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 2013  luglio 07 Domenica calendario

L’uccisione di un sacerdote copto nel Sinai ha richiamato l’attenzione sulla comunità cristiana egiziana

L’uccisione di un sacerdote copto nel Sinai ha richiamato l’attenzione sulla comunità cristiana egiziana. I copti, la Chiesa storica d’Egitto, sono oggi circa 10 milioni e rappresentano la comunità cristiana più importante del mondo islamico. La storia egiziana è segnata dalle fortune altalenanti dei copti. Anche dopo l’invasione araba musulmana nel VII secolo l’Egitto rimase per molti secoli un Paese a maggioranza cristiana. E all’ingresso dell’età contemporanea ad inizio XIX secolo, quando il sovrano Muhammad Ali abolì il testatico dovuto dai non musulmani, i cristiani erano non meno del 20 per cento della popolazione egiziana. Come per tutte le minoranze non musulmane la successiva presenza straniera e coloniale fu un periodo di grande prosperità, ma anche quello che seminò i germi delle future ostilità musulmane. Fu con Nasser, a metà del XX secolo, che le cose cominciarono a peggiorare. Le nazionalizzazioni toccarono i loro ingenti patrimoni mentre le restrizioni alla costruzione di nuove chiese e disagi di vario tipo cominciarono a spingere i copti all’emigrazione, soprattutto in America e Australia. I processi di re-islamizzazione partiti negli anni 70 hanno fatto il resto. Il trionfare di tematiche islamiche ha visto accrescersi l’isolamento cristiano. Isolamento politico, in primis, ma poi anche in quei rapporti sociali che erano sempre stati di sostanziale condivisione. Negli ultimi decenni non sono mancati terreni di scontro soprattutto nelle regioni dell’Alto Egitto, dove la presenza cristiana è più significativa, oppure al Cairo dove accanto a certi pregiudizi musulmani convive la sensazione copta di una crescente discriminazione. Sono anni, questi, che hanno visto attentati ai luoghi di culto, come quello ad Alessandria nel Capodanno 2011, oltre alla mano pesante della repressione poliziesca, 25 i morti in una manifestazione del 9 ottobre 2011. Dall’altro lato le diffidenze musulmane sono accresciute da vicende come quella del film su Maometto, finanziato da copti emigrati negli Stati Uniti, e dalla sensazione che dietro il colpo di Stato militare vi sia anche la loro mano. A tutto ciò va ad aggiungersi anche l’odio dei salafiti, avversi a tutti i musulmani non sunniti, e quindi anche ai cristiani, che prelude a un probabile ulteriore peggioramento delle condizioni dei copti egiziani e ad un loro maggiore isolamento politico e sociale. Con conseguenze facilmente immaginabili: una nuova spinta all’emigrazione e una continua, e inesorabile, erosione dei cristiani in Egitto.