligne” che attraverso i disegni racconta una commedia umana in continuo movimento. «Ho iniziato a disegnare per uccidere la noia dell’attesa». Il quarantenne Nicolas Barberon lavora in una casa editrice di fumetti. Il suo passatempo, fare bozzetti di viaggiatori e atmosfere nella metropolitana, è diventato prima un blog e poi un sito di aggregazione di instantanee del sottosuolo parigino. Sono tutti
croqueurs,
nome con cui si chiamano i bozzettisti di strada o che lavorano in situazione, con un gioco di parole sul verbo
croquer,
mordere: attraverso questi schizzi è la realtà che si tenta di catturare. Dal 2009, quando è stato creato, “De lignes en ligne” ha raccolto più di tremila disegni di una novantina di autori «da 20 a 70 anni», spiega Barberon, con una prevalenza di uomini. Alcuni sono collaboratori fissi, altri occasionali. Almeno un terzo lo fa per diletto, nel tempo libero, andando all’università o in ufficio. I disegnatori partecipano a titolo gratuito, anche se i bozzetti so-
no talvolta esposti e venduti in gallerie della capitale.
Viene da pensare che solo Parigi riesca ancora a custodire piccole iniziative così poetiche, secondo un inossidabile cliché. E invece i
croqueurs
sono anche in altre metropoli, tanto che da poche settimane “De lignes en ligne” è diventato bilingue, anche in inglese, e ospita bozzetti degli altrettanto celebri metrò di New York, Londra, Milano, Pechino, Montreal. L’ideatore del sito opera una scelta in base all’originalità dei soggetti rappresentati, ma anche nell’inquadratura, nella tecnica, nella storia che racconta. «Il rischio, alla lunga, è ripetersi». Barberon vuole evitare una galleria infinita di persone sedute, immobili, senza espressioni. La regola per tutti i partecipanti è buttare giù uno schizzo senza ritoccarlo dopo, magari a casa. Occorre dunque imparare a fare instantanee, nella calca, in condizioni precarie, tra frenate e smottamenti. La scomodità e la brevità del gesto creativo fanno parte del fascino di questi schizzi, così come i pittori impressionisti avevano immaginato di dipingere en plein air.
Ogni disegnatore ha le sue manie. Chi usa in velocità matite, pennarelli, e chi preferisce andare più lento con acquarelli o china. Luc Grateau, 52 anni, fa dei ritratti in miniatura: come supporto usa i biglietti del metrò, che nasconde in una scatola di trucco. Non tutti i viaggiatori amano essere osservati oppure scoprire che stanno servendo da inconsapevoli modelli. «Meglio essere prudenti, nascondersi in
qualche modo», spiega Barberon che una volta ha scoperto, mentre stava seduto in un vagone, di essere lui stesso scrutato, al centro del disegno di un altro bozzettista. Ovviamente lo sconosciuto ritrattista è diventato poi un amico e un contributore del sito. I bozzetti sono catalogati per linee nella convinzione che ogni percorso, a seconda del quartiere che attraversa, racchiuda in sé un mondo, sia la plastica rappresentazione della discontinuità della vita urbana in superficie. Barberon dice, con qualche ambizione, che si tratta di fare “metroscopia” della città. Andare sempre più nel dettaglio, scavare nelle atmosfere sospese che solo la metropolitana sa restituire. È qui che si anticipano le tendenze e i drammi della società. Negli ultimi anni, con la crisi, sembra che siano aumentati i suicidi. Anche se non esistono dati ufficiali, nelle principali stazioni della linea 1 hanno issato delle pareti di vetro che impediscono di andare sui binari. Una volta i vagoni del metrò di Parigi erano considerati come la più grande sala di lettura del paese. Ora è sempre più difficile trovare persone con in mano un giornale, un libro, ma in compenso è arrivata la musica, con i gruppi che chiedono soldi, e tanti viaggiatori occupati ad ascoltare altro, nelle loro cuffiette. Quel che non cambia, e anzi pare venga facilitato dalle tecnologie, è la metropolitana come luogo di innamoramenti e fugaci incontri, perché al
coup de foudre
nessuno ha ancora smesso di credere.